Un giorno, un'impresa

08 Luglio 2013

Appuntamento quotidiano con le storie dell'atletica

8 luglio. I giorni meravigliosamente pieni di Parigi 1924 (edizione amatissima dai cultori di cose a cinque cerchi) regalarono una galassia di memorabilia. Uno è il primo successo di un atleta di pelle nera. Afro-americano, secondo modalità verbali correnti. A dire il vero, quel giorno recapito un’accoppiata perché la medaglia d’argento finì a Edward Gourdin che, oltre trent’anni dopo, sarebbe diventato il primo americano di colore a sedere nell’Alta Corte del Massachusetts.

Il diritto di primogenitura e il titolo di iniziatore spetteranno per sempre a William DeHart Hubbard, che veniva da Cincinnati, Ohio, doveva ancora compiere 21 anni e conquistò la medaglia d’oro saltando 7.44. Molti hanno osservato che questa prima “gold and black medal” sia stata oscurata da quanto, il giorno prima, aveva combinato Robert Le Gendre che, nel corso pentathlon, aveva portato il record mondiale a 7.76. Le Gendre, americano con genitori francesi, aveva preso parte alle Olimpiadi militari del 1919, organizzate per celebrare la fine della Grande Guerra, ma gli era stato impedito di gareggiare nel lungo. Se l’era legata al dito e, dopo aver fallito nei Trials e aver trovato un posto nella prova multipla, proprio a Parigi scrisse il momento più alto della sua carriera.

Undici mesi dopo, William consumò fredda la sua vendetta per dimostrare che il successo era del tutto legittimo: allo Stagg Field di Chicago, campionati Ncaa, diede una forte scossa al record portandolo a un 7,89 di profumo moderno. Era una stella dell’atletica universitaria, capace di schierarsi al via anche delle 100 yards, distanza sulla quale uguagliò in 9”6 il record mondiale, e di lasciare segni resistenti: il suo picco a 7,89 fu record dell’università del Michigan (la mascotte è il Wolferine, il feroce ghiottone) sino al 1980 e il 7,71 ottenuto nel ’25 nel corso del Big Ten (lo scontro tra le dieci università più importanti della zona nordorientale degli Stati Uniti) fu spodestato il 25 maggio 1935 quando Jesse Owens con 8,13 irruppe nel futuro.

Appassionato giocatore di bowling, negli anni Cinquanta fu uno dei fondatori dei Cincinnati Tigers che, nel segno di un’apartheid che non era solo patrimonio sudafricano, giocava nella Negro Baseball League. Di lui, scomparso nel ’76, rimane una borsa di studio istituita dall’università del Michigan.

Giorgio Cimbrico



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