Una storia al giorno

07 Novembre 2013

Personaggi e vicende dell'atletica di sempre

7 novembre. Con quella struttura alta, magra, aspra, quei capelli rossastri, quella barbaccia da asceta, il trentino Mariano Scartezzini (che oggi taglia il traguardo dei 59 anni) sembrava venire da un Nord più estremo. Quello finnico aveva la consistenza più adatta.

Mariano appartiene a una stagione dell’atletica in cui nelle siepi c’era ancora spazio per gli atleti bianchi: lo svedese Garderud, i tedeschi est Baumgartl e Meltzer, i polacchi Malinowski e Maminski, il tedesco ovest Ilg, il finlandese Kantanen. L’Italia seppe spedire in scena l’avventuroso all around Franco Fava, Giuseppe Gerbi e Scartezzini. E più tardi raccolse giornate importanti con Francesco Panetta e Alessandro Lambuschini, fra gli ultimi a lanciare solide sfide ai saltafossi del Kenya.

Scartezzini, che quel buonanima di Primo Nebiolo si ostinava a chiamare Scartazzini, uscì allo scoperto nella memorabile finale di Coppa Europa a Torino, due giorni (il 4 e 5 agosto ’79) di formidabili risultati e, in una città chiusa per ferie, con un pubblico formidabile: oggi sarebbe impensabile, e non solo in Italia. Sconfitta Sara Simeoni da Rosemarie Witschas, sconfitto Pietro Mennea da Allan Wells sui 200 dopo averla spuntata sui 100, toccò al trentino dare scosse elettriche e iniettare orgoglio con una vittoria che tutto era meno che  scontata.

L’anno olimpico coincide con una parentesi di acre amarezza. L’Italia partecipa ai Giochi boicottati di Mosca ma sotto la bandiera a cinque cerchi, senza tricolore, senza inno. Ai militari quel viaggio è precluso e Mariano è finanziere. Gli tocca seguire in televisione la vittoria di Bronislaw Malinowski (che scomparirà di lì a pochi mesi in un incidente automobilistico in Polonia, tragicamente simile a quello che avrebbe spazzato via Gaetano Scirea) e annotare il sesto posto del dottor Gerbi che porta il record italiano a 8’18”5. E’ il 31 luglio e al Golden Gala, che Nebiolo ha inventato in fretta e furia per proporre all’Olimpico i duelli negati al Lenin, mancano cinque giorni. Mariano segue Kip Rono, cede al kenyano, ma spazza via sei secondi spaccati al fresco limite: quell’8’12”5 lo spedisce molto n alto nella lista assoluta di quel tempo.

Concede il bis in Coppa Europa,  a Zagabria ’81 (solo Lambruschini, cinque vittorie, ha fatto meglio di lui) per tornare sulla pista dell’Olimpico in Coppa del Mondo e dar filo da torcere a Boguslaw Maminski. Quell’aspetto da uomo del Grande Nord poteva essere beneaugurante per i primi Mondiali, ospitati dal “vecchio tempio” di Helsinki, ma da quel vertice Mariano uscì con un deludente nono posto nel giorno di gloria di Patriz Ilg, canto del cigno dei siepisti europei.

Giorgio Cimbrico

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