Roberto Frinolli, 80 anni di atletica

13 Novembre 2020

Gli auguri di buon compleanno da tutta l’atletica italiana. Ostacolista, tecnico, dt, dirigente, sempre con la massima dedizione

Pochi, come lui, hanno attraversato con altrettanta continuità ai massimi livelli la scena dell’atletica italiana. Atleta di livello eccelso, tecnico di primo piano, direttore tecnico azzurro e infine anche dirigente della Federazione, Roberto Frinolli è stato protagonista tra i più continui, ed in ruoli sempre diversi, per larga parte di quegli ottant’anni che compie oggi, e che sono la ragione di questo breve scritto che ha solo la funzione di trasmettergli gli auguri da parte di tutta l’Atletica Italiana.

L’oro europeo (a Budapest ’66), il primato nazionale (49.14 nella semifinale dei Giochi di Messico 1968, rimasto primato italiano per ben 23 anni, fino al 48.92 di Fabrizio Mori ai mondiali di Tokyo ’91), le due finali olimpiche (Tokyo 1964 e la già citata edizione di Città del Messico), sono solo flash di una carriera da atleta esemplare, tutta vissuta sul terreno spesso traditore dei suoi 400 ostacoli, dominato per larga parte insieme a Salvatore Morale, altro pilastro azzurro, in seguito suo cognato, dopo il doppio matrimonio con le sorelle nuotatrici azzurre Beneck (Roberto con Daniela, Salvatore con Anna).

Smessi i panni dell’atleta, il ritorno, dopo qualche anno, con il cronometro in mano, utilizzato non solo per i suoi due figli maggiori, Bruno (poi affermatosi come lunghista) e Giorgio, ma anche per Fabrizio Mori, accompagnato fino al titolo mondiale del giro di pista con barriere, a Siviglia nel 1999. E poi, la direzione tecnica (nel quadriennio 2001-2004), culminata con i Giochi di Atene 2004, quelli degli ori olimpici di Ivano Brugnetti e Stefano Baldini, e del bronzo di Giuseppe Gibilisco. Fino al nuovo, ennesimo rientro, nella veste di consigliere federale, dal 2012 al 2016.

Roberto Frinolli è al tempo stesso protagonista e testimone di un arco lunghissimo di vita e vicende dell’atletica italiana, che ha accompagnato con una dedizione continua, in tutti i ruoli rivestiti con il passare del tempo. Dispensatore quasi professionale di formidabili battute, alternate a silenzi d’autore che lo hanno reso celebre, oggi è bello salutarlo e fargli gli auguri. Magari sintetizzati alla romana, con il più classico dei: “daje, Robè”!

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