Una storia al giorno

13 Ottobre 2013

Personaggi e vicende dell'atletica di sempre

13 ottobre. Un’atleta di cui si parla poco e degna di essere riesumata nel giorno del 63° compleanno: Annegret Irrgang, Richter da sposata. Negli anni Settanta, regno delle tedesche est, toccò a questa renana angolosa, dal profilo rapace, limitare lo strapotere delle panzerine e panzerone o cedere per brevi incollature.

La rivalità tra chi stava al di là e al di qua del muro può essere sintetizzata nelle due finali di Montreal ’76: su sedici posti disponibili, nove vennero occupati da tedesche con aquila e da tedesche con compasso e martello e la spartizione delle medaglie, chiusasi sulla parità dopo le gare individuali (una di ogni metallo per ogni paese) venne spezzata dopo il tie break della staffetta che le democratiche conquistarono per l’inezia di quattro centesimi grazie a un’ultima frazione di Barbel Eckert che rimontò un metro ad un’altra Annegret, la Kroniger.

Una vendetta consumata agli ultimi passi dopo la sconfitta patita quattro anni prima a Monaco di Baviera quando le federali, schierando in ultima frazione miss Giochi (Heide Rosendahl) avevano avuto la meglio. In terza, una 22enne Annegret Richter che si avvicinò all’edizione successiva con una forte brama, frustrata nella preolimpica di Furth quando fu costretta a pagare quasi tre metri alla connazionale Inge Helten, capace di confezionare in 11”04 un sorprendente record mondiale.

Ma a Montreal la ragazza di Dortmund non ebbe incertezze: 11”05 nei quarti, 11”01 (record mondiale) in semifinale, 11”08 per metter le mani sulla medaglia d’oro in una delle finali più serrate, tre in meno di un metro: Renate Stecher, la massiccia campionessa uscente, firmò 11”13 e Inge Helten finì a tre centesimi dall’argento. Ottava fu una giovane Marlies Goher che in riprese avrebbe portato il limite sotto i 10”80 meritando il titolo di regina delle alte frequenze.

Dopo aver occupato il podio dei 100, le tedesche non ancora riunificate fecero anche meglio sui 200: prima, terza e quarta quelle dell’est, seconda e quinta quelle dell’ovest. E vestire con tempi e nomi significa rivedere gli affascinanti occhi verdi di Barbel Eckert (che a Mosca si sarebbe chiamata Wockel, proponendo lo stesso risultato vincente), olimpionica in 22”37, due centesimi davanti a Annegret, mai così vicina e mai così lontana dalla doppietta.

Giorgio Cimbrico



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