Olimpiadi, Grenot ottava con onore

16 Agosto 2016

L'azzurra corre in 51.25 la finale dei 400 ai Giochi di Rio. Nei 400hs, semifinale per Folorunso (55.78) e Pedroso (55.91), out Caravelli (57.77). Asta al brasiliano Da Silva (6,03), Rudisha si conferma re degli 800 (1:42.15)

Libania Grenot termina all'ottavo posto, in 51.25, la finale olimpica dei 400 metri. L'oro olimpico va alla bahamense Shaunae Miller (49.44), che si tuffa sul traguardo e beffa la statunitense Allyson Felix (49.51). Il keniano David Rudisha si conferma sul gradino più alto del podio negli 800 metri (1:42.15), mentre nell'asta arriva la sorpresa più clamorosa: a vincere è il 23enne brasiliano Thiago Braz Da Silva, che supera i 6,03 e sfila la medaglia più importante al francese Renaud Lavillenie, il campione di Londra e primatista del mondo (qui capace di 5,98). Nelle batterie dei 400hs donne, promozione per Ayo Folorunso (55.78) e Yadis Pedroso (55.91), rispettivamente nono e undicesimo tempo del turno. Eliminata Marzia Caravelli (57.77).

di Marco Sicari

FOCUS AZZURRO

400m donne – finale
La finale olimpica del giro di pista non regala (altri) sogni a Libania Grenot. Raggiunto l’obiettivo stagionale, ovvero l’ingresso tra le primissime, l’atto conclusivo si chiude con l’ottavo posto (51.25), ottenuto in una gara di assoluto valore tecnico e temperatura agonistica. Il tuffo sul traguardo consegna l’oro alla bahamense Shaunae Miller (49.44, primato personale), che beffa Allyson Felix, la cui rimonta non si completa per soli 7 centesimi di secondo (49.51). Anche la giamaicana Shericka Jackson abbatte il muro dei 50 secondi, centrando il bronzo con 49.85. La Grenot parte bene, anche se la seconda curva, complice probabilmente anche la stanchezza accumulata nei turni, non appare convincente come nella semifinale. Nei fatti, l’azzurra non guadagna centimetri sulla giamaicana McPherson, che le corre davanti, e alla fine, proprio sul traguardo, subisce anche il sorpasso dell’ucraina Zemlyak, che la batte per un centesimo di secondo (51.24). “Il mio obiettivo alle Olimpiadi era entrare tra le prime otto, e io sono contenta di averlo raggiunto – racconta sorridendo Libania nel dopo gara – anzi, devo dire che è stata una stagione perfetta, che comprende anche l’oro europeo di Amsterdam. C’era un po’ di stanchezza, ovviamente, e credo di aver dato comunque tutto quello che avevo in corpo, non posso rimproverarmi niente. Ora c’è la staffetta 4x400, dove dovremo correre forte, tutte insieme, unite, fare squadra. Qui non si scherza, vanno tutte veloci, dovremo dare il massimo. La finale? Abbiamo delle chances, e io ci credo, ma dovremo lottare per ottenerla”. La Grenot ha ragione quando dice che la sua è stata una stagione eccellente: il titolo europeo nella gara individuale, il bronzo con la staffetta del miglio, la finale olimpica di Rio de Janeiro, ottenuta alla terza partecipazione ai Giochi.

Fatti concreti, non opinioni.

400hs donne - batterie
Due azzurre su tre passano il turno e approdano alle semifinali di questa notte (appuntamento alle 2:10 del mattino di mercoledì). La prima farcela è Ayomine Folorunso, la non ancora 20enne di Fidenza, che mette in pista l’ormai caratteristica grinta per chiudere al terzo posto la prima delle sei batterie in 55.78. La qualificazione diretta si materializza negli ultimi due intervalli, quando la rimonta sulla statunitense McLaughlin (17enne terribile da 54.15) si completa, fino al sorpasso definitivo, a seguire Tracey (Giamaica, 54.78) e Hejnova (Rep. Ceca, 55.54). Dopo di lei, ce la fa anche Yadis Pedroso, quarta in 55.91 nella quarta batteria, crono che, alla fine del turno, sarà il più veloce tra le ripescate per la semifinale. La costruzione della gara, in questo caso, e per ovvie ragioni (la Pedroso è al rientro dopo mesi di difficoltà per il grave infortunio patito in gennaio) è molto più accorta rispetto alla prova della Folorunso: ma la distribuzione paga, al punto che la promozione si realizza con l’undicesimo tempo assoluto. Non ce la fa invece Marzia Caravelli, ancora una volta vittima delle incertezze al momento del cambio nella ritmica (con conseguenze su tutte e tre le ultime barriere) che ne hanno condizionato la stagione; il 57.77 conclusivo le vale il 37esimo posto complessivo. Le azzurre possono sognare, anche se, per guadagnare la finale sarà necessaria, come ovvio, una vera impresa. "Ero emozionata, altro che - racconta Ayo Folorunso - ma quando sono partita è sparito tutto. Penso di aver corso bene: quando ho visto l'americana, che era sempre più vicina, ho dato tutto per superarla, e sono felice di averla raggiunta. Non so che obiettivi possano esserci a questo punto, io ce la metterò tutta, come sempre, ma la finale è una cosa quasi impossibile". Lacrime a bagnare il volto di Yadisleidy Pedroso, nonostante la promozione: "Ho sofferto tanto in questi mesi - le parole dell'azzurra - e ho lavorato tantissimo per riuscire ad essere qui in buone condizioni. Non ho sentito i commenti, ma ho solo pensato ad allenarmi, duramente, anche in questi ultimi giorni, e ora sono felice di essere riuscita a dimostrare quello che valgo". Marzia Caravelli è ovviamente delusa. "Sì, purtroppo continuo a incorrere in questi errori nella ritmica: il cambio non mi riesce come vorrei. Peccato, perché so di essere in ottime condizioni di forma".

IL BRASILE ESULTA: L'ORO DELL'ASTA VA A THIAGO BRAZ DA SILVA
Un risultato così deve averlo sognato per anni. Thiago Braz Da Silva, 23enne brasiliano che vive lunghi periodi di preparazione a Formia, dove è allenato da Vitaly Petrov, è il campione olimpico dell'asta. Al termine di una gara bella e rocambolesca, come quasi tutte le finali dei Giochi di Rio.

Il francese Renaud Lavillenie, oro a Londra e primatista del mondo, non commette errori fino a 5,93; a questa quota, in molti pensano sia finita, ma Da Silva, ce la fa al secondo tentativo, costringendo Lavillenie a salire di altri cinque centimetri. Il 5,98 del francese, con il brasiliano che passa (!) la misura, sembra chiudere, ancora una volta, la contesa. Si va a 6,03, ed è qui che il ragazzo di Belo Horizonte sfodera l'incredibile colpo del KO: salto riuscito, 6,03, record olimpico e cambio totale di prospettiva. Lavillenie è costretto a inseguire, con un solo tentativo a disposizione, a 6,08. Il pubblico fischia, il primatista del mondo se la prende (giustamente), ma quando la situazione torna normale, il salto finale non produce nulla di buono. L'errore consegna l'oro al Brasile, il primo (al maschile) 32 anni dopo l'inimitabile Joaquim Cruz (tra le donne trionfò Maureen Maggi nel lungo di Pechino 2008). Nel tripudio del (pochissimo) pubblico presente.

DAVID RUDISHA DOMINA ANCORA GLI 800 METRI, L'ORO OLIMPICO E' SUO
Il re non restituisce la corona. David Rudisha, che a Londra, quattro anni fa, stupì il mondo vincendo e stabilendo il record del mondo degli 800 metri con una corsa tutta di testa, si conferma imbattibile quando c'è di mezzo una medaglia da conquistare. Questa volta non riesce a prendere la testa, ostacolato dal connazionale Kipketer, ma dopo un passaggio a metà di poco superiore ai 49 secondi, inizia la corsa vera e propria. Il re distende la falcata, attacca e si porta al comando; dietro di lui il francese Pierre Ambroise Bosse si fa sotto minaccioso, ma pagherà l'azzardo. Nei metri conclusivi, infatti, con Rudisha che trionfa in 1:42.15, si compie la rimonta dell'algerino Makhloufi (secondo con record nazionale di 1:42.61) e del sorprendente statunitese Murphy (1:42.93). Bosse è quarto in 1:43.41.

RISULTATI/Results - FOTO/Photos

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