Varie: Ciao Mike! nel suo passato anche l'atletica



Torino (TO) 8 settembre. Nel giorno della sua scomparsa, l'atletica piemontese vuole ricordare il Mike Bongiorno atleta. Il grande conduttore televisivo, nato a New York nel 1924, trascorse la sua infanzia a Torino dove si avvicinò all’atletica leggera. 1,65 metri nel salto in alto e 6,43 metri di salto in lungo i suoi record personali. Ma Mike si cimentò anche nella corsa sui 400 e 800 metri e solo la guerra, nella quale fu anche fatto prigioniero come partigiano, gli impedì di proseguire la strada sportiva. Tra i suoi rivali nel lungo uno in particolare, Primo Nebiolo.

Di seguito riportiamo alcuni stralci dell’intervista rilascia da Bongiorno a Maurizio Caravella nel 2008 per la rivista della Fidal “Atletica”.

Ero molto agile e scelsi il salto in alto: a quei tempi il mio idolo era Alfredo Campagner, che se ben ricordo conquistò otto volte il titolo italiano con un record di un metro e 98. Mi iscrissi alla prima gara, valevole per il campionato regionale giovanile, a sedici anni. Non avevo ancora fatto neppure un allenamento. Mi ricordo ancora che il giorno precedente andai a quello che allora si chiamava lo stadio Mussolini, ora stadio Olimpico, e mi feci dare dal custode un’asticella per provare a saltare. Ero solo. Avevo le scarpette di tela, cominciai con un metro e dieci, poi alzai l’asticella, la alzai ancora e arrivai, senza che nessuno mi avesse mai insegnato nulla, a uno e cinquanta. Ero euforico, ma dovetti interrompere, perché il custode doveva chiudere lo stadio». «La mattina dopo», riprende Mike, «mi presentai in pedana ancora con scarpette di tela con suola di gomma. Mi sentivo un pesce fuor d’acqua: i miei avversari facevano parte delle squadre ufficiali che partecipavano ai campionati italiani, avevano le magliette delle loro società e le scarpette chiodate e soprattutto un allenatore che li seguiva, li consigliava, correggeva i loro difetti. Mi guardavano come se fossi un marziano. Iniziai con un metro e quaranta, poi arrivai a uno sessanta, contro tutti i pronostici rimasi solo in gara e diventai campione regionale con 1,65. Non ci credeva nessuno. Stentavo a crederci persino io».

Eppure, visto che la passione era tanta, entrò a far parte della squadra del Dopolavoro ferroviario, allenata dal cav. Ricci: «La domenica c’erano le gare», ricorda Mike, «e il giorno prima il cavaliere mi portava a casa sua, dove le sue sorelle per rinforzarmi mi preparavano spaghetti e bistecche. Il cavaliere aveva scoperto che avevo anche una grande predisposizione per il salto in lungo: ero arrivato a sei metri e 43, che per un principiante non era male. Il mio grande avversario di allora era Primo Nebiolo, diventato poi presidente della Federazione mondiale di atletica leggera. Il cav. Ricci mi disse: “Con il tuo fisico, dovresti provare anche i 400 e gli 800 metri”. Li provai, infatti, e realizzai tempi che per quell’epoca erano sicuramente promettenti. Ma i tedeschi stavano occupando l’Italia ed avevano già cominciato le grandi retate, io continuavo ad essere un cittadino americano ed ero in pericolo. Amavo l’atletica, ma amavo soprattutto la vita."

Ciao Mike!

(Fonte: Fidal Piemonte - Myriam Scamangas)



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