Roma e la marcia, una lunga storia

09 Aprile 2016

Il Giro di Roma, la Roma-Castelgandolfo, le Olimpiadi del 1960 e i Mondiali del 1987: le vicende e i protagonisti che hanno solcato le strade della Capitale d'Italia

di Giorgio Cimbrico

Una lunga marcia. Inizia il 30 novembre 1900, campionato romano, sui 22 km, vittoria di Luigi Bigiarelli che a 24 anni aveva alle spalle già dure esperienze: sottufficiale dei bersaglieri, era in Africa Orientale quando il Regio Esercito provò per la prima volta a violare le frontiere dell’Impero d’Etiopia. Tre anni dopo, 1° gennaio 1904, nasce il Giro di Roma, di corsa (primo alla meta, l’edicolante sabino Pericle Pagliani) e di marcia, sui 17 km: vincitore, Giovanni Coccia, tesserato per “Il Pedale”. Il successore – per tre edizioni - Arturo Balestrieri, medaglia d’argento al valor civile per aver salvato chi stava soccombendo alla corrente del Tevere. Riportò al tempo della Roma repubblicana – e alle guerre civili – il nome di chi dominò il Giro negli anni che precedono e seguono la Grande Guerra, con otto vittorie: Silla Del Sole, postino e così abituato a fare buon uso dei piedi.

La tradizione tenne duro e la pace andò di pari passo al ritorno del Giro: nel 1945, starter Giulio Onesti; vincitore, Mario di Salvo. Sta per entrare in scena l’innamorato che etichetterà con la passione di una vita la sua società Tacco e Punta: Ercole Tudoni. Inventore instancabile che diede nuova linfa al Giro (che finì anche sullo schermo in “Mamma mia che impressione”, con un giovane Alberto Sordi e un immancabile Carlo Bomba, portantino al Regina Elena) e partorì la Roma-Castelgandolfo, camminata papale di 33 km da piazza San Pietro alla residenza estiva del Pontefice: Pino Dordoni la vinse sei volte, Abdon Pamich sette, da aggiungere al raccolto sterminato di dodici Giri, in un arco di tempo che sfiora il ventennio.

Il 2 settembre 1960 Vladimir Golubnichy (che il 2 giugno taglierà il traguardo degli 80 anni) mise le basi perché, al ritorno in patria, il Primo Segretario Nikita Kruscev, ucraino d’adozione, gli assegnasse l’Ordine della Bandiera Rossa. Vladimir, ucraino purosague, era alla prima Olimpiade e con essa inaugurò un’infinita stagione che lo portò a insuperabili record di longevità. Quel giorno precedette di una trentina di metri l‘australiano Noel Freeman che buttò l’occasione della vita. I tempi dei tre che salirono sul podio, oltre l’1h34’, trasmettono l’idea di quale marcia venisse praticata. Quattordici anni dopo, a 38 compiuti, Vladimir scelse la città e lo stadio del suo primo trionfo per una giornata indimenticabile: Roma era assediata da un caldo umido e il veterano diede vita a un duro testa a testa con il tedesco est Bernd Kannenberg, campione olimpico in carica della 50 km, spuntandola per 9”.

La 50 km olimpica del 1960 andò in scena in una giornata caldissima su un percorso con “boa” ad Acilia e ritorno verso lo stadio. Abdon Pamich optò per la gara di rimonta, saltò il sovietico Aleksandr Stcherbina, si riportò non lontano dal britannico Don Thompson e dall’anziano svedese John Ljunggren, già oro nel ’48. Terzo, il fiumano genovese di adozione, dopo il quarto posto di Melbourne: il lungo inseguimento sarebbe finito quattro anni dopo, a Tokyo.

Maurizio Damilano, che in Coppa sfiora il colpo nell’85 all’isola di Man (secondo a 1” da Josè Marin) conquista il suo primo titolo mondiale in una giornata memorabile. Domenica 30 agosto 1987: chi l’ha dimenticata? Alle 18,40, 9”83 di Ben Johnson e 9”93 di Carl Lewis; alle 18,56, 2,09 di Stefka Kostadinova, un record tanto solido, vicino ai 29 anni, quanto effimero risultò quello del canadese; alle 19,21, Maurizio che entra dal boccaporto con la faccia sofferente e allegra già offerta sette anni prima a Mosca, per chiudere una gara che, a parte una “sparata” di Mercenario, l’aveva sempre visto tenere il posto di comando. Quattro anni dopo, a Tokyo, il secondo titolo, con attacco portato al record di longevità di Golubnichy.

Nato nel 1961 come Trofeo Lugano, il Campionato del Mondo a squadre (o Coppa del Mondo) ha visto nell’edizione inaugurale, ospitata dalla città svizzera, il successo di Abdon Pamich. Quarantuno anni dopo, il 12 ottobre 2002, nel terzo appuntamento in Italia dopo Varese 1963 e Pescara 1965, il successo di Erica Alfridi in fondo a un drammatico testa a testa con la russa Olimpiada Ivanova. Quell’ultimo chilometro è meglio di un thriller.

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