Olimpiade, tre ori agli USA

08 Agosto 2012

Allyson Felix nei 200, Aries Merritt nei 110 ostacoli e Brittney Reese nel salto in lungo vincono tre medaglie d'oro per gli Stati Uniti. La russa Antyukh conquista il titolo olimpico dei 400 metri ostacoli

di Marco Buccellato

E' la serata magica degli Stati Uniti, i cui migliori atleti, nella sesta giornata delle gare di atletica leggera delle Olimpiadi di Londra, centrano tre medaglie d'oro, due d'argento e due di bronzo. Vince Allyson Felix sui 200 metri in 21.88, battendo una bravissima Shelly-Ann Fraser-Pryce (22.09) e l'altra statunitense Carmelita Jeter (22.14). A Veronica Campbell, oro a Atene e Pechino, viene negato il terzo oro consecutivo e anche il podio. Nei 110 ostacoli Aries Merritt stravince in 12.92 precedendo Jason Richardson (13.04) e il giamaicano Hansle Parchment, sorpresa della finale in 13.12. Il terzo oro americano arriva dal lungo donne, vinto dalla due volte iridata Brittney Reese con un salto di 7,12 sulla russa Sokolova (7,07) e sulla seconda statunitense presente in finale, Janay DeLoach (6,89). L'unica finale non vinta da atleti statunitensi è stata quella dei 400 ostacoli femminili, con oro alla russa Natalya Antyukh in forza di un sensazionale 52.70 su Lashinda Demus (argento in 52.77) e sulla ceca Hejnova (bronzo in 53.38).

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200 donne (finale) - E' la finale delle frecce americane, tre statunitensi e quattro caraibiche, pronte a divorarsi in duecento metri stellari. L'oro va al collo di Allyson Felix, la favorita, che in 21.88 coglie il successo più prestigioso della carriera, l'unico che le mancava dopo tre titoli mondiali e due argenti olimpici a Atene e Pechino. Lo fa con la consueta armonia che ne contraddistingue la bellezza della corsa, emergendo negli ultimi trenta metri. Seconda è Shelly-Ann Fraser-Pryce, che dopo l'oro dei 100 centra il secondo podio individuale di questa Olimpiade in 22.09, primato personale migliorato di un centesimo. Bronzo a Carmelita Jeter, argento un anno fa a Daegu, che a sua volta sfiora il personale in 22.14. Resta giù dal podio Veronica Campbell-Brown, la sprinter che aveva vinto le ultime due Olimpiadi, quarta in 22.38, un solo centesimo su Sanya Richards-Ross, quinta classificata.

110 OSTACOLI (finale) - Il record del mondo non è caduto, ma con un impressionante 12.92, primato personale a un centesimo dal record olimpico, lo statunitense Aries Merritt conquista la medaglia d'oro succedendo, nella storia olimpica della specialità, a Dayron Robles, il cubano detentore del primato mondiale che non ha concluso la finale, infortunato. Straordinaria la prova di Merritt, già favoloso in semifinale con 12.94, che ha dominato la finale fin dal primo ostacolo. Argento al campione mondiale di Daegu Jason Richardson in 13.04, bronzo alla sorpresa giamaicana Hansle Parchment che chiude col record nazionale di 13.12.

C'è visibilità anche per un ostacolista britannico, il bianco Lawrence Clarke, che allunga tutto il busto in avanti per precedere in 13.39 il campione mondiale di Berlino, Ryan Brathwaite (13.40).

400 OSTACOLI donne (finale) - Bellissima finale, vinta dalla russa Natalya Antyukh con un sensazionale 52.70, l'ottava prestazione assoluta della specialità a soli sei centesimi dal record olimpico. La Antyukh, oro europeo a Barcellona e terza un anno fa a Daegu, divora la pista nella centrale quinta corsia, al pari della statunitense Lashinda Demus, partita come un'ossesso in settima. Le due atlete si presentano nel rettilineo finale con un vantaggio di circa tre metri per la Antyukh, una dote che la russa riesce a mettere a repentaglio grazie a uno sciagurato passaggio sull'ultimo ostacolo che permette alla Demus di rifarsi sotto negli ultimi 10 metri. Per la Demus, in lacrime inginocchiata sulla pista dopo l'arrivo, 52.77, il terzo tempo della carriera. Il bronzo è della ceca Zuzana Hejnova in 53.38, quarta la giamicana Kaliese Spencer in 53.66, quinta la sorprendente americana Georganne Moline, una 21enne caucasica al primo anno di vetrina internazionale, che si migliora ancora in 53.92, per un clamoroso progresso di tre secondi e mezzo in un anno.

LUNGO donne (finale) - Dopo un nullo iniziale, è Brittney Reese che vola sulla sabbia e atterra a 7,12, una misura che nessuna delle avversarie sarà in grado di superare. Le si avvicina soltanto la russa Yelena Sokolova, che al terzo turno ha risposto con 7,07, primato personale. Il bronzo è dell'altra americana Janay DeLoach, che a un turno dalla conclusione della finale plana a 6,89 e soffia il podio per un centimetro alla campionessa europea di Barcellona, la lettone Radevica (6,88). Delusione britannica per la prova incolore di Shara Proctor, solo nona, preceduta dalle russe Nazarova e Kolchanova, dalla bielorussa Mironchyk-Ivanova e dalla francese Lesueur.

SEMIFINALI E QUALIFICAZIONI (sessione pomeridiana)

200 uomini (semifinali) - Prima semifinale con una densità di primattori mostruosa. Yohan Blake ha vinto la gara nei primi 120 metri partendo come una scheggia e uscendo dalla curva nettamente davanti a tutti. Nel finale decelera in modo esagerato e pericoloso, rischiando di essere raggiunto sul traguardo da Wallace Spearmon e Christophe Lemaître, autore del solito avvio controllato e di un grande rettilineo. Blake la scampa con 20.01, Spearmon (20.02) ha la meglio su Lemaître (20.03), poi prima del quarto (il norvegese di origini africane Ndure), l'abisso è di quattro decimi.

Nella seconda partenza impressionante  di Usain Bolt che gli fa recuperare in 20 metri tutti gli avversari sulla sua destra, fino alla corsia esterna. L'uomo più veloce del mondo inizia a corricchiare dopo l'ingresso in rettilineo e controlla il primo posto chiudendo in 20.18. La sorpresa, parziale perché i risultati pre-olimpici gli assicuravano un certo credito, è stato il sudafricano Jobodwana, secondo in 20.27. Nella terza sbrigano la formalità Churandy Martina (20.17) e Warren Weir (20.28), che ha finito al risparmio accorciando la falcata. Promosso naturalmente Lemaître, guadagna la finale anche Quiñónez dell'Ecuador in 20.37. USA con un solo uomo in finale, dopo l'eclissi patìta nei 400.

1500 donne (semifinali) - Prima semifinale ad andatura controllata e vinta dalla turca Asli Çakir Alptekin in 4:05.11, che precede la russa Kostetskaya, la Dobriskey, le americane Uceny e Rowbury. Molto più veloce la seconda semifinale per garantirsi i due tempi di ripescaggio. Promosse la Aregawi (4:01.03), l'altra turca Bulut (4:01.18, record personale), la veterana Tomashova, la Jamal, la kenyana Obiri. Le ripescate, col personal best della carriera, sono la bielorussa Kareiva e la giovane britannica Weightman.

DECATHLON (prima giornata) - Dopo la prima giornata è in testa con 220 punti di vantaggio il primatista mondiale Ashton Eaton (4661 punti) sul connazionale Trey Hardee (4441) e sul canadese Damian Warner (4386). Nelle due gare del pomeriggio e della serata Eaton ha incrementato il distacco su Hardee in forza del 2,05 ottenuto nel salto in alto e del 46.90 sui 400 metri. Il forte cubano Leonel Suárez, che ha nel lancio del giavellotto il suo punto di forza (sarà la penultima prova di domani), è sesto con 4265 punti.

GIAVELLOTTO uomini (qualificazione) - Il ceco Vítezslav Veselý archivia la pratica con un favoloso 88,34, miglior lancio di qualificazione (ammissione diretta in finale con 82 metri), ma prima di elencare gli altri favoriti che hanno ottenuto la qualificazione, è doveroso segnalare lo storico ingresso in una finale olimpica di due paesi con un bacino atletico, da che storia è storia, proteso verso altri settori dell'atletica. Ci riferiamo al Kenya e a Trinidad & Tobago, che hanno trovato due validi interpreti in Julius Yego (81,81, primato nazionale) e Keshorn Walcott (81,39), e il primo escluso dalla finale, in aggiunta a quanto detto, è un lanciatore delle Isole Fiji, Copeland, eliminato per soli venti centimetri con 80,19. Avanzano, tra i candidati alle prime posizioni, il due volte olimpionico Thorkildsen (84,47), il finlandese Tero Pitkämäki (83,01) e l'ucraino Oleksandr Pyatnytsya (82,72).

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