Una storia al giorno

07 Dicembre 2013

Personaggi e vicende dell'atletica di sempre

7 dicembre. Può capitare di cercare una storia e trovarne un’altra: questo è un caso. Il 7 dicembre 1982 è il giorno della prematura morte – a 42 anni, per devastante aneurisma – di Harry Jerome, il primo, a 24 giorni di distanza, ad eguagliare il 10”0 di Armin Hary. Nelle note biografiche di Jerome, non quelle strettamente sportive, il primo tratto del filo di Arianna da afferrare: nipote di John Howard, che rappresentò il Canada alle Olimpiadi di Stoccolma 1912.

Secondo segmento del filo: Howard fu il primo nero a gareggiare per il Canada alle Olimpiadi. Interessante: erano più tolleranti loro che i vicini americani. D’altra parte, quando potevano, gli Indiani andavano a rifugiarsi in quella che chiamavano la Terra della Nonna. Perché? Perchè vedevano il ritratto di Victoria ormai anziana, vestita di nero e adorna di pizzi. La Nonna. Là non erano massacrati ma protetti e potevano dar la caccia ai bisonti. In America, massacrati anche quelli.

Howard è il protagonista di una storia esemplare? Mica tanto. Nasce a Winnipeg nel 1888, si arrangia facendo il barbiere e intanto gioca a baseball e corre forte, specie sulle 100 yards. Decidono di selezionarlo per i Giochi di Stoccolma e chi l’ha visto in azione scrive che se il Canada ha un speranza di medaglia nello sprint, è legata proprio a John. Lo affidano al capo-tecnico, Walter Knox, dal nome uno scozzese di corteccia ruvida. E l’allenatore comincia a dire che questo Howard è un insubordinato e che non merita di essere portato alle Olimpiadi. Qualcuno ha il coraggio di parlare chiaro: a Knox i neri non piacciono. E così, bene o male, John parte per la Svezia e raccoglie una raffica di eliminazioni in semifinale nei 100, nei 200 e nella 4x100. Ufficialmente soffre di stomaco, in realtà non riesce a digerire quel razzista di Knox.

Seconda esperienza europea nel 1917: barelliere nel Corpo di Spedizione canadese sul fronte occidentale dove quelli con l’acero si coprono di gloria a Vimy. Smobilitato nel ’19, torna sposato con Edith, inglese e bianca. A Winnipeg i matrimoni interazziali sono guardati più o meno come Knox guardava gli atleti on la pelle scura. Si trasferiscono a Vancouver e John rimedia un lavoro da facchino nelle ferrovie. Il matrimonio si sfascia e lui muore a 49 anni.

A Roma ’60 vanno due suoi nipoti, Valerie e Harry che ha la stessa fortuna del nonno, per non dire peggio: infortunato in semifinale, mentre stava per atterrare nell’area dei primi sei. Si rifarà in parte (terzo), quattro anni dopo a Tokyo dove si presenta con la doppia corona di primatista mondiale delle 100 yards e dei 100. Viene strappato alla vita ancor più giovane di suo nonno, mentre, su incarico del Primo Ministro Pierre Trudeau, stava lavorando a riorganizzare il Miniero sullo Sport sulla base di una gestione pubblica con interventi di sponsor. A Stanley Park, il più bel verde pubblico del mondo, Vancouver gli ha dedicato una statua posata a due passi dal mare.

Giorgio Cimbrico

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