Si è dimesso Stefano Andreatta

Stefano Andreatta si è dimesso dal consiglio nazionale della Federazione italiana di atletica leggera.

Il 53enne brissinese, già presidente del Comitato altoatesino, ha inviato venerdi la lettera delle sue dimissioni al presidente Alfio Giomi, che attacca per la mancanza di un progetto tecnico e la gestione del caso Schwazer.

Proprio questo caso è la goccia che ha fatto traboccare il vaso, scrive Andreatta nelle sue dimissioni. Il dirigente sportivo brissinese rimprovera Giomi di avere avuto “un comportamento altalenante, insicuro e mutevole, che oscillava tra l’opportunistico e l’irrazionale”.

Andreatta attacca pesantemente il progetto tecnico che ha portato al fallimento delle Olimpiadi di Rio de Janeiro. “I risultati sono sotto gli occhi di tutti, i peggiori di sempre, con neanche una medaglia conquistata". Andreatta critica inoltre la “militarizzazione” del Consiglio Federale, chiedendo un maggior equilibrio politico tra società civili e militari. “Questo avrebbe dato maggior impulso all’attività periferica, quella deputata alla crescita di coloro che poi diventeranno atleti militari e dei cui risultati giovanili, sempre raggiunti anche nel passato, tanto ci si bea."


Da oltre trent´anni nel mondo dell’atletica

Andreatta vanta una lunga carriera dirigenziale nel mondo dell’atletica, iniziata trentaquattro anni fa, nel 1982 come consigliere del comitato regionale del Trentino-Alto Adige del quale è stato anche vice Presidente. Dopo la divisione del Comitato Regionale in due Comitati Provinciali, Andreatta nel 1992 ha guidato per 12 anni il Comitato Alto Adige come Presidente. Nel 2009 è stato anche uno dei principali promotori del Mondiale U18 di Bressanone, per la cui organizzazione ha ricoperto la carica di Event Manager. Dal 2004 al 2012 e in questi ultimi 15 mesi ha infine ricoperto la carica di Consigliere Nazionale.

 

La lettera di dimissione di Stefano Andreatta scritta al Presidente Alfio Giomi

Gli avvenimenti di questi ultimi mesi, non ultimi l’esito dei Giochi Olimpici di Rio, impongono la mia presa di distanza dall’attuale governo della Federazione Italiana di Atletica Leggera

Schwazer
Non posso non stigmatizzare l’atteggiamento tenuto dal Presidente e da tutto il Consiglio al momento del rientro di Alex Schwazer alle competizioni a valle di alcune dichiarazioni ed alcuni atteggiamenti ostili di atleti della nazionale. Ancora più grave il tentativo goffo di chiamarsi fuori e l’indiscutibile abilità “pilatesca” di non dire nulla perché “le sentenze non vanno mai discusse” nel caso della seconda positività. Evidente è stata l’incapacità di avere una linea di fronte agli avvenimenti susseguitisi con un comportamento altalenante, insicuro e mutevole, che oscillava tra l’opportunistico e l’irrazionale. Grave inoltre il silenzio da parte dell’ambiente federale al punto che non sia mai giunta all’uomo Alex Schwazer alcuna parola nemmeno di solidarietà umana.

Progetto tecnico
Alfio Giomi, all’indomani dell’elezioni del 2012, si era affannato a declamare le proprie virtù salvifiche, da esercitare in un unico solo mandato, al servizio della Federazione, a suo dire, distrutta dai suoi predecessori, tra cui il sottoscritto. Si è visto il risultato: progetto tecnico fallimentare e risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti, i PEGGIORI DI SEMPRE! Beh! Penso che un minimo di prudenza e umiltà non avrebbe proprio guastato. Più che servire la Federazione, forse se ne si è serviti. C’è chi ha scritto: “Colpa di Giomi, vuol fare tutto lui”. Sono arrivato alla conclusione che molti dei problemi risiedano proprio lì e nel suo cerchio magico ed è anche per questo che non mi sento al mio posto.

Consiglio Federale.
Il Consiglio Federale è uscito militarizzato dall’ultima Assemblea ed ha assecondato in toto quanto perseguito dal presidente. Sia ben chiaro, nulla contro le società militari, anzi credo fermamente nell’importante ruolo che esse rivestono. Sono però convinto che un maggior equilibrio politico tra società civili e militari non avrebbe guastato ed anzi, avrebbe dato maggior impulso all’attività periferica, quella deputata alla crescita di coloro che poi diventeranno “atleti militari” e dei cui risultati giovanili, sempre raggiunti anche nel passato, tanto ci si bea. Ma come qualche d’uno disse, sempre in quella assemblea, sfugge che sono proprio le società militari ad avere disperato bisogno di quelle civili, più di quanto non si creda.

E’ in conseguenza di quanto sopra esposto, non esaustivo del profondo sconcerto per come è stata governata la Federazione in questi ultimi anni, all’insegna quasi di un cupio dissolvi, che ho appena inoltrato al presidente della Fidal Alfio Giomi le mie dimissioni da Consigliere Federale.

 



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