Una storia al giorno

29 Ottobre 2013

Personaggi e vicende dell'atletica di sempre

29 ottobre. Martin Lel, che oggi taglia il traguardo dei 35 anni, è uno degli iniziatori e dei simboli della maratona sempre più veloce, sempre più corta, interpretata da professionisti che sanno come, quando e dove esibirsi per incamerare borsa e bonus, per costruirsi una meritata rendita. Anche loro, i magnifici dell’altopiano affacciato sulla Rift Valley, sono umani e finiscono per provare i morsi della fatica.  

Con la nascita di questa generazione di atleti, e con le altre che si sono rapidamente sovrapposte, formate da esordienti sempre più sorprendenti, è impossibile oggi pensare a un’Olimpiade o a un Mondiale che possano vedere il via il meglio dei 42 chilometri. Non è una critica, ma solo una constatazione: ognuno deve fare i propri interessi, specie se deve sputare l’anima su 26 miglia da lasciarsi alle spalle in poco più di due ore e le apparizioni non possono essere più di due l’anno, da legare a qualche altro impegno su chilometraggi ridotti: in questo senso la ricca Great North Run è un obiettivo inseguito.

Lel è di Kapsabet che come Eldoret, Iten, le colline Nandi e la contea attorno al lago Baringo, all’atletica ha dato una legione di talenti. Ha cominciato tardi, senza referenze particolari in pista. Maratoneta da subito, in una scelta che vuole essere assoluta e dettata dalla convenienza economica. Esordio nel 2002, a 24 anni, a Praga con un ritiro e a Venezia con un secondo posto.. Poco più di un anno dopo è già capace di salire sul palcoscenico da prim’attore: vince a New York ed è la prima gemma della corona, la prima classica in una collezione rimarchevole che oggi può contare su cinque successi nelle major.

Nella primavera di Londra, Martin, allenato dal bresciano Claudio Berardelli, un italiano d’Africa con molti meriti, ha scritto la sua gloria e arricchito il conto in banco: vittorie nel 2005, nel 2007 (la stagione del suo bis nella Nyc Marathon) e nel 2008, con il record della corsa da Greenwich al retro di Buckingham Palace firmato alla terza botta: il suo 2h05’15” avrebbe avuto vita breve, battuto di 5” un anno dopo dal povero Sammy Wanjiru, scomparso giovanissimo in un tragico e casuale incidente. Pochi mesi prima Sammy aveva conquistato l’oro olimpico a Pechino e Lel era finito quinto, nella sua unica apparizione in una gara che assegnava un titolo globale. Il succedersi di tempi monstre, ormai una costante, ormai relega Martin, ancora secondo a Londra sia nel 2011 che nel 2012, attorno alla trentesima posizione nella lista di sempre, ma non incrina la sua figura di formidabile stratega.

Giorgio Cimbrico



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