Una storia al giorno

14 Settembre 2013

Personaggi e vicende dell'atletica di sempre

14 settembre. Nei trentatre giorni che passarono da questa data al 17 ottobre 1968, Gyula Zsivotzky ebbe tutto quel che un campione può desiderare: il record del mondo e l’oro olimpico, da unire alla bellezza di un’esecuzione ancor oggi raramente uguagliata.

La vera scossa elettrica alla storia del lancio del martello Gyula l’aveva data tre anni prima, a Debrecen, in Ungheria apprezzata per un famoso salame a grana fine: il 4 settembre 1965 aveva sparato a 73,74 polverizzando il record di Hal Connolly: un incremento di 2 metri e 48 centimetri non era mai stato riscontrato. O forse va ricercato nelle brume del tempo quando i fabbri irlandesi si sfidavano in questo esercizio di forza velocità e destrezza che avevano inventato per passare il tempo e scommettere qualche bevuta..

Tre anni dopo, il nuovo astro di una scuola magiara che aveva Imre Nemeth e Jozsef Csermak tra i penati si ritoccò di due centimetri a Budapest in un meeting universitario che servì per dare l’ultima ripulita alla condizione in vista dell’appuntamento olimpico. Sembrava normale considerarlo il favorito ma gli esperti in previsioni lo accreditavano buono solo per la medaglia d’argento: negli ultimi nove faccia a faccia, il sovietico Romuald Klim, campione a Tokyo proprio davanti all’ungherese e teorizzatore del lancio piatto, aveva sempre avuto la meglio trasformandosi in una bielorussa bestia nera.

A Mexico City lo scontro fu serrato, sino a offrire Klim davanti dopo quattro turni con 73,28. Zsivotzky lanciò l’assalto finale al quinto tentativo e sollevò le zolle buone tre pollici davanti: 73,36. Memorabile fu il gesto che rivolse a Klim prma di abbracciarlo: ho vinto di tanto così, disse con le mani. Romuald avrebbe consumato la sua vendetta meno di un anno dopo, a casa di Gyula, dando un’altra strapazzata al record del mondo (74,52) e lasciando l’uomo di casa a tre metri.

Il tempo li ha portati via entrambi (Gyula nel 2007 a 70 anni, Romuald due anni fa a 78), ma non ha cancellato il pathos dei loro vorticosi scontri.   

Giorgio Cimbrico



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