Una storia al giorno

05 Agosto 2013

Personaggi e vicende dell'atletica italiana

5 agosto. Nei rapporti ufficiali Luigi Beccali divenne campione olimpico il 4 agosto 1932, ma secondo l’ora media dell’Europa Occidentale, distante nove fusi da Los Angeles, era già il giorno dopo. Oggi. Di quella vittoria, l’unica di un azzurro sul nobile miglio metrico, esiste una limpida testimonianza filmica in un buon bianco e nero, legata al momento decisivo, quando l’americano Glen Cunningham e il canadese Philip Edwards stanno esaurendo il loro attacco a lungo raggio e il piccolo italiano attacca a fondo trascinandosi in scia il britannico John Cornes. Il rettilineo finale è un recital del milanese che in 3’51”2 firmò il nuovo record olimpico. Il giorno dopo, al Villaggio, la squadra organizzò uno spontaneo omaggio allestendo un artigianale red carpet in suo onore.

Sulla finale, l’ombra di un’assenza: all’inizio dell’anno la federazione francese aveva squalificato Jules Ladoumegue per aver accettato compensi, accomunandolo così nel detino a Paavo Nurmi che, per la stessa ragione, non venne ammesso alla maratona olimpica con cui il grande finnico avrebbe voluto chiudere il cerchio d’oro su tutte le distanze. Ladoumegue aveva destato sensazione tre anni prima, distruggendo il record mondiale di Otto Peltzer di quasi due secondi e portandolo a 3’49”0. L’exploit ebbe come teatro lo stadio parigino dedicato a Jean Bouin, nell’intervallo di una partita del Racing. Esste una commovente foto dei giocatori di rugby , molti fieramente baffuti, che portano in trionfo il connazionale.

Non amando che sull’impresa olimpica potessero pesare interrogativi o dubbi, Luigi, detto Nini, diede spessore assoluto a se stesso poco più di un anno dopo, prima eguagliando il record ai Giochi Mondiali Studenteschi di Torino (una sorta di Universiade ante litteram e anche il primo evento di atletica di respiro mondiale organizzato in Italia) nello stadio nuovo di zecca che avrebbe ospitato gli Europei del ’34, e di lì a qualche giorno portandolo a 3’49” all’Arena di Milano con impressionanti 300 finali n 42”. Campione europeo nell’edizione che segnò la nascita della rassegna, Luigi difese il titolo a Berlino: in precarie condizioni fisiche, riuscì a salire ancora sul podio, terzo, strappando ancora un gran 3’49”2. Davanti, con un record mondiale portato a 3’47”8, il neozelandese John “Jack” Lovelock che sarebbe scomparso tredici anni più tardi, in drammatiche circostanze, travolto da un convoglio della metropolitana di New York. Si parlò anche di suicidio, ma è molto più probabile che il grane kiwi fosse stato colto da convulsioni che lo colpivano da quando era stato duramente scalciato da un cavallo.

New Yok divenne anche la residenza di Beccali, che si era dato al commercio nel settore enologico, senza rinunciare a periodiche escursioni in patria. Proprio durante una vacanza – a Rapallo, nell’estate del ’90 - l’addio quando era avviato agli 83 anni.

Giorgio Cimbrico



Condividi con
Seguici su: