Una storia al giorno

29 Novembre 2013

Personaggi e vincende dell'atletica di sempre

29 novembre. Oggi si festeggia San Brendano di Birr, grande studioso delle Scritture, da non confondere con San Brendano di Clonfart, quello che nel VI secolo prese il mare, è considerato uno dei possibili scopritori dell’America e andrebbe annoverato tra i padri della vela. Senza scherzare troppo sui santi, la ricorrenza diventa anche il modo per organizzare una festa – o un’alcolica veglia, come capita da quelle parti – in onore dell’atletica irlandese che al nostro amato mondo ha regalato il lancio del martello, il salto triplo e molti campioni che, prima dello Stato Libero e dell’Indipendenza con la nascita dell’Eire, finirono per regalare il loro talento alla Gran Bretagna padrona o ai paesi (Stati Uniti, Australia), dove, dopo la Grande Carestia degli anni Quaranta del XIX secolo, si concentrarono le ondate dell’emigrazione.

Un esempio è fornito da Peter O’Connor che nel 1901 a Dublino, sul campo della polizia, saltò 7,61 sotto la sigla GBI (Grean Britain and Ireland) e un altro viene da John Flanagan, tre volte oro olimpico nel martello per gli Stati Uniti prima di tornare nella terra dei padri che non aveva dimenticato. Commovente che il suo ultimo record mondiale (56,18 nel 1909), firmato quando aveva già superato i 41 anni, sia stato centrato in Giochi Gaelici (Clan-na-Gael) organizzati dalla comunità irlandese d’oltreoceano.

In Irlanda l’atletica è sempre stata molto amata (insieme ai cavalli e ai giochi tradizionali come il calcio gaelico e l’hurling) ma purtroppo l’isola di smeraldo, specie in questi ultimi 100 anni, ha avuto a che fare con faccende piuttosto serie e vitali. Con tutto questo, qualche atleta verde è riuscito a conquistare la scena: la precedenza va data ovviamente a Patrick O’Callaghan, olimpionico nel martello nel ’28 (lasciato il rugby gli furono sufficienti pochi mesi per salire al vertice) e nel ’32; a Robert Tisdall, studente di Cambridge che scelse di far parte della squadra con il trifoglio e conquistò l’oro al Coliseum nelle stesse ore (1° agosto) del bis di O’Callaghan (non è noto con quanta Guinness venne bagnata la gloriosa giornata) e a Ron Delany, che a Melbourne sui 1500 negò la gioia al campione di casa John Landy.

In ere più vicine a noi, è stato possibile ascoltare Soldiers Song (la canzone dei soldati, l’inno della Repubblica) grazie al doppio titolo mondiale di corsa campestre annessi dal mingherlino John Treacy sul finire degli anni Settanta, ai titoli iridati sui 5000 di Eamonn Coghlan (un idolo tra gli irlandesi d’America per le sue abilità nelle gare al coperto) e di Sonia O’Sullivan.

Giorgio Cimbrico

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