Un giorno, un'impresa

14 Maggio 2013

Appuntamento quotidiano con le storie dell'atletica

14 maggio. Nel 1909 a Blackheath, sobborgo londinese considerato una delle culle del rugby, nasce Godfrey Rampling che tutti chiamavano il Colonnello. Non era un soprannome: lo aveva conquistato con i suoi 29 anni di servizio nella Reale Artiglieria. Foto degi inizi degli anni Trenta lo offrono com’era, un fascinoso giovanotto con una buona somiglianza con Hugh Grant, e con lo stesso sorriso malizioso. Il bell’aspetto fu trasmesso alla figlia Charlotte che i più anziani ricorderanno come torbida protagonista di “Portiere di notte” al fianco di Dirk Bogarde.

Godfrey è uno dei più alti esempi di frazionista. Non è un caso che in inglese si dica leg, gamba: tutti assieme per formare un formidabile quadrupede. Nel ’32 a Los Angeles, dopo esser stato eliminato in semifinale, ebbe in sorte di correre l’ultimo quarto della staffetta del miglio. I britannici non avevano avuto un solo finalista nell’individuale ma avevano l’intenzione di battersi come leoni, guidati in spirito da Lord Burghley, marchese di Exeter, oro nei 400hs ad Amsterdam e ancora in grado di avvicinare il podio. Gli americani sembravano inavvicinabili e il record del mondo in batteria, 3’11”8, li metteva al riparo da qualsiasi minaccia. In finale, dopo tre quarti di gara, avevano dieci metri di vantaggio quando il testimone fu trasmesso a William Carr, oro nell’individuale con il record mondiale portato a 46”2. Godfrey si lanciò in una coraggiosa rincorsa, arrivò sino a cinque metri da Carr che a quel punto fu costretto a una violenta accelerazione che lo portò sul traguardo in uno stordente 3’08”2. La Gran Bretagna conquistò l’argento in 3’11”2, record europeo.

Nel ’34, ai Giochi Imperiali di Londra (quelli che di denominazione in denominazione sarebbero diventati i Giochi del Commonwealth) Rampling conquistò sia i 400 che la 4x400, dopo aver bissato il titolo della AAU che a quel tempo valeva un titolo europeo. Come in una sublime rappresentazione, la scena sta per spostarsi all’Olympiastadion di Berlino, degno palcoscenico per la presa di potere dei “capitani coraggiosi” che seppero cogliere l’assurda decisione degli Usa di far fuori Williams e LuValle, oro e bronzo. Rispetto a Los Angeles, la forza d’urto di britannici era un’altra cosa: Arthur Godfrey Brown e William Roberts erano stati secondo e quarto nell’individuale ma furono ancora una volta l’ardore e il coraggio di Rampling a dare un senso alla giornata, il 9 agosto 1936. Questa volta gli toccò la seconda frazione: divorò il netto svantaggio accumulato da Freddie Wolff e consegnò il bastone con due metri di margine. Sotto la spinta di Roberts e Brown sarebbe salito a 11 (due secondi netti) nei confronti degli americani.  

Godfrey è morto il 20 giugno di quattro anni fa, dopo aver tagliato il traguardo dei 100 anni – era il più vecchio olimpionico britannico - ed esser stato onorato dai trombiettieri della Reale Artiglieria a cavallo. Se n’è andato nel sonno, sognando rimonte.

Giorgio Cimbrico



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