Una storia al giorno

09 Febbraio 2014

Personaggi e vicende dell'atletica di sempre

9 febbraio. E’ sulla pista al coperto di Vienna, ventotto anni fa, che Tommaso Bellavita, non ardita traduzione di Thomas Schoenlebe, sassone di Frauenstein, fa avvertire la prima scossa: 45”41, lasciando a distanze abissali un trio di austriaci che si vedono sfuggire il titolo nazionale indoor. Alla piccola corona degli Open, Thomas unisce il record mondiale dei 400, il primo riconosciuto quando, con la riforma del 1° gennaio 1987, la Iaaf si diede un albo di primati con tutti i crismi, cancellando la vecchia denominazione di migliore performance indoor.

Una scossa e uno squillo: dopo aver prodotto generazioni di velociste e creato con Marita Koch una formidabile all arounder in grado di spaziare dai 50 ai 400, dopo aver spedito in scena anche sprinter maschi di spessore (i primi nomi che vengono in mente sono quelli del robustone Eugen Ray e di Frank Emmelmann), la Ddr era in grado di lanciare la sfida anche sulla nobiltà del quarto di miglio grazie all’atleta del club di Karl Marx Stadt, diventata Chemnitz dopo l’unificazione.

Meno di sette mesi dopo l’exploit viennese, fu l’anello di Stoccarda, in quello che era ancora il Neckarstadion, a decidere chi fosse il migliore interprete della distanza in un vecchio continente ancora assai vivace anche in pista. Lo scontro tra Roger Black e Thomas offrì uno dei momenti più alti ed emozionanti di una settimana assai generosa quanto a brividi , risolto dal britannico, degno erede della tradizione dei capitani coraggiosi, per quattro centesimi: 44”59° a 44”63. Per ricordare la qualità espressa dal tempo, è doveroso ricordare che terzo finì un altro tedesco est, Matthias Schersing, in 44”85.

Un altro anno e un altro violento salto: a Roma ’87 Thomas diventa campione del mondo davanti all’aggressivo nigeriano innocent Egbunike e a Butch Reynolds che di lì a non molto terremoterà la distanza con il 43”29 zurighese. Il tempo vincente è 44”33, entrato nel 27° anno al vertice storico d’Europa. Non solo: è l’ultimo titolo “complessivo” conquistato da un europeo e, sino all’avvento del texano Jeremy Wariner quasi vent’anni dopo, l’unico successo di un quattrocentista di pelle bianca.

Thomas iniziò l’88 olimpico come meglio non avrebbe potuto (record mondiale indoor portato a 45”05 a Sindelfingen) ma Seul finì in una furibonda semifinale in cui correre in 44”90 non gli permise di conquistare un posto tra gli otto. Con la maglia della Ddr che stava esalando gli ultimi respiri, finì secondo agli Europei di Spalato ancora in fondo a un duello mozzafiato con Black. A Stoccarda, quattro centesimi; sull’Adriatico, cinque: Sempre per Roger. Dopo, una mano – prego, due gambe ancora eccellenti – alla staffetta della Germania con il bronzo mondiale dov’era iniziata la sua avventura, nello stadio sul romantico Neckar.

Giorgio Cimbrico

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