Una storia al giorno

15 Ottobre 2013

Personaggi e vicende dell'atletica di sempre

15 ottobre. Ancora Messico, ancora 1968: è il giorno dei 400hs, la distanza che uccide, secondo cruda definizione britannica. David Hemery, ha 24 anni, è nato a Cirencenster, Inghilterra, ma vive negli Usa da dieci anni e studia all’università di Boston. Ai Campionati Ncaa ha battuto Geoffrey Vanderstock, biondone americano con l’aspetto da marine, primatista del mondo con 48”8, ma teme soprattutto Ronald Whitney, dotato di grande spunto finale. Allo sparo Vanderstock e Roberto Frinolli (che il giorno prima aveva portato il record italiano a 49”14, alimentando una visione di podio) vanno via come furie. La risposta di Hemery è immediata: alla terza barriera è in testa iniziando l’opera di demolizione che lo porterà a vincere con sette metri di vantaggio, il più cospicuo nella storia dei Giochi a partire dal ‘24. Tempo strabiliante: 48”1, 48”12 con rilevamento elettrico e con avvicinamento secco a un altro muro che sarà abbattuto quattro anni dopo, a Monaco di Baviera, dal regale ugandese John Aki-Bua, quando il britannico riuscirà ancora a strappare il bronzo.

Rimane memorabile il commento del telecronista della Bbc, David Coleman, con tanti saluti alla freddezza albionica: “Ha vinto Hemery, ha vinto Hemery, secondo è il tedesco Hennige. E terzo, terzo è… Ma chi se ne frega di chi ha fatto terzo, non importa”. Il problema per Coleman venne dal fatto che terzo finì John Sherwood, dello Yorkshire e ben più radicato di Hemery sul suolo patrio. Per Sheerwood, giorni indimenticabili: ventiquattro ore prima la moglie Sheila era stata seconda nel lungo, vinto dalla romena Viorica Viscopoleanu con un record mondiale potato a 6,82.

David venne premiato dal marchese di Exeter, medaglia d’oro quarant’anni prima ad Amsterdam sulle stesse barriere. Da quel giorno il nasuto Hemery sarà CBE e sir, da quel giorno sarà Drake, il corsaro della Regina. Frinolli è ultimo e tale sarà il titolo del Corriere dello Sport. Dopo i Giochi, Frinolli andò al giornale per protestare educatamente ma il partenopeo Antonio “Totò” Ghirelli fu bravissimo nell’indorare la pillola: “Non dovevi arrabbiarti. Con quel titolo volevamo dire: ma se Frinolli è finito ultimo, che razza di gara è stata?”.

La generosità della pista dello Stadio Olimpico regala altri frutti: Wyomia Tyus diventa la prima donna a correre in 11”0, 11”08 elettrico in realtà, e  dopo venti minuti l’australiano Ralph Doubell, incurante di una rarefazione dell’aria benigna per chi pratica sforzi brevi e violenti, maligna per chi entra dentro i confini della durata, eguaglia in 1’44”3 il mondiale degli 800 (distanza che risiede giusto al confine) domando l’irriducibile kenyano Wilson Kiprugut, front runner tra i più coraggiosi mai saliti in scena. “Senti, quanto è il record del mondo?” pare abbia domandato  Doubell a Tom Farrell, terzo. “E’ quello che è scritto sul tabellone”, rispose l’americano. Uno Wallabie (canguro) aveva pareggiato un All Black, Peter Snell. 

Giorgio Cimbrico



Condividi con
Seguici su: