SALTO IN ALTO - 33 centimetri in 88 anni



(nella foto, Pietro Podda in azione: fu il primo a sacavalcare l'asticella posta a 2,00 metri. In basso a colori, gli ultimi cinque primatisti ritratti oggi. Nell'ordine: Pietro Podda, Emanuele Pirisi, Andrea Meloni, Ivan Spini, Eugenio Meloni)

Inizia il 14 gennaio del 1924 la nostra camminata attraverso le tappe del salto in alto in Sardegna. Nella sede dell’Arborea, in via Lanusei, in una pedana improvvisata ma con tanto di giuria per rendere ufficiale e omologabile la prova, Graziano Corona supera l’asticella 1,83 metri  facendo suo il record italiano della specialità. Un record che in campo nazionale durerà solo due anni mentre in Sardegna ci vorranno ben 16 anni prima che venga superato. Sarà il sassarese Pinuccio Dettori, della Gil, a valicare la misura di 1,85 a Firenze e l’anno successivo a portarla a 1,86 a Sassari. Poi trascorrono altri 17 anni (è chiaro sin d’ora che quelli dell’alto saranno record destinati ad essere piuttosto longevi) prima che Varrucciu (Torres) porti l’asticella a 1,88. Siamo al 1958 e quello stesso anno Claudio Velluti (Ferrini) migliora il primato di 4 centimetri valicando il primo muro storico, quello dell’1,90. Lo stesso Velluti, nel mentre passato all’Amsicora, sempre quell’anno  arriva a quota 1,94 a Cagliari per salire di un solo centimetro nel 1964 a Sassari. L’1,95 rimane immutato per altri 11 anni, eguagliato però nel 1974 dall’oristanese Luperi (Tharros).

Tre soli centimetri e un anno trascorsero, ma fu un passaggio epocale, quando Angelo Defraia, ex velocista di chiara fama e allora insegnante di educazione fisica nella palestra dell’Istituto Tecnico “Fermi” di Iglesias cominciò a lavorare su un gruppo di suoi studenti e altri ragazzotti del capoluogo minerario che in seno all’Esperia si appropriarono del salto in alto isolano. Fu Pietro Podda, ventenne di Domusnovas, che il 23 ottobre del 1975 raccolse il primato di Velluti e Luperi, che fino ad allora avevano utilizzato la tecnica di scavalcamnento ventrale, l'Horine, dal nome di George Horine che per primo la utilizzò. Podda, invece, così come gli altri saltatori in alto di quegli anni adottavano il nuovo scavalcamento dorsale che lo statunitense Dick Fosbury aveva introdotto alle Olimpiadi di Città del Messico nel 1968, vincendole e portando il record del mondo a 2,24. Una tecnica veramente innovativa che in pochi anni permise ai saltatori isolani di andare quasi tutti oltre il vecchio primato regionale.


Per il vero salto di qualità in Sardegna bisognò però attendere il 5 aprile del 1976 quando Podda, nella pedana in rubkor (altra innovazione di quei tempi: le piste in materiale sintetico, capaci di restituire almeno in parte la spinta, che sostituirono quelle in terra battuta, che la spinta invece l'assorbivano) del campo Coni di viale Diaz a Cagliari, valicò finalmente l’asticella a 2,00 metri e praticamente quattro anni esatti più tardi (il 18 aprile del 1980) a 2,03. Intanto, nella stessa palestra della scuola iglesiente cresceva Emanuele Pirisi, anche lui di Domusnovas, che divideva il suo tempo sportivo tra pallavolo e atletica, quattro anni in meno del suo compaesano Podda, e che prese il testimone fissando il primato a 2,09 il 14 ottobre del 1979 (nello stesso anno 2,10 indoor). Poi entrarono in scena il capellone Andrea Meloni  e Gianni Lai, il primo atleta, il secondo primatista sardo dei 100 metri e saltatore in lungo per diletto e da qualche anno allenatore. Il 27 giugno dell’84 Meloni, sempre del nucleo dell’Esperia, era già arrivato a quota 2,12, due anni più tardi 2,13, fino a salire l’11 maggio del 1987 a Cagliari 2,15. Si tratterebbe fin qui e oltre di un discorso privato riguardante l’Esperia, se Ivan Spini (Amsicora) non eguagliasse quella misura in due occasioni nel 1991 e 1992.

Siamo ai giorni nostri, altri 25 anni sono trascorsi e proprio domenica sera Eugenio Meloni, il figlio di Andrea (e Tiziana Vecchio, valida atleta anche lei), sempre sotto le ali protettrici di Gianni Lai, ha portato il record a 2,16 (con una progressione complessiva dall’inizio della nostra cronistoria di 33 centimetri in 88 anni). Storia abbastanza breve quella di Eugenio, che fino a pochi anni fa giocava a pallacanestro, tutta la trafila giovanile alla Scuola Basket di Ermanno Iaci al Cep per poi spostarsi all’Antonianum Quartu, e da sole tre stagioni si è dedicato interamente all’atletica (con la maglia del Cus Cagliari) scoprendo anche la pratica dei 110 hs. Il 16 maggio del 2011, primo anno allievi, è stata la sua “prima volta” oltre i 2 metri (2,01) e in quella stagione ha saltato per ben dieci volte oltre quella quota approdando a 2,06. Altre dieci gare ci sono volute l’anno scorso per arrivare fino a 2,10 il 2 ottobre. Quest’anno gli sono bastate sette gare oltre i fatidici due metri per fissare il primato sardo assoluto domenica scorsa (8 luglio) a 2,16 nel corso dei tricolori assoluti di Bressanone. Ed è arrivato un pizzico in ritardo, altrimenti domani sera l’avremmo visto a Barcellona nelle qualificazioni del salto in alto ai mondiali juniores. Ci sarà tempo, e c’è tanta stoffa, per continuare a salire.  



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