Un giorno, un'impresa

20 Aprile 2013

Appuntamento quotidiano con le storie dell'atletica

20 aprile. E’ il 1935 e la scena si svolge sulla pista di Pretoria, veld (altopiano) sudafricano, a 1333 metri di altitudine. Barbara Burke vince i campionati nazionali correndo le 100 yards in 11”0 (sulla distanza metrica, un generoso 12”0, più realisticamente qualcosa in più…) e al moment non può sapere che quel record mondiale, eguagliato per la quindicesima volta (da 14 differenti atlete) sarebbe stato l’ultimo ad andare a libro della FSFI, l’organizzazione internazionale dell’atletica femminile, rilevata, per ambedue i sessi, dalla Iaaf. Nell’infinita serie di 11”0 il nome di Barbara compare quattro volte, un paio di volte in fondo a gare ad handicap e sempre in impianti molto al di sopra del livello del mare.

Allo stesso livello cronometrico, tre anni più tardi, all’Olimpico di Amsterdam, sarebbe giunta una olandese alta e dai lineamenti decisi, la signorina Fanny Koen che, poco prima che le truppe alleate forzassero i confini dell’Olanda occupata, ormai signora Blankers, diede una forte scossa alla distanza correndo in 10”8. Lo stesso tempo che avrebbe offerto al pubblico di Dublino, all’indomani della sua trionfale estate londinese, quella del poker d’oro sulla pista di Wembley e di un ritorno in patria degno della regina Guglielmina. Il capitolo finale della sprint in versione “imperiale” sarebbe stato scritto nel 1970 da Chi Cheng, cinese di Taipei: 10”0 per chiudere la storia.

Giorgio Cimbrico



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