Una storia al giorno

22 Agosto 2013

Personaggi e vicende dell'atletica di sempre

22 agosto. Quando, tre anni fa, David Rudisha passò il traguardo dell’Olympiastadion di Berlino in 1’41”09 (due centesimi meglio di Wilson Kipketer: un piccolo passo e un grande balzo…), Sandro Giovannelli ci rimase malissimo: il meeting di Rieti distava appena una settimana e questo record mondiale inaspettato faceva saltare in aria i suoi ambiziosi piani. “Non preoccuparti, Sandro, non ho ancora finito le munizioni”, è, a palmi, la traduzione delle parole consolatorie che il magnifico masai ebbe per il dirigente sabino.

Con Rieti e con il suo appassionato deus ex machina, tutto sommato David aveva un debito di riconoscenza: un anno prima era uscito deluso dai Mondiali, che proprio nello stadio del suo exploit si erano svolti: eliminato in semifinale, sentiva di avere ancora parecchio da dare e dire, specie in quella culla del mezzofondo e, in particolare, del mezzo miglio: per entrare tra i primi venti nella all time reatina, necessario spingersi sotto gli 1’44”.

E così, come in un arcinoto racconto di Ernest Hemingway, breve fu la vita felice dell’1’41”09 del meeting Istaf, giusto una settimana. Questa volta il cammino per portarsi nell’orbita dei 100 secondi previde un progresso di otto centesimi, provocando la gioia piena, senza isteria, che contraddistingue tutti i record firmati nel tempietto del Guidobaldi. Al seguito di David, padre Colm O’Connell, il missionario irlandese che in trent’anni di apostolato in Kenya ha scoperto e portato all’affinamento decine di campioni. Colm non è uno che si muove spesso “ma per David faccio un’eccezione”. La sua armonia ha qualcosa di divino e un ministro del Signore lo avverte più facilmente di noi, comuni peccatori.

A questo punto, l’operazione 100” era stata lanciata: lo avrebbe condotto sino alla serata trionfale di Londra, alla corsa di testa per la quale è difficile trovare un aggettivo sena andare a parare nel retorico (“Non mi stare dietro, ti faresti del male”, avvertì il giovane Kitum prima dello sparo), al più grande 800 della storia che anche i battuti amarono aver corso per poter raccontare a figli e nipoti: “Quel 9 agosto 2012 io c’ero”.

Giorgio Cimbrico



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