Tamberi, generazione in alto

02 Luglio 2015

Il neoprimatista italiano Gianmarco è figlio d'arte di Marco, recordman e azzurro dell'alto a Mosca 1980. Il nonno Bruno saltava 1.86 nel 1939, il fratello Gianluca ha la MPI U23 del giavellotto.

di Giorgio Cimbrico (da fidal.it)

Per calarsi nella dimensione “padri e figli”, non resta che adottare una formula biblica: e Marco, della tribù dei Tamberi, generò Gianluca e Gianmarco, forti e belli, attori in pedana e sul set. Ma in realtà, grazie a segnalazioni che arrivano da quel che pensavamo fosse il capostipite, è consentito esplorare in una maggiore profondità del tempo, per scoprire che esiste una generazione antecedente, rappresentata da Bruno Tamberi. Per la spezzina GIL (Gioventù italiana del Littorio), Tamberi I - nato a Livorno da un ufficiale di Marina poi trasferito a La Spezia - saltò 1,86 nel 1939 (non male, visto che il record italiano era 1,93 di Alfredo Campagner) e quella misura riuscì a resistere, come primato ligure, sino al 1954 quando venne migliorata da Gian Mario Roveraro, l’ingauno (tali sono gli originari di Albenga) destinato a diventare il primo azzurro a superare i 2,00. L’Horine d’Italia.

Il caso di questa talentuosa famiglia, comunque, va anche al di là di un’ereditarietà da solidissimo clan e conferma un’altra realtà che potremmo definire ormai storicamente consolidata: le Marche (regione in cui sono cresciute le ultime due generazioni di Tamberi) come fabbrica di campioni, in una galleria che offre Valentina Vezzali e gli altri spadaccini (Giovanna Trillini, Stefano Cerioni, Elisa di Francisca) che hanno fatto di jesi la città più decorata d’Italia, forse del mondo, la prima nel rapporto popolazione/medaglie olimpiche e mondiali conquistate; l’eterno Valentino Rossi, lo squalo Filippo Magnini. L’offerta è completa: c’è la componente etnica a sud di Ancona e della zona collinare di Macerata, e quella, ancora odorosa di Romagna, della provincia di Pesaro. Ora tocca a Gianmarco, venuto al mondo 23 anni fa a Civitanova (il 2,34 è arrivato a Colonia ad un mese esatto dal suo compleanno), il più alto d’Italia all’aria aperta, alla pari con Marco Fassinotti in formato invernale.

Un “giovane favoloso” e meravigliosamente balzano (mezza barba, capelli blu, colonne sonore che non sono propriamente riconducibili ai quartetti di Haydn), molto diverso dal conterraneo Giacomo Leopardi. Ma anche lui con un infinito in testa.

Statisticamente nessuno potrà minacciare il dominio famigliare scandito dagli Ottoz sugli ostacoli alti: Eddy più Laurent significano un regno iniziato il 4 luglio 1964 e chiuso il 23 giugno 2002 con l’avvento di Andrea Giaconi, esperto di birre e amante del piercing.

E sempre con le barriere di mezzo, più basse però, hanno lasciato il loro segno profondo Roberto e Giorgio Frinolli, così come ne lascerà, quando la sorte smetterà di tormentarla, Federica Del Buono, figlia di Gianni e di Rossella Gramola. Quanto ad ascensioni, nel gruppo finisce anche il clan fiorentino degli Stecchi: un passaggio di testimone – pardon, di asta - da Gianni a Claudio.

Ma di certo la saga dei Tamberi è, per citare un aggettivo che andava di moda trent’anni fa a proposito della fremente Londra, la più swinging. Marco aveva un carattere deciso, quasi sfrontato, ebbe i suoi giorni (due record italiani al coperto, a Sindelfingen e a Genova ), assaporò il gusto di un’Olimpiade, quella moscovita, ed ebbe le speranze tranciate come il tendine d’Achille mozzato in un incidente stradale che stese il sipario sulla carriera. I figli gli stanno restituendo quel che gli è stato negato: un record italiano promesse nei pressi degli 80 metri per Gianluca, così bello da meritare il titolo di Mister Italia e attore al fianco di Terence Hill in Don Matteo; e ora questa arrampicata libera di Gianmarco, una raffica di salti che assomigliano a dei ciak: buona la prima a 2,28, 2,30, 2,32, 2,34. Un Atteso, direbbero di lui gli americani. Capace di andare sul podio agli europei juniores di Tallinn e di andarci vicino (quinto) a quelli assoluti, nella città dirimpetto, Helsinki, di assaggiare come il padre l’esperienza dei Giochi, di scavalcare 2,31 a vent’anni e di deliziare il pubblico di Bressanone con tentativi-show dalle parti dei 2 metri e mezzo. Colonia può essere la prima tappa di un’irresistibile ascesa che nel futuro immediato lo vedrà pellegrino in Oriente, prima in Corea (Universiadi), poi a Pechino.



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