Una storia al giorno

01 Ottobre 2013

Personaggi e vicende dell'atletica di sempre

1 ottobre. Joseph Guillemot era il prototipo del poilus, del fante piccolo e resistente. Nato 114 anni fa, all’inizio d’autunno del 1899, aveva fatto in tempo, come i Ragazzi italiani della sua stessa leva, ad assaggiare gli orrori della guerra di trincea e il gusto di mostarda di quel gas che uccideva, o che lasciava tracce indelebili. Ma lui, campagnolo del Limosino, era di fibra buona, di singolare conformazione - il cuore gli batteva sulla destra – e affetto da un vizio, il fumo, che non lo avrebbe mai abbandonato. Almeno un pacchetto al giorno.

Comincia a correre tardi, attorno ai vent’anni, vince i campionati del reggimento e a seguire quelli francesi che lo promuovono nella squadra per i Giochi Olimpici di Anversa, austeri e ospitati da una delle città che aveva visto da vicino i progressi umani nel massacrarsi a vicenda. I finlandesi annunciano di poter contare su un purosangue: anche Paavo Nurmi ha cominciato a correre da militare ma non ha mai dovuto sparare un colpo, subire un bombardamento o dormire nel fango e tra i topi da trincea. Ha 23 anni e Guillemot 21 e si affrontano sui 5000, proprio sulla distanza che otto anni prima a Stoccolma aveva offerto il magnifico, spasmodico duello tra Hannes Kolehmainen e Jean Bouin, risolto dal finlandese per un decimo. Bouin era caduto nel primo inverno di guerra.

Prima della partenza l’allenatore allungò a Joseph una fiaschetta: “Bevi e sarai imbattibile”.  Guillemot ingurgitò, non si fece impressionare dalla cadenza di Nurmi che seminò i panico tra gli altri, lo seguì come un’ombra e negli ultimi 200 diede via libera al suo finish affibbiando 20 metri al Silenzioso e confezionando la vendetta francese. La “bomba” si rivelò essere un cocktail d’acqua, zucchero e rhum. Tre giorni dopo, il programma prevedeva i 10000 e Guillemot, ancora piena preda dei festeggiamenti, non accolse con gioia la notizia che la gara era stata anticipata di tre ore per permettere al re del Belgio di esser presente. Ingolfato di cibo e con un paio di scarpe di fortuna (le sue gli erano state rubate), prese il via, vendette cara la pelle cedendo per meno di due secondi. Evomitando il contenuto del suo stomaco sui piedi di Nurmi che riuscì anche in quell’occasione a offrire la sua sfingesca imperturbabilità.

Giorgio Cimbrico



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