Shaheen illumina il Golden Gala



La venticinquesima edizione del Golden Gala, seconda tappa nel calendario della Golden League 2005, ha offerto uno spettacolo degno della lunga tradizione di questo meeting, tra i più prestigiosi del mondo. Migliori prestazioni mondiali stagionali, primati nazionali, continentali e del meeting, e ben trentacinque primati personali hanno catalizzato l'attenzione degli oltre trentamila spettatori accorsi per la serata del Giubileo del meeting internazionale romano. Le stelle dell'Olimpico Una gara di alto maschile tra le più "verticali" degli ultimi anni ha tenuto altissima l'attenzione del pubblico del Golden Gala: spettacolo offerto da Sua Maestà Stefan Holm, dal più giovane prodigio del salto in alto in circolazione, il ceko Baba, e dall'ucraino Sokolovskiy, talento di lunga militanza nonostante abbia solo 27 anni. Proprio il fenicottero dell'Est, unico a superare i 2,38 del nuovo mondiale stagionale, ha sorpreso lo svedese volante ed il ceko, altissimi ma sconfitti con 2,36. Vane le rincorse ai 2,40, ma in almeno uno dei tentativi di Holm e dell’ucraino, vicinissime all’apoteosi. Le siepi hanno regalato emozioni straordinarie nel momento della resa dei conti in dirittura d'arrivo: i pacemakers non hanno dettato il ritmo in linea con il primato del mondo, e la pista ha parlato di 2'35"57 ad un terzo di gara e 5'20"13 al secondo km. I duellanti Paul Kipsiele Koech e Shaheen affiancati alla campana, ma è il kenyano che ai 300 metri lancia una volata su cui Shaheen riuscirà a recuperare solo all'ultimo metro dopo una rincorsa tutta in spinta per chiudere in 7'56"34, mondiale stagionale, primato del Golden Gala e quinta prestazione assoluta di ogni tempo. Per Koech uno stratosferico crono a soli 3 centesimi dal campione del mondo (7'56"37), che fa di lui il quinto di sempre. Arnold, non Xiang Liu. L'americano ultratrentenne che sta vivendo una stagione da ventenne ha battuto ancora il cinese primatista del mondo e campione olimpico, con il tempo di 13"11. L'assenza contemporanea del vento favorevole e di Allen Johnson ha penalizzato il riscontro cronometrico ed il pathos dei centodieci metri, ma l'impressione destata da Arnold è stata eccellente. Il cinese, in rimonta dopo una prima parte di gara non brillante, è riuscito a salvare il secondo posto in 13"24. Doucouré, l'astro francese, ha completato il podio con 13"29. Andrea Giaconi ha chiuso al nono posto in 13"78. Con il forfait di Asafa Powell i cento metri hanno lasciato il proscenio ad un solo protagonista, il campione olimpico Gatlin, che con 9"96 realizza il primato stagionale e toglie al ghanese Zakari tutte le illusioni di restare in corsa per il jackpot di specialità. Benissimo nella fase centrale, ed appena scomposto negli ultimi metri, Simone Collio ha portato a casa il suo secondo risultato di sempre con 10"22, migliore prestazione italiana del 2005, e la soddisfazione di aver messo il busto ben davanti a Kim Collins, la sorpresa iridata di Saint-Denis 2003. L'altro cento metri, quello femminile, ha confermato l'eccellente vena di Christine Arron, in linea nella corsa al jackpot con la vittoria, chiarissima, in 11"03. Abbattuta, per ora, la concorrenza americana, compresa quella della vice-campionessa olimpica Williams, che aveva battuto la francese a Losanna. La gara "B" regala il sorriso alle due nostre migliori rappresentanti: Manuela Levorato e Vincenza Calì onorano la partecipazione al Golden Gala con i rispettivi primati stagionali, 11"33 per la veneta (migliore prestazione italiana stagionale) ed 11"45 per la siciliana (rispettivamente seconda e quinta nella volata andata alla statunitense Durst in 11"32). Il Golden Gala sta trovando in Rashid Ramzi un nuovo cliente abbinato alla vittoria: l'ex-marocchino ha bissato il successo della scorsa stagione col valore aggiunto del nuovo primato d'Asia in 3'30"00, che è anche la migliore prestazione mondiale stagionale strappata, pur se per l'inezia di un centesimo di secondo, al kenyano Komen, secondo stasera in 3'30"37. Alfred Kirwa Yego è stato la sorpresa dei trials kenyani per i campionati del mondo, conquistando una maglia a dispetto di avversari molto più esperti e quotati. All'Olimpico ha confermato di valere il bene che si dice di lui vincendo in 1'44"62 lasciandosi alle spalle niente meno che il campione olimpico Borzakovskiy ed il suo vice Mulaudzi. Nono, con il primato personale di 1'46"15, l'azzurro Maurizio Bobbato, migliore prestazione italiana dell'anno. Se ce ne doveva essere bisogno, dopo il boom dei campionati americani, nuova dimostrazione di potenza di Sanya Richards, che vince senza storia sulla ex-regina del giro di pista Guevara in 49"82, la terza prestazione cronometrica della stagione. Al maschile, successo di Tyree Washington, sempre più quello di qualche anno fa, che in 45"02 batte tutta la nouvelle vague del giro di pista made in USA. Nel finale dei 400 metri ostacoli, con otto atleti su nove compresi in tre metri c'è anche la figura di Gianni Carabelli, finalmente sotto i 49 secondi (terzo italiano dopo Mori ed Ottoz) e con in tasca un biglietto di prima classe per Helsinki: 48"84 il responso del cronometro, ed un ottavo posto mai così felice (vince uno dei superman della specialità, James Carter, in 48"41). Concorsi: Giuseppe Gibilisco non è decollato come due stagioni fa sulla pedana dell'Olimpico, superando i 5,51 alla seconda prova e mancando i tre tentativi a 5,71, non nascondendo disappunto per il mancato assalto al record italiano. Successo importante per l'argento olimpico Stevenson, unico a valicare la quota di 5,81 e mancando tre prove a 5,95. L'avventura romana dei saltatori in alto si conclude con un doppio 2,27 realizzato da Giulio Ciotti e da Andrea Bettinelli, rispettivamente settimo e nono, mentre Nicola Ciotti ha concluso la sua gara dopo il primo fallito tentativo a 2,27, classificandosi dodicesimo. Nel lancio del giavellotto Francesco Pignata non è riuscito a lambire la misura degli 80 metri che gli avrebbe permesso di usufruire di tutte e sei le prove a disposizione. Con 77,06 al terzo lancio si è classificato nono. Gara vinta, dopo un'altalena al comando della classifica, dall'estone Vaernik con un ultimo lancio da 85,50. Di contorno allo show della sorridente Lebedeva (due volte oltre i 15 metri con una punta di 15,03) poche soddisfazioni per le nostre tripliste di punta: Magdelin Martinez, sesta con 14,26, e Simona La Mantia, settima con 14,22, non sono riuscite ad esplodere come sperato. Nel lungo magnifico l'olimpionico Phillips, vnicitore con 8,39. Ancora dal mezzofondo i cinquemila metri: nella gara maschile corsa spezzata in due tronconi: folto e nero il drappello avanguardista, bianco quello di coda. Tra il campione del mondo Kipchoge ed il delfino di bekele, Gebremariam, spunta la piccola talentuosa sagoma di Isaac Songok, ex-teenager fuoriclasse dei 1500 metri, che brucia il traguardo in 12'52"29 disintegrando il personale e portando con sé altri sei atleti sotto il muro dei tredici minuti, abbattuto per la prima volta proprio all'Olimpico da Said Aouita nel 1987. Nella gara femminile straordinaria esibizione delle etiopi, guidate da Tirunesh Dibaba (14'32"57), che occupano ben sette delle prime dieci posizioni della classifica, facendo tripletta per l'ideale podio. Il Golden Gala edizione numero venticinque si chiude con i 1500 metri femminili, vinti dall'ennesima etiope, Mestawat Tadesse, e dove c'è spazio per il sorriso di Eleonora Berlanda, che realizza la settima prestazione italiana di tutti i tempi correndo in 4'07"54. Marco Buccellato Nella foto: l'arrivo di Saaeef Shaheen nei 3000 siepi (foto Omega/Fidal)


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