Olimpiadi, Kipchoge re di maratona

07 Agosto 2021

L’ultima gara di Tokyo 2020: sulle strade di Sapporo il keniano primatista del mondo conquista il secondo oro di fila (2h08:38). Ventesimo Faniel (2h15:11), 47° El Fathaoui (2h19:44), ritirato Rachik

di Nazareno Orlandi

Un cambio di ritmo secco, deciso, al trentesimo chilometro, e il favoritissimo si prende la maratona delle Olimpiadi di Tokyo, sulle strade di Sapporo. È sempre Eliud Kipchoge il re di maratona, di nuovo campione olimpico dopo il titolo conquistato cinque anni fa a Rio de Janeiro, stavolta con il tempo di 2h08:38. Il keniano primatista del mondo (2h01:39 a Berlino nel 2018), unico uomo sotto le due ore in maratona nell’esperimento di Vienna del 2019, si regala l’impresa del secondo oro olimpico consecutivo, riuscita soltanto due volte in passato, all’etiope Abebe Bikila (Roma ’60 e Tokyo ’64) e al tedesco dell’est Waldemar Cierpinski (Montreal ’76 e Mosca ’80). Con cinque chilometri a 2:54 di media (dal trentesimo al trentacinquesimo) piega tutta la concorrenza e fa il vuoto, confermandosi il miglior interprete mondiale della specialità. La lotta per le altre medaglie si risolve in una volata a tre: l’olandese Abdi Nageeye (argento, 2h09:58) e il belga Bashir Abdi (2h10:00) portano l’Europa sul podio e negano al Kenya la doppietta, spingendo al quarto posto il keniano Lawrence Cherono (2h10:02). Chiude invece in ventesima piazza l’azzurro Eyob Faniel (2h15:11), rimasto con i migliori per i primi ventisette chilometri, poi staccato per effetto del primo break del trio keniano. In precedenza, al diciassettesimo chilometro, aveva già perso terreno Yassine Rachik, ritirato poco prima del 30° km. Quarantasettesimo posto per l’altro azzurro Yassine El Fathaoui (2h19:44).

10 km - 26 gradi alla partenza, alle 7 di Sapporo, la mezzanotte in Italia. Ma è soprattutto l’umidità a farsi sentire, con un dato che tocca l’80%. Tra i 106 maratoneti in rappresentanza di 45 Paesi, viaggiano nel gruppo di testa gli azzurri Rachik e Faniel (avvio da 15:17 nei primi 5 km per il tedesco Petros e il colombiano Suarez davanti a tutti), al contrario El Fathaoui sceglie un ritmo più tranquillo. In pieno controllo il keniano campione olimpico in carica e primatista del mondo Eliud Kipchoge, alla ricerca del bis. Per il primo colpo di scena bisogna aspettare soltanto nove chilometri: problemi fisici frenano l’etiope vincitore dell’ultima edizione della maratona di Londra Shura Kitata. Attardato anche l’oro olimpico del 2012 Stephen Kiprotich (Uganda, poi si fermerà un paio di chilometri dopo). Al decimo chilometro si transita in 30:53, Faniel diciassettesimo, Rachik diciottesimo: in sostanza, lì davanti, con i migliori. El Fathaoui 31:25.

21,097 km - Una quarantina di uomini nel plotone principale al quindicesimo chilometro (46:03), un gruppo dal quale comincia a perdere contatto l’azzurro Rachik al km 17. Tra i leader della corsa - con il trio keniano Kipchoge, Amos Kipruto e Lawrence Cherono, gli etiopi Lelisa Desisa e Sisay Lemma, lo statunitense Galen Rupp - resiste l’azzurro Faniel. Alla mezza maratona è il sudafricano Stephen Mokoka il primo a passare (1h05:13), alla testa di un drappello che si riduce a una trentina di unità. Faniel ventiduesimo (1h05:16), in lieve ritardo Rachik (trentaquattresimo, 1h05:31), più indietro El Fathaoui (sessantaduesimo, 1h07:04).

30 km - Dopo 23 km alza bandiera bianca un altro degli etiopi: uscito di scena Kitata, abbandona anche Sisay Lemma. Resta soltanto il campione del mondo di Doha Lelisa Desisa a contrastare l’armata keniana, che gestisce la gara sui ritmi desiderati, compatta nelle posizioni di testa. È il km 27 il momento della svolta, in chiave negativa, per gli azzurri: Kipchoge non attende, comincia a fare sul serio aumentando il ritmo, dà la prima scossa e tra chi ne risente c’è Eyob Faniel che perde contatto con le posizioni di testa. In realtà in molti ci lasciano le penne, a partire da Desisa. Al passaggio al trentesimo chilometro si contano undici uomini in un gruppo sempre più ristretto: il trio keniano, l’olandese Nageeye, lo spagnolo Lamdassem, il belga Abdi, il tanzaniano Simbu, lo statunitense Rupp, il giapponese Osako, il marocchino El Goumri, il francese Amdouni. Con Kipchoge unico vero dominatore dell’azione (1h32:31). Faniel scivola al diciassettesimo posto (1h33:12, +41 secondi), El Fathaoui recupera qualcosa e sale al cinquantaseiesimo (1h36:36) mentre si ferma Yassine Rachik, prima del trentesimo chilometro. L’Italia resta con soli due uomini in gara.

40 km - Eccolo qua, il fuoriclasse della maratona. Appena superato il trentesimo chilometro arriva la frustata. Quella che fa male davvero. Eliud Kipchoge inizia a scatenarsi, scappa via e in cinque chilometri - al ritmo di 2:54 dal 30° al 35° - scava un vantaggio, incolmabile, di 27 secondi sugli inseguitori Cherono, Lamdassem e Abdi. È una cavalcata solitaria, trionfale, verso la conferma olimpica. Dal 35° al 40° km, tratto coperto in 2:59 di media ogni mille metri, aumenta il divario con tutti i rivali. Il pubblico a bordo strada lo applaude e accompagna i suoi ultimi metri. È il più forte. È nella leggenda, una volta di più.


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