Un giorno, un'impresa

14 Marzo 2013

Appuntamento quotidiano con le storie dell'atletica

14 marzo. Mondiali indoor 1993: nel magnifico Dome di Toronto, dove qualche fortunato ebbe la chance di godersi le gare dalla suite (camera con pista…), Javier Sotomajor vince una delle più dure competizioni della storia: 2,41 per domare lo svedese Patrick Sjoberg, capace di contrastarlo sino a 2,39. L’uno e l’altro, nel futuro dietro l’angolo, sarebbero finiti accecati dalla nuvola bianca della cocaina. Per il cubano fu un riprendersi lo scettro che aveva stretto quattro anni prima a Budapest (quando aveva portato il record mondiale a 2.43) e perduto a Siviglia ad opera dell’elasticissimo americano Hollis Conway, un tipo da 57 cm di differenziale: 1,83 contro 2,40 lasciati alle spalle. VIsta a posteriori, la vittoria nella capitale dell’Ontario diventa l’annuncio del miracolo che di lì a poco più di quattro mesi il giovanotto di Limonar seppe offrire nel meeting di Salamanca: 2,45. Era la vigilia del meeting di Sestriere e a tarda sera molti dovettero ampiamente ritoccare e ridimensionare i loro scritti. Quel volo, che sta per compiere vent’anni (quello indoor sta per arrivare al quarto di secolo) richiese un drastico intervento. E senza internet fu dura.

Giorgio Cimbrico



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