Sprint giovane, il futuro parte da Firenze



La cosa salta subito all’occhio: quattro juniores convocati per l’esame di Coppa Europa a Firenze sono già un bel gruppo. E la prima curiosità che ti viene da soddisfare è se ci siano stati, e in che misura, dei precedenti così rilevanti nella manifestazione. Va detto che il caso di Claudio Licciardello, accompagnato dalle coetanee del settore femminile – le velociste Claudia Pacini, Giulia Arcioni e Maria Aurora Salvagno – non è certamente isolato nella storia della partecipazione azzurra al torneo continentale. E, tuttavia, nemmeno così frequente. Scavando tra le formazioni schierate a partire dal 1965, l’anno d’esordio della manifestazione intitolata a Bruno Zauli, degli “under 20” furono protagonisti già alla prima uscita: il lunghista Roberto Bonechi fu il baby esordiente in gara individuale, ma nel corso della semifinale ospitata dai nostri in casa, all’Olimpico di Roma, ci fu anche la presenza di Giacomo Puosi, che corse una frazione della staffetta del miglio. Gli azzurri conquistarono per la prima volta la finale “A” – quella che oggi viene definita la “Super League” – nel 1970 grazie alla storica semifinale di Sarajevo, una prestazione da brividi, seguita invece da un’esibizione così e così al cospetto dei grandi d’Europa, a Stoccolma: ma il primo junior schierato in una finale fu il milanese Bruno Magnani, classe ’56, frazionista della 4x400 a Nizza ’75. Ovviamente c’è una prima volta anche per una gara individuale: toccò al napoletano Lorenzo Brigante (nato nel ’58), che fu testimone privilegiato dei 400 ostacoli ad Helsinki ’77. Ora toccherà al catanese Claudio Licciardello raccogliere il testimone: il precedente più prossimo è quello di Pier Francesco Pavoni, che fu anche il più giovane azzurro a partecipare ad una finale “A”, disputando i 100 metri a Zagabria 1981. Insomma stiamo parlando già di qualche annetto fa. La situazione delle ragazze è un tantino più complessa: per limitarci ai grossi nomi, Sara Simeoni partecipò non ancora 17enne alla semifinale di Bucarest nel ’70, mentre Gabriella Dorio aveva compiuto 16 anni da pochi giorni quando si ritrovò, sempre nella capitale romena, per disputare gli 800 metri nella semifinale del ’73. Insomma, la partecipazione femminile delle “under 20” - e anche delle “under 18” (ricordiamo che il primato allieve dei 400 è ancora in mano a Nevia Pistrino, che a 17 anni corse la semifinale di Bodo nel 1981 in 54.23) – risulta certamente più corposa di quella maschile, ma va anche detto che solo nel ’79 le nostre donne si affacciarono per la prima volta nella vera finale della manifestazione, in qualità di Paese ospitante, a Torino ’79: e in quell’occasione fu schierata nel lungo Barbara Norello, classe ‘60, oltre ad altre juniores in entrambe le staffette. Resta il fatto che l’ultima rappresentante junior protagonista in azzurro per la Coppa Europa è stata la velocista palermitana Stefania Ferrante – nella 4x100 a Monaco di Baviera nel ’97 – mentre non ci sono state altre atlete della categoria schierate in gare individuali di una finale “Super League” dopo Virna De Angeli (400 ostacoli a Villeneuve d’Ascq nel ’95). Chiuso il discorso rievocativo, torniamo all’attualità. Con lo storico primato juniores stabilito a Grosseto, 46.47 per succedere all’annoso precedente di Stefano Malinverni (46.63 del ’78), Claudio Licciardello è sicuramente una carta da giocare per la 4x400: ma è chiaro che l’obiettivo primario del catanese di Riposto, piccolo centro a due passi da Giarre, restano i Campionati Europei juniores di Kaunas, visto che l’azzurro capeggia ancora la lista continentale di categoria. Per le tre ragazze il discorso è leggermente differente: il terzetto Pacini-Arcioni-Salvagno ha già dimostrato ai Mondiali grossetani del 2004 di avere un potenziale interessante nella staffetta. Allora, integrate dalla ligure Simona Ciglia, migliorarono in batteria il primato italiano juniores con 44.82 e quindi conquistarono un inatteso sesto posto in finale, pur peggiorando la prestazione cronometrica del turno eliminatorio: un piazzamento corrispondente ad un secondo posto virtuale in chiave europea, alle spalle delle francesi. Ora c’è da dire che le tre azzurre hanno tutte migliorato le proprie prestazioni individuali in questa stagione: Claudia Pacini e Maria Aurora Salvagno piazzandosi nell’ordine in occasione della finale tricolore con 11.73 e 11.79, mentre Giulia Arcioni ha messo a segno nel primo scorcio dell’anno tempi come 11.79 regolare e 11.64 ventoso, esprimendosi ad alto livello anche nei 200 metri. Decisamente c’è la possibilità di sognare una finale individuale in Lituania, ma le prospettive sembrano anche più ambiziose se si pensa alla staffetta. Tre ragazze con un unico obiettivo, ma con storie decisamente diverse. Partiamo da Giulia Arcioni, non foss’altro perché la romana ha il suo destino in qualche modo segnato dal patrimonio genetico – il papà Fabio è stato azzurro del mezzofondo e la mamma, Antonella Battaglia, primatista italiana dei 100 ostacoli – e lei, di suo, ci ha messo un pizzico di personale caparbietà. Mettendo a frutto gli insegnamenti di Chiara Di Pasquale, capace tecnico della piazza romana, Giulia ha presto raggiunto grandi traguardi – ricordiamo anche le finali dei 200 conquistate nei Mondiali allieve di Sherbrooke e negli Europei juniores di Tampere, entrambe del 2003 – ma questo non l’ha certo appagata: e quando sono cominciati i problemi, qualche intoppo di natura muscolare e la difficoltà di allenarsi durante il soggiorno di studio negli USA, la romana della Cariri ha fatto di tutto per uscirne senza scorie di natura fisica o psicologica. E ora sembra esserci riuscita. Maria Aurora Salvagno è l’ultimo esponente della grande tradizione sarda della velocità: basti pensare a nomi come quelli di Floris, Marras, Puggioni e, tra le ragazze, al grande talento – in parte purtroppo inespresso – di Annarita Angotzi. Ma la ragazza sassarese ha dovuto lottare per raggiungere gli obiettivi: difficile allenarsi con continuità, pressata dagli impegni della scuola o dal bisogno di prestare aiuto in famiglia, e così, fino ad un paio d’anni fa, si erano un po’ vanificati gli sforzi appassionati del suo tecnico Marco Ciccarella. Ora le difficoltà sembrano definitivamente appianate: Aurora vive ormai l’atletica in modo semi-professionale, praticamente su quella pista di Alghero che le autorità cittadine hanno reso agibile proprio sull’onda dei suoi successi. Lei ha messo in carniere anche un posto nella finale dei 200 all’EYOF di Parigi 2003, una specie di rassegna europea “under 18” e sicuramente non ha intenzione di lasciare isolato questo risultato nella sua personale bacheca. Claudia Pacini, 19 anni da compiere solo nel prossimo novembre, è finora cresciuta un po’ all’ombra delle coetanee rivali-compagne di squadra: tanti i piazzamenti finora accumulati nei campionati delle categorie giovanili. Il fatto di aver vinto il titolo tricolore a Grosseto, però, ha in parte ribaltato le gerarchie che sembravano consolidate. E per la coraggiosa empolese, portacolori della Toscana Atletica, si aprono nuove prospettive: come quelle di un’esperienza di Coppa Europa da giocarsi praticamente in casa.


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