Sopot Fassinotti è sesto nell'alto

09 Marzo 2014

Il piemontese supera i 2,29. Nono posto per Margherita Magnani nei 3000 metri (9:10.13). Record del mondo USA nella 4x400 uomini (3:02.13)

Finisce con il sesto posto, la finale iridata dell’alto di Marco Fassinotti. Per l’azzurro la quota di classifica è 2,29, ottenuta al termine di un percorso privo di errori (in precedenza salti immediatamente riusciti a 2,20 2,25); lo stop arriva alla misura successiva, 2,32, che risulta il capolinea del Mondiale dell’italiano. A vincere l'oro mondiale è il qatariano Mutaz Essa Barshim, 2,38 (nessun errore su tutte le misure, nessun “passo” fin da 2,20), la stessa quota  del secondo classificato, il russo Ivan Ukhov, battuto per aver superato l’asticella al terzo tentativo. Il bronzo va all’ucraino Protsenko, 2,36. “Non sono contento – il commento di Marco Fassinotti – avrei voluto saltare almeno 2,32, che a mio parere è la misura che rappresenta il punto in cui mi trovo, oggi, nel mio percorso di atleta. So che non sarebbe cambiato nulla, sarei arrivato sempre sesto, ma mi avrebbe lasciato più sereno nel valutare la mia stagione. Quel che mi porterò dietro da Sopot è la consapevolezza di quanta strada debba ancora fare per avvicinare il vertice dell’alto: in particolare, devo crescere sul piano agonistico, diventare un buon competitor, come dicono gli inglesi. Domani si ricomincia, passerò qualche giorno di riposo, poi riprenderò il lavoro in vista della stagione all’aperto”.

Margherita Magnani, l'altra italiana impegnata nell'ultima giornata dei Mondiali in sala, è nona nella finale dei 3000 metri. L’evoluzione della gara è la peggiore possibile per l’azzurra: il primo mille passa in un lentissimo 3:24.50, prologo di una fase successiva dai ritmi insostenibili. Quando si comincia sul serio, la cesenate si stacca insieme ad un gruppetto di altre tre atlete, mentre Genzebe Dibaba, la primatista del mondo, in testa, inizia la sua progressione, fino a produrre cinque giri sensazionali: il cronometro accredita l’etiope di 2:38.94 negli ultimi mille metri, per l'8:55.04 conclusivo. Argento a Hellen Obiri (KEN, 8:57.72), bronzo a Maryam Yusuf Jamal (8:59.16). L’azzurra termina in 9:10.13 “Mi spiace un po’ - racconta la Magnani nel dopo corsa – avrei voluto terminare tra le prime otto, ma ho perso l’americana Rowboury e non sono più riuscita a riprenderla. Speravo in una finale diversa: sapendo di valere intorno agli 8:45, avrei voluto un passaggio più veloce, al di sotto dei 3 minuti nei primi mille metri, per poter avvicinare i miei limiti. In ogni caso, sono contenta di come è andato questo Mondiale. Sono cresciuta da ogni punto di vista, soprattutto a livello mentale”.

Record del mondo della 4x400 USA: 3:02.13
Gare di elevato livello tecnico nel pomeriggio di Sopot. L’oro del lungo donne lo mette al collo la francese Eloyse Lesueur, soli quattro centimetri in più rispetto al 6,81 (primato personale ) della eptatleta britannica Katarina Johnson-Thompson, a sua volta quattro centimetri avanti alla serba Spanovic (6,77), a completare un podio tutto europeo. Spettacolo tattico nei 3000 metri maschili: a vincere è il 21enne keniano Caleb Ndiku (7:54.94), uomo pluripremiato nelle manifestazioni giovanili degli ultimi anni, che dopo aver preso l’iniziativa a 500 metri dal traguardo, riesce a resistere nel rettilineo finale allo statunitense  Bernard Lagat (7:55.22) e all’etiope Dejen Gebremeskel (7:55.39). Chanelle Price onora il detto americano “from gun to tape” (dalla pistola all'arrivo) correndo in testa tutto l’ottocento: oro in 2:00.09, con l’argento che nel convulso rettilineo finale va alla polacca Angelika Chichocka (2:00.45). Il livello più elevato di decibel all’interno della Ergo Arena si raggiunge quando Adam Ksczot e Marcin Leandoski attaccano gli ultimi tre quarti di gira al primo e secondo posto nella finale degli 800 metri: la distanza che basta all’etiope Mohammed Aman, però, per rimettere le cose in ordine, vincendo in 1:46.40 (terzo titolo iridato in fila tra indoor e outdoor). Ai polacchi i restanti due gradini del podio, prima della squalifica per invasione di Lewandoski, che mette il britannico Osagie sul podio.

Tra i due cubani Reve (infortunato dopo due prove) e Pichardo, nel triplo, alla fine spunta il russo Lyukman Adams: il 17,37 ottenuto all’ultimo tentativo vale un inatteso primo posto.

Shelly Ann Fraser onora il proprio carisma di doppia campionessa olimpica dei 100 metri aggiudicandosi i 60 iridati con un notevole sub-7 secondi: 6.98, primato personale (settimo crono alltime, a 6 centesimi dal record della Privalova), tre centesimi meglio dell’ivoriana Murielle Ahoure (7.01) e della statunitense Tianna Bartoletta (7.06). Ai francesi due medaglie su tre nei 60hs, ma non  quella d’oro, che va allo statunitense Omo Osaghae con 7.45: dietro di lui, Pascal Martinot-Lagarde (7.46) e Garfield Darien (7.47, in vantaggio fino all’ultima barriera). Staffette 4x400 di marca USA: le donne (Hastings, Atkins, McCorory, Tate) fanno centro in 3:24.83, ma gli uomini (Clemons, Verburg, Butler e Smith) vanno oltre, correndo in 3:02.13, il record del mondo. A cadere è un primato vecchio di 15 anni: il 3:02.83 realizzato dal quartetto USA (Morris, Johnson, Minor, Campbell) nel mondiale di Maebashi, il 7 marzo del 1999 (mai ratificato come record il 3:01.96 corso da un quartetto americano a Fayettville l’11 febbraio del 2006).

Medagliere e analisi statistica
Gli Stati Uniti dominano nel medagliere, con 12 podi (ben otto titoli), davanti a Russia (5 medaglie) ed Etiopia (5 medaglie). Nella classifica a punti, divario ancora più netto: gli Stati Uniti (142) doppiano i padroni di casa della Polonia (67) e la coppia formata da Gran Bretagna e Russia (61). In questa tabella compare anche la squadra azzurra, al quarantesimo posto (3 punti, quelli colti da Marco Fassinotti). Da un punto di vista statistico, rispetto alle precedenti edizioni, l’Italia tocca il minimo storico in termini di punti, pareggiando il conto di finalisti di Doha 2010 (quando Fabrizio Donato fu quinto nel triplo). La considerazione, comunque oggettiva, va inquadrata alla luce delle scelte che hanno portato alla composizione della squadra azzurra per il Mondiale di Sopot (valutato, in fase di impostazione della stagione 2014, di secondario interesse rispetto all’Europeo outdoor di Zurigo, anche in considerazione dell'alto costo pagato lo scorso anno ai Mondiali di Mosca dopo la fortunata stagione indoor) e dei numerosi infortuni occorsi agli uomini e alle donne da piazzamento negli otto alla vigilia della manifestazione. Sul piano più tecnico, oltre alle belle prove di Fassinotti e Magnani, brilla il primato nazionale della staffetta 4x400 donne (3:31.99 grazie a Spacca, Bonfanti, Milani e Bazzoni) e il doppio 7.97 nei 60hs di Marzia Caravelli, uscita dalla finale per appena un centesimo.

Il commento del DT Massimo Magnani
Il DTO Massimo Magnani valuta il comportamento della selezione azzurra nella rassegna iridata: “La resa della squadra è più o meno in linea con le attese della vigilia. Fassinotti ha centrato l’obiettivo della finale, la prima per lui in carriera, e la promozione l’ha colta anche Margherita Magnani, sulla quale probabilmente in pochi avrebbero scommesso ad inizio stagione. L’accesso tra le prime otto lo avrebbe meritato anche Marzia Caravelli, che è stata molto brava a stabilire qui il suo primato personale, ed anche sfortunata per rimanere esclusa per un solo centesimo”. Il record nazionale della 4x400 donne è un altro aspetto da tenere presente: “Non si poteva chiedere di più alle ragazze della staffetta, anche loro, come la Caravelli, prime escluse dalla finale. Chi non ha realizzato quanto preventivato è certamente Paolo Dal Molin, che sarà, lui per primo, dispiaciuto per una prestazione non all’altezza del suo valore: a mio parere, ha pagato una condizione tecnica non stabile, ma rispetto all'estate 2013 è comunque un atleta ritrovato”. La stagione indoor va in archivio: “Abbiamo scelto in fase di programmazione di privilegiare l’impegno sull’outdoor, indicando l’Europeo di Zurigo come obiettivo primario del 2014. L’esperienza vissuta lo scorso anno, quando gli ottimi risultati colti in inverno non hanno avuto un seguito generalizzato in estate, ci ha indotto a questa decisione”.

Marco Sicari @marsicari

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