Una storia al giorno

06 Dicembre 2013

Personaggi e vicende dell'atletica di sempre

6 dicembre. L’atletica finlandese, oggi purtroppo quasi sparita, si è identificata per lunghi anni con le corse di mezzofondo più o meno veloce e con il giavellotto, stimato più che un attrezzo da spedire verso il cielo, una bandiera, un simbolo nazionale, un mezzo per scatenare furore agonistico, il sisu . E così è abbastanza normale scoprire che il primo record mondiale firmato da un atleta originario di Suomi sia venuto proprio da quell’amatissimo esercizio: 65,55 di Jonni Myyra, il 3 luglio 1919 a Savitaipale, nella parte meridionale della Carelia.

Qualcuno, naturalmente, può eccepire ricordando che sia lo stesso Myyra che Hannes Kolehmainen, cogliendo a Stoccolma 1912 l’accoppiata oro olimpico-record sui 5000, avevano anticipato quella data, ma il discrimine storico scelto non lascia dubbi al riguardo: fu il 6 dicembre del 1917, 96 anni fa, che la Finlandia diventò in tutto e per tutto indipendente, lasciando la veste di granducato sottoposto al potere dello zar. La svolta venne all’indomani della Rivoluzione d’Ottobre che aveva deposto la monarchia russa, il primo passo prima che il giovanissimo paese venisse consegnato a Gustav Mannerheim, che proprio nell’esercito zarista aveva servito distinguendosi come ufficiale di cavalleria nella guerra russo-giapponese del 1904-05.

Myyra, alla radice di un albero genealogico con pochi pari al mondo (sette ori olimpici sono appesi su quei rami), diventò campione ad Anversa (quattro finlandesi ai primi quattro posti in una saga sportiva che ricordava il poema epico Kalevala), concesse il bis a Parigi nel 1924 dopo aver spinto il record sino a 66,10. Avrebbe saputo far molto meglio nel 1925 quando approdò sino a un ufficioso 68,55 in un meeting a Richmond, Virginia, che non aveva ricevuto l’autorizzazione dall’Associazione atletica.

Cosa ci faceva Jonni negli Stati Uniti? Li aveva eletti – o in in craxiano autoesilio - dopo che forti ammanchi di markku nella banca dove lavorava portarono diritti a certi suoi oscuri traffici. Giocando d’anticipo sulle indagini, trovò un passaggio via mare e navigò verso il Nuovo Mondo. Di braccio forte e mano lunga, non tornò più in patria e morì a San Francisco nel 1955. Sulle sue vicende, onorevoli e meno, è stato scritto un libro: “Sankari vai Konna”. Tradotto: Eroe o Truffatore.

Giorgio Cimbrico

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