Yelena Isinbaeva è diventata mamma

29 Giugno 2014

La russa, primatista mondiale di salto con l'asta, ha dato alla luce una bambina

di Giorgio Cimbrico

Yelena Isinbaeva diventa mamma e a questo punto è lecito chiedersi cosa potrebbe capitare tra una ventina d’anni se la sua erede decidesse di scendere in pedana. Prima domanda: quale pedana? Quella dell’asta? O quella del giavellotto, dove si esibisce, senza picchi clamorosi, il papà Nikita? Pochi giorni fa ci siamo occupati di madri, padri e figli con risultati interessanti. La nascita della piccola è l’occasione per completare il quadro, ricordando che Heidi Marie Rosendahl, campionessa olimpica e europea, primatista mondiale di lungo e assai efficace anche nel vecchi pentathlon oltre che donna di rara bellezza e fascino, ha saputo trasmettere formidabili elementi di ereditarietà al figlio Danny Ecker, membro dell’esclusivo club degli astisti capaci di valicare i 6 metri. L’aspirazione al volo era presente nei cromosomi di mamma e papà: il papà John è stato campione nella Ncaa di basket.    

Di solido e sicuro c’è che Lena è sempre stata di parola: meno di un anno fa, risorgendo come una fenice e conquistando il suo terzo titolo mondiale di salto con l’asta nel triupdio dello stadio moscovita Luzhniki, già Lenin, aveva annunciato: “Ora un figlio, poi Rio”. Ieri è diventata mamma. Il padre è un suo compaesano (di Volgograd, la vecchia Stalingrado), Nikita Petinov, giavellottista non propriamente all’altezza dell’eccellenza assoluta della zarina: l’anno scorso con 74,88 era 160° al mondo e quest’anno, con poco più di 73 metri, non figura tra i primi 100. Notevole anche la differenza d’età: Nikita ad aprile ha compiuto 24 anni, Yelena un mese fa è arrivata a 32.

“Non appena avrà dato alla luce la sua creatura, Yelena inizierà gradualmente ad allenarsi per i Giochi di Rio de Janeiro”, aveva detto a maggio Yevgeni Trofimov, lo storico allenatore della prima donna ad aver varcato il muro dei 5 metri e firmato, all’aperto e indoor, 28 record mondiali. L’obiettivo è il terzo oro olimpico della specialità dopo quelli di Atene 2004 e di Pechino 2008. A Londra, Yelena, che stava uscendo da una profonda crisi, finì al terzo posto.

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