Samba: ''I 400hs dove devono stare''

06 Giugno 2018

Dopo i grandi crono del Golden Gala, giovedì 7 giugno ad Oslo secondo round della sfida tra Samba e Warholm sul giro di pista con barriere

di Giorgio Cimbrico

Dopo aver vinto al Golden Gala, Abderrahman Samba ha detto una frase che non ci si aspetta da un giovanotto di neppure 23 anni, per di più svuotato dopo un meraviglioso testa a testa e un turbinoso serrate finale: “Abbiamo riportato i 400hs dove meritano di stare”.

Il qatarino nato in Arabia, dotato di radici mauritane, e il norvegese campione del mondo Karsten Warholm - stanno per scontrarsi al Bislett di Oslo, nel momento più caldo della serata Diamond - hanno proposto tuffi nel tempo più o meno profondo, materializzato prestazioni che hanno mescolato un cocktail di piacere e nostalgia, spezzato un lungo latitare della distanza tra le più nobili e micidiali..

La sfida è stata degna di storici faccia a faccia risolti in finali drammatici: 2001 Sanchez contro Mori, 2000 Taylor contro Al Somaily, Phillips conto Dia Ba 188. E, pescando sempre più indietro, sino alla prima Olimpiade ospitata dal Coliseum di Los Angeles, il duello tra Tisdall e Hardin, la gara che partorì uno dei più singolari risultati della storia: l’irlandese ebbe l’oro, l’americano, secondo, il record del mondo. Il regolamento, che venne mutato nel 1938, prevedeva che il record non veniva attribuito a chi abbatteva una barriera.

Ma Samba e Warholm hanno fatto anche di più: ai suiveur di lungo corso hanno regalato il remake di due tempi memorabili.

Samba 47.48, come Harald Schmid ad Atene ’82, quando il baffuto tedesco di Hanau, Assia, mise a segno quel che nel calcio è una tripletta, un hat trick: corona europea, primato continentale e, per chiudere, il titolo della 4x400. Quel 47.48 avrebbe tenuto per tredici anni, sino all’avvento di Stephane Diagana, che avrebbe trasformato in rovente la calda notte di Siviglia: il “no” al reclamo contro Mori arrivò quando stava scoccando la mezzanotte.

Warholm 47.82, il prodotto della furia gentile di John Akii Bua, l’ugandese che ai Giochi bavaresi del ’72 per primo doppiò il capo dei 48”. Se quattro anni prima David Hemery era stato uno dei fornitori delle meraviglie messicane e aveva passato il traguardo con nove decimi sul tedesco Gerhard Hennige e un secondo spaccato sul connazionale John Sherwood (David Coleman, che commentava per la Bbc, travolto dall’entusiasmo per l’impresa di Hemery, non si accorse che un altro britannico aveva trovato posto sul podio), John regalò, sotto il profilo cronometrico, un’impresa analoga: 69 centesimi all’americano Ralph Mann, 70 a Hemery, ormai diventato per tutti Sir Drake. Ma questi sono soltanto asettici particolari di fronte alla bellezza assoluta che scaturì quel 2 settembre.

“Quando mi dissero che avrei corso in prima corsia, mi sentii colpito a morte: quella è la corsia del perdente”, confessò John. Non gli restava che liberarsi dai lacci del dubbio e lasciar fare a quelle sue gambe sottili e infinite. Hemery sognava il bis che quarant’anni prima era sfuggito a Lord Burghley, marchese di Exeter, e divorò i primi 200 in 22.8, più veloce che a Messico, ma un’occhiata alla fine della seconda curva gli rivelò che Akii Bua aveva un margine netto, definitivo. John festeggiò fornendo qualche altro saggio della sua abilità sulle barriere: il pubblico era in delirio.

Samba e Warholm sono gli eredi, quelli che hanno ricucito una tradizione che si era interrotta, che sembrava spezzata. Giovani e coraggiosi, come i degni appartenenti all’ordine cavalleresco dei 400hs.

TV - Giovedì 7 giugno in diretta su Fox Sports HD (canale 204 Sky) dalle ore 20.00 alle 22.00.

ENTRY LIST/ORARIO

VIDEO | I 400HS DEL GOLDEN GALA 2018: SAMBA 47.48, WARHOLM 47.82

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