Osaka: per Howe c'è argento e record, 8,47



Un’ora e mezza abbondante intrisa di emozioni e risolta solamente all’ultimo salto. La finale del lungo maschile resterà come pietra miliare di questa edizione dei Mondiali e molto del merito è di Andrew Howe che non fallisce l’appuntamento con il podio, anzi lo conquista con la forza dei grandi, viaggiando per molto sull’orlo del baratro della delusione. Ma come già in passato gli è capitato, grazie al suo carattere vincente il campione reatino trova all’ultimo salto la grande misura, quell’8,47 che cancella dopo oltre vent’anni l’8,43 di Evangelisti dandogli quel primato italiano atteso da lungo tempo ma soprattutto lo proietta al primo posto assoluto. Howe inizia in pista il suo show scaricando la tensione attraverso le consuete urla (stavolta in inglese) mentre la sua madre-allenatrice Renée Felton rischia un malore sugli spalti. Sembra tutto deciso e si pregusta il sapore dell’oro, ma il panamense Irving Saladino dimostra nel momento più importante della sua carriera di che pasta è fatto e piazza un 8,57 che è record continentale e decreta il suo successo. Howe incassa inizialmente con un pizzico di delusione, ma la sua impresa è tutta lì, un argento di valore enorme. La gara di Howe era iniziata subito in maniera difficile, con un nullo al quale seguiva il balzo del campione uscente, l’americano Philips che si portava a 8,30. Nel secondo turno il portacolori dell’Aeronautica otteneva un 8,13 che lo inseriva ai piedi del podio dietro Philips e Saladino (8,30 anche per lui) e l’ucraino Lukashevych (8,17). Successivamente Howe litigava con la rincorsa, cambiando spesso il punto di partenza e ottenendo un altro nullo, poi 8,12, ma intanto davanti a lui si portavano anche il suo coetaneo sudafricano Mokoena e il giamaicano Beckford. Nel penultimo turno Howe dava il suo primo assalto al podio con 8,20 che valeva il terzo posto, ma chi credeva che potesse essere sufficiente si sbagliava perché Lukashevich all’ultimo salto riusciva a trovare un 8,25 che avrebbe tagliato le gambe a chiunque. Ma non a Howe, autore di un epilogo da leggenda. L’Italia entra così nel medagliere mondiale e in questa fantastica giornata una citazione la merita anche Clarissa Claretti, che nella finale del martello ottiene il settimo posto migliorando il nono di Helsinki 2005. Anche lei ha iniziato la finale con un nullo, poi ha ottenuto ben tre lanci sopra i 70 metri: 70,25; 70,73; 67,56; 70,74 e un nullo è la sua serie che la conferma nei quartieri alti della specialità a dimostrazione della sua capacità di saper interpretare i grandi appuntamenti. Il titolo va alla Germania (è il secondo e sempre nei lanci femminili) grazie a Betty Heidler che con 74,76 ha chiuso il discorso già al secondo lancio, ma nell’ultimo ha vissuto un brivido per la bordata della cubana Moreno, arrivata a soli due centimetri. Bronzo alla cinese Wenxiu Zhang (primo podio degli organizzatori dei prossimi Giochi, in attesa di sua maestà Liu Xiang) con 74,39. L’impresa di Howe fa passare un po’ in secondo piano le altre finali che pure hanno regalato momenti eccezionali, come quella sui 200 dove Tyson Gay si è confermato l’assoluto numero uno della velocità. Dopo il titolo vinto sui 100, ha chiuso la porta in faccia a un altro giamaicano dopo Powell. Il gigantesco Bolt era superato già al termine della curva e sul rettilineo Gay volava verso un fantastico 19.76 con un vento contrario di 0,8 metri al secondo. Bolt era argento in 19.91, bronzo all’americano Spearmon in 20.05. Nei 400hs femminili vittoria di Jana Rawlinson Pittman in 53.31 davanti alla primatista mondiale, la russa Pechenkina (53.50) e alla polacca Jesien (53.92). E dopo le emozioni della giornata, già nella notte si tornerà a sussultare per i colori azzurri con la finale della marcia femminile sui 20 km (partenza all’1,00 della notte) con Elisa Rigaudo che cerca di aggiungere qualcosa al suo palmarés dove spicca il bronzo europeo 2006. Molto ampio il parco atlete, dal quale manca la campionessa europea e dominatrice del Grand Prix, la bielorussa Turava. Alle 3,10 qualificazione dell’alto per Antonietta Di Martino, chiamata a valicare l’asticella a 1,94. Nell’altra sessione ci sarà la finale del salto triplo femminile, inizio ore 12,30, dove Magdelin Martinez vorrebbe confermare la buona impressione destata in qualificazione: l’italocubana salterà per nona. Alle 13,40 batterie della 4x100, con l’Italia impegnata nella prima contro Russia, Polonia, Canada, Sud Africa, Gran Bretagna e Brasile, con passaggio dei primi tre quartetti e recupero dei due migliori tempi. Le altre finali in programma sono i 400 (favorito netto l’americano Wariner) e i 110hs che si preannunciano una sfida fra americani e cinesi, fra le donne titoli assegnati nei 200 (ancora un’americana favorita, Allison Felix) e nel giavellotto. Gabriele Gentili Nella foto: Andrew Howe (foto Giancarlo Colombo per Omega/Fidal) File allegati:
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