Warholm spaziale: 46.87 record europeo

23 Agosto 2020

A Stoccolma, in Diamond League, il norvegese al secondo tempo di sempre nei 400hs, a 9 centesimi dal record del mondo, poi corre i 400 in 45.05. Re a 47.00: “Ho sentito una fitta al tendine d'Achille”

di Nazareno Orlandi

Un fenomeno. Un missile. Karsten Warholm fa tremare il record del mondo dei 400hs al Bauhaus Galan di Stoccolma, tappa svedese della Wanda Diamond League: il “vichingo” norvegese, 24 anni, stampa un sensazionale 46.87 nei 400hs, seconda prestazione di ogni epoca nel giro di pista con barriere, arrivando a soli nove centesimi dal primato mondiale di Kevin Young, il 46.78 che resiste dalla finale olimpica di Barcellona 1992 e che non era mai stato insidiato così da vicino. Il due volte campione iridato Warholm aggiorna il primato europeo che già deteneva dalla scorsa stagione in virtù del 46.92 di Zurigo e probabilmente fallisce il record del mondo colpendo l’ultimo ostacolo, negli ultimi metri di una cavalcata trionfale, scandita da un ritmo perfetto tra le barriere, in solitaria, con il vuoto alle spalle e tutti i rivali lontanissimi: il francese Happio 49.14, l’altro transalpino Vaillant 49.18. Già lo era, ma ancora di più quest’oggi, il norvegese si innalza tra gli atleti di riferimento assoluto dell’atletica globale, peraltro con una tecnica di passaggio dell’ostacolo sempre più matura, ormai pronta a frantumare il crono quasi trentennale di Young. Che ha sempre più i giorni contati.

Non bastasse, un’ora e mezzo dopo - da ex specialista di prove multiple quale è stato nelle categorie giovanili - Warholm si presenta anche sui 400 metri. Risultato? Vittoria, ovvio. Non con il record europeo di 44.33 che comunque ha nel mirino, ma con il crono di 45.05. Nel pomeriggio da dimenticare, purtroppo, del primatista italiano Davide Re (Fiamme Gialle) che non fa meglio di 47.00, sesto e deluso, mai dentro la gara, superato anche dallo sloveno Janezic (45.85), l’olandese Dobber (46.23), il britannico Yousif (46.63), il tedesco Schlegel (46.99). Un tempo troppo alto per un atleta regolare come Re, e il motivo lo spiega direttamente il 27enne ligure, subito dopo la prova: “Appena prima di entrare in gara, nell’ultima partenza, ho sentito una fitta al tendine d’Achille destro - le parole dell'azzurro -. È stata un’agonia, ogni volta che poggiavo il piede sentivo dolore. E ne sento ancora”.

Dai salti (asta uomini e alto donne) altre due migliori prestazioni mondiali dell’anno: Armand “Mondo” Duplantis va altissimo sopra l’asticella posizionata a 6,01 nell’asta, un centimetro meglio della tappa precedente, a Montecarlo. Manca dalle quote più basse il duello con lo statunitense Sam Kendricks, oggi soltanto 5,53, battuto anche dal belga Ben Broeders (5,73), e quindi per lo svedese primatista del mondo (6,18 indoor) le motivazioni risiedono nel tu-per-tu con il passato, cioè con la leggenda Sergey Bubka e il suo 6,14 che resta il miglior salto di sempre all’aperto. Duplantis chiede 6,15 ma non è il giorno giusto per appropriarsi anche di questa perla. Nell’alto al femminile il derby tra le ucraine se lo aggiudica stavolta Yaroslava Mahuchikh che con i 2,00 odierni pareggia il risultato di Yuliya Levchenko a Montecarlo (per Levchenko 1,98 a Stoccolma). Poi la 19enne vicecampionessa del mondo sbaglia tre tentativi a 2,03.

Diventa la leader mondiale del 2020 anche Laura Muir nei 1500 metri: la scozzese rompe gli indugi nell’ultimo giro, dicendo bye bye alla concorrenza nei trecento metri finali e scavando il solco (3:57.86). Ne esce una tripletta britannica con Laura Weightman al secondo posto (4:01.62) e Melissa Courtney-Bryant (4:01.81). Winny Chebet la prima delle keniane (4:02.58), più indietro Hellen Obiri (4:10.53). Negli 800, brillante anche l’altra mezzofondista scozzese Jemma Reekie che imbecca ai -250 il duello con la statunitense Raevyn Rogers e la piega negli ultimi centocinquanta (1:59.68). In uno dei confronti più appassionanti dell’intero meeting, nei 1500 al maschile, il keniano Tim Cheruiyot (3:30.25) precede come a Montecarlo il norvegese Jakob Ingebrigtsen (3:30.74), stavolta con un terzo incomodo, l’australiano Stewart McSweyn (3:31.48) ad aggiungere altro pepe. Negli 800 attende il rettilineo finale lo statunitense Donavan Brazier (1:43.76) per rimontare l’intraprendente canadese Marco Arop (1:44.67). 

Bel duello, tutto casalingo, nel disco, ed è un peccato che fosse soltanto di fronte alle sagome di cartone sistemate in tribuna: Simon Pettersson (67,72) si migliora e impegna il più quotato Daniel Stahl (69,17). Il lungo donne è per l’ucraina Maryna Bekh-Romanchuk, matchpoint all’ultimo turno con 6,85 (+1.6), due centimetri meglio della svedese Khaddi Sagnia (6,83) che però alla luce della formula odierna è terza, perché autrice di una misura al sesto salto che è peggiore del 6,61 della colombiana Caterine Ibarguen. Gran Bretagna a segno nell’asta femminile con il 4,69 di Holly Bradshaw. Nello sprint, si prende i 100 metri la svizzera Ajla Dal Ponte (11.20, +1.3). Europa pure nei 400hs tra le donne: ancora sotto i 55 secondi la ventenne olandese Femke Bol (54.68), meglio dell’ucraina Anna Ryzhykova (55.19). Meno interessanti i 400 senza barriere: all’americana Wadeline Jonathas basta 51.94 per la prima piazza. Passeggia anche il britannico Adam Gemili nei 200 (20.61, +3.0).

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