Scuderi: "Voglio essere in staffetta con Howe"



Tra i tanti titoli nazionali assegnati ad Ancona, quello vinto da Francesco Scuderi ha un sapore particolare. “Ciccio” come tutti amichevolmente lo chiamano nell’ambiente, dopo la volata vincente sui 60 metri ha lasciato sfogare tutta la sua rabbia, contro un destino che per anni, almeno due, gli ha impedito non solo di essere un campione o di fare atletica ma ha minato le sue certezze di vita: “Se ne sono uscito lo devo a Manuela, la mia ragazza che mi è stata vicino e mi ha aiutato a ricostruirmi prima come uomo che come atleta, poi alla mia squadra, le Fiamme Azzurre, e tutti coloro che hanno continuato a credere in me e a starmi vicino”. Francesco Scuderi era stato colpito, ormai è risaputo, da una malattia immunitaria rarissima, la sindrome di Behcet, che fra i tanti sintomi lo aveva portato addirittura alle soglie della cecità. Era stato difficile scoprire la causa dei suoi mali, individuare la malattia e curarla. Scuderi è tornato piano piano, la scorsa stagione si è riaffacciato in pista con tempi risibili per un atleta del suo passato, ma lui non si è scomposto né perso d’animo: “In quel periodo ho chiuso gli occhi evitando di confrontarmi non solo con gli altri, ma anche con il cronometro. Volevo e dovevo solamente riassaporare la pista, la corsa, il gesto, volevo capire se la cura stava avendo effetti e come rispondeva il mio fisico. Quando ho trovato le certezze che cercavo, ho iniziato ad allenarmi sul serio”. - 6.69 significa passaporto per i Mondiali di Mosca. E’ un tempo che si aspettava? - Diciamo che dopo Glasgow mi ero fermato due settimane per allenarmi bene e questi Tricolori dovevano essere il frutto di quel lavoro in profondità. In questa stagione invernale non mi sono posto obiettivi, se non quello di tornare competitivo. I Campionati di Ancona hanno detto che sono tornato quello di un tempo, che sapeva emergere nelle occasioni che contano: prima della malattia avevo vinto 8 titoli nazionali, questo è il primo della mia nuova carriera. - Ha ritrovato la vittoria, ora ritroverà la Nazionale in una competizione importante: che effetto le fa? - Dico la verità: voglio ancora riflettere un attimo sull’opportunità di andare a Mosca. Non perché voglia rinunciare alla maglia azzurra, per carità, ma vorrei andare con la legittima ambizione di poter passare almeno un turno. Spero di avere qualche opportunità per testarmi ancora in pista, magari in Coppa Europa, e capire dove posso arrivare. Per l’inverno non mi ero posto obiettivi, punto tutto sugli Europei di Goteborg, che per me sono come un’Olimpiade. - Perché? - Per due ragioni: innanzitutto perché nell’atletica di oggi gli Europei sono la vera occasione che tutti abbiamo per metterci in luce ed emergere, la concorrenza mondiale si è fatta troppo forte. Inoltre nel settore stiamo vivendo un momento secondo me storico ed io voglio esserci. - Si spieghi meglio… - Goteborg mi interessa per la prova individuale, ma io voglio soprattutto ritrovare il posto in staffetta ed avere l’opportunità di correre con Andrew Howe. Lui ha dato la sua disponibilità a fare parte del gruppo, spero che non torni indietro, perché lo ritengo il nuovo Mennea. Ha una marcia in più, è la guida di una generazione e può portare questo gruppo molto in alto, ed io voglio farne parte. Voglio esserci, quel giorno quando si parlerà della “sua” staffetta. - Che Scuderi è quello che lascia Ancona? - Un uomo nuovo, o forse antico, quello di qualche anno fa che finalmente è tornato e ha messo da parte mesi e mesi di sofferenze fisiche e psicologiche che non auguro neanche al peggior nemico. Gabriele Gentili Nella foto: Francesco Scuderi dopo la vittoria di Ancona (foto Petrucci/FIDAL)

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