Un giorno, un'impresa

08 Aprile 2013

Appuntamento quotidiano con le storie dell'atletica

8 aprile. E’ in questo giorno del ’78 che a Marakwet, una delle località che ritornano con costante regolarità nelle biografie dei grandi corridori dell’altopiano del Kenya, nasce Evans Rutto, da non confondere con Evans Ruto e certo non confondibile con suo padre che si chiamava Kilimo Yano, modesto specialista da 29’: come è noto, in Kenya spesso due fratelli, o padre e figlio, non portano lo stesso nome dopo aver deciso di onorare qualche nonno o altro avo. Rutto non ha mai vinto una medaglia d’oro olimpica o un titolo mondiale ma incarna una svolta: a 25 anni, consigliato da un allenatore tedesco, decide di lasciare la pista (sui 10000 un normale 27”31”, sui 5000 un meno normale 13’02”) e di dedicarsi alla maratona. All’esordio, il 12 ottobre 2003, a Chicago, corre e vince in 2h05’50” e schizza a quel tempo in cima alla lista all time del più veloce al primo assaggio sui 42 chilometri. Facile trasformarlo in un personaggio-simbolo del movimento di vertice che, da allora e specie in queste ultime stagioni, imprime alla distanza delle distanze un’inaudita accelerazione portando, a palmi, l’eccellenza da 2h07’ a un paio di minuti più in basso, con un affollamento sempre più impressionante di suoi connazionali, con forte partecipazione di etiopi e con una discreta presenza di marocchini. Rutto vinse anche una maratona di Londra e vive sull’altopiano on la moglie e tre figli. A suo modo, un capostipite.

Giorgio Cimbrico



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