Una storia al giorno

24 Settembre 2013

Personaggi e vicende dell'atletica di sempre

24 settembre. Tredici anni fa la medaglia d’oro che non c’è, quella che, in un singolare attacco di chiarezza, di realismo, il Cio ha deciso di non assegnare. Sulla pista di Sydney la vinse Marion Jones con un margine così abissale, tre metri e mezzo (10”75 a 11”12) che ai più vecchi riportò alla memoria la vittoria di Marjorie Jackson a Helsinki ’52. Dopo, venne il diluvio: il caso Balco, lo spergiuro, la confessione sull’uso di doping, la galera, una cancellazione che assomiglia a un rito da antica piazza d’armi: la degradazione, le decorazioni strappate via.

A Sydney Marion aveva collezionato cinque medaglie ma fu quella dei 100 che creò i maggiori problemi ai Signori degli Anelli perché alle sue spalle era finita Yekaterini Thanou. Le indagini, i processi, le sentenze, specie quelle definitive, non sono solo lente nella nostra giustizia e particolari nuovi possono costringere a riaprire casi, complicarli, obbligare a supplementi, ad aperture di nuovi fascicoli. La fuga nella notte e il presunto incidente motociclistico che coinvolsero Kostas Kenteris e Yekaterini, proprio alla vigilia dei Giochi di Atene, aprirono il caso sui velocisti greci e costrinsero a una revisione su quanto era avvenuto quattro anni prima, con una conclusione che, una volta tanto, può esser a palmi condivisa: Thanou seconda era e seconda rimase, la giamaicana Tayna Lawrence le venne affiancata con una supplementare medaglia d’argento e Merlene Ottey arricchì la sua collezione di piazzamenti salendo al terzo posto. In quella finale senza una vincitrice, corsero tre velociste delle Bahamas e una quarta, Pauline Davis, ebbe l’oro dei 200 quando il dispositivo della cacciata dal cosiddetto Eden olimpico di colei che venne battezzata Wonderwoman giunse a compimento.

Oggi, per trovare traccia della parabola di Marion, è necessario consultare l’annuale almanacco e ritrovare i suoi formidabili tempi (10”65 e 21”62) ottenuti nell’altura piovosa di Johannesburg e i tre titoli mondali salvati dal grande naufragio. In questa parabola di gloria e vergogna le sono stati accanto CJ Hunter, scorbutico lanciatore di peso finito anch’egli nella rete, Tim Montgomery (che ha conosciuto a lungo il penitenziario per spaccio di droga e traffico di assegni falsi ed è titolare di uno dei record mondiali cancellati dalla cronologia) e, negli ultimi anni, Obadele Thompon, velocista di Barbados e figlio di pastore che, oltre a due figli, le ha ridato la serenità perduta.

Giorgio Cimbrico



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