MASTER, INCONTRO CON... SARA TREVISAN

19 Dicembre 2020

master incontro con sara trevisan

(a cura della redazione Master) Minuta, vivaci occhi azzurri incorniciati da un caschetto biondo e messi in risalto dalla mascherina, un sorriso da ragazzina quando la toglie per bere il ginseng: Sara Trevisan, classe 1974, forse non molto conosciuta anche per il suo carattere riservato… ci ha raccontato un po’ di sé e delle sue imprese. 

Inizia a praticare l’atletica leggera durante le scuole medie, stimolata dall’esempio del papà Orlando, molto sportivo; partecipa alle prime gare organizzate dalla scuola, i cugini Claudio e Mauro la convincono  ad iscriversi ad un cross regionale al quale arriva quinta… tanto basta per spingerla a tesserarsi con una società di Camposampiero, entrare nel mondo dell’atletica leggera e gareggiare nel mezzofondo, soprattutto 1500 e 800 mt.

Continua fino ai 19 anni, dopo di che l’atletica e le corse finiscono in un angolino della testa e del cuore, con un sospiro di sollievo di mamma Palmira che soffre nel vederla arrivare sfinita alle gare.

Sara mette su famiglia, alla quale si dedica a tempo pieno, ma dopo il terzo figlio  sente che è tornato il momento di fare qualcosa per se stessa… da una sensazione di malessere generale, che i medici non riescono ad interpretare e tanto meno a risolvere, cerca di uscire dedicandosi all’attività fisica, e riprende a correre.

E’ il 2010 e ha 36 anni, entra a far parte della società  Atletica Libertas di Piombino Dese;  comincia con le gare di paese, poi le prime mezze maratone, si diverte, ha trovato la giusta medicina.

Si fa strada nella testa la voglia di correre una maratona, come regalo per i  40 anni.. e così si iscrive a Treviso e lo stesso anno si concede anche il bis a Venezia, dove chiude appena sopra le tre ore.

Conosce Dario Mutton, che la incoraggia ad osare di più.. se dal nulla, senza preparazione specifica, sei riuscita a fare questi tempi, potresti provare un’ ultramaratona le dice.. e così, dopo altre prove sulla distanza dei 21.097 mt ed un’altra medaglia a Venezia, dopo i primi 66 km di Trail all’ Ultrabericus,  nel 2016 partecipa al suo primo Passatore, dove si piazza seconda  in 9 ore  43 minuti e 22 secondi: Sara ha trovato la propria dimensione di corsa, ed è la prima a stupirsi di una forza, una determinazione e una volontà che non sapeva di avere.

E infatti non si ferma, non si accontenta, e macina chilometri  su chilometri: Trans d’Havet,  Strafexpedition, Marathon Trail Lago di Como, ancora Ultrabericus, 110 km d’Istria, 6 ore in pista di Monselice, Nove Colli, fino alla durissima Spartathlon nel 2017, a cui può accedere grazie al risultato del Passatore..  246 chilometri percorsi in 30 ore 27 minuti e 51 secondi, migliore prestazione italiana femminile, nono miglior tempo femminile di sempre!

Si toglie lo sfizio di correre anche l’impegnativa Utmb, nel 2018,  171 km, 10.000 mt di dislivello, 42 ore 50 minuti 44 secondi.

Tutti questi chilometri, tutte queste ore passate su strade e sentieri ad un certo punto la costringono a rallentare, il nervo sciatico è messo a dura prova… Sara ha imparato ad ascoltarsi e si rivolge ad un fisioterapista, Stefano Punzo, che guardandola correre su di un tapis roulant  l’aiuta a correggere la postura e a ritrovare la giusta falcata per non sollecitare troppo il nervo.. si affida anche ad un allenatore, Giovanni Bonarini, e con lui inizia la preparazione ai mondiali di 24 ore su strada.

Eh si, perché le sue imprese non sono passate inosservate, in particolare l’esperienza in Grecia la qualifica per la partecipazione ai mondiali con la nazionale italiana.

Nel 2019 segue Dario Mutton nella neonata società #Faisenzadire Asd, e fra un allenamento e l’altro infila una 50 km a Castel Bolognese, chiusi in 3 ore e 56 minuti, e soprattutto  un altro Passatore, dove si migliora di quasi un’ora, arrivando quarta in classifica femminile.

E infine, l’emozione di portare la maglia azzurra, l’orgoglio di rappresentare l’Italia in una corsa durissima per le gambe e per la testa, 24 ore su di un circuito di 1500 mt circa,  ad Albi (Francia), fra il 26 e il 27  ottobre 2019,  che riesce a percorrere  per un totale di 216.046 km,  migliore delle atlete italiane,  ventottesima assoluta, sesta italiana di sempre nella distanza.

In questa gara così lunga, ci racconta Sara, allo sforzo fisico, alla difficoltà nell’alimentarsi continuando a correre, al sonno e alla stanchezza da vincere, si aggiunge la necessità di impegnare la testa in pensieri positivi..  in una gara a circuito questa è resa ancor più difficile dalla monotonia del paesaggio!  La sua strategia per non pensare alle ore mancanti è stata quella di  cercare sempre nuovi piccoli obiettivi, come aspettare il momento del ristoro successivo, dell’integratore, dell’alba..  

E un altro inaspettato lato positivo questa esperienza lo ha avuto:  le ha reso molto meno difficile correre durante il lockdown rispettando il limite dei 200mt da casa!

Il programma per questo strano anno prevedeva gli europei di 24 ore, annullati e convertiti in campionato nazionale, lo scorso 19 e 20 settembre, al quale però ha deciso di rinunciare... non certo per restare ferma: nello stesso week end ha partecipato infatti all’ultra trail del Lago d’Orta.                

E non è rimasta ferma nemmeno con gli allenamenti… già, perché se la grande maggioranza dei master stradisti si cimenta in percorsi più o meno lunghi magari con un po’ di saliscendi, Sara si avventura con un piccolo gruppo di runner in un Venezia – Cima Marmolada di 200 km e 3000 mt di dislivello suppergiù!

Programmi per il futuro? Se verrà confermato, il mondiale di 24 ore su strada in Romania, il prossimo maggio, al quale può partecipare in rappresentanza dell’Italia in virtù della precedente prestazione… e intanto continuare ad allenarsi.

Ottobre però non è stato un bel mese, ha dovuto rifare i conti con quel malessere generale un po’ subdolo, con qualche segno di cedimento, insomma un “sarei un po’ stanchina” alla Forrest Gump…  nessuno stimolo né voglia di indossare le scarpe da corsa.

Capita, e anche l’allenatore le ha consigliato di ritagliarsi tutto  il tempo che serve per staccare..   lei ci ha provato a prendere un periodo sabbatico, ha inforcato la bici,  si è iscritta ad un corso di Pilates, ha fatto l’abbonamento in piscina… giusto un attimo prima della chiusura forzata per il Covid! Forse ci voleva un DPCM a  farle pensare che, nonostante tutto, la corsa è il suo destino, la cura giusta per star bene con se stessa… insomma non è affatto arrivato il momento di appendere le scarpe al chiodo, e siamo sicuri che sentiremo ancora parlare di lei!    

Articolo redatto da Silvia Gottardo - Redazione Master

Nelle foto (archivio Sara Trevisan), l’arrivo alla Spartathlon, l’ingresso in Piazza San Marco e l’arrivo ai campionati mondiali di 24 ore su strada  

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