Un giorno, un'impresa

25 Aprile 2013

Appuntamento quotidiano con le storie dell'atletica

25 aprile. E’ il 1956 quando la città di Naichik, nella repubblica caucasica del Kabardino, ospita i campionati sovietici primaverili. E’ il momento per una prima boccata all’aria aperta e, per Mikhail Krivonosov, bielorusso che aveva visto la luce nel giorno della Festa dei Lavoratori del ’29 e si era segnalato come eccellente lanciatore di granate, l’occasione per firmare il suo quarto record del mondo: martellata a 65,85, 1 metro e 33 meglio di quanto aveva saputo fare sette mesi prima a Belgrado. Di lì a poco Krivonosov avrebbe spostato il limite a 66,38 e, nel test prima di volare verso i Giochi di Melbourne, a 67,32. Era il 22 ottobre e non è noto quando Mikhail venne a sapere che alla gara che avrebbe assegnato la medaglia d’oro non si sarebbe presentato da primatista del mondo: il 2 novembre, a Los Angeles, Hal Connolly aveva rifinito la preparazione scagliando a 68,54.
In Australia, in un clima da Guerra Fredda terribilmente arroventato dalla crisi di Suez e dall’invasione sovietica dell’Ungheria, il faccia a faccia tra l’americano e il russo si trasformò in uno dei tanti momenti di confronto tra i due blocchi, risolto da Halcon uno dei più stretti vantaggi della storia: 63,19 a 63,03. Connolly - famoso per quel braccio sinistro sette centimetri più corto e capace di aprirsi un varco nella Cortina di Ferro per sposare la discobola ceka Olga Fikotova- si servì di un paio di scarpette da ballo per cercare e trovare velocità. Sarebbe toccato a lui, di lì a quattro anni, varcare i cancelli dei 70 metri.  

Giorgio Cimbrico



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