New York: l'Europa si affida a tre italiani



Gli organizzatori della Maratona di New York, solitamente parchi di enfasi sull’aspetto qualitativo della propria gara privilegiando quello legato ai numeri di partecipazione, quest’anno si sono sbilanciati: sul sito ufficiale della gara parlano di più grande evento maratonistico del 2005 e di una delle più grandi prove non olimpiche della storia dei 42,195 km. Vero? In parte, perché a fronte di un panorama molto qualificato si nota come ci sia una sproporzione fra i partecipanti africani (e questo è normale) e americani e quelli europei: il Vecchio Continente si presenta a New York con le armi un po’ spuntate e curiosamente è proprio all’Italia che affida alcune delle sue principali speranze. La punta più solida dell’arco azzurro è costituita da Bruna Genovese, che dopo la vittoria di Tokyo dello scorso anno e il terzo posto di Boston 2005 ha puntato tutta la sua stagione sulla Maratona della Big Apple, sacrificando anche i Mondiali di Helsinki. Gli ultimi test dell’atleta della Forestale sono stati molto confortanti, tanto che è reduce dal miglioramento del proprio personale nella mezza maratona, con 1h11:22 ottenuto il 9 ottobre a Cremona. Le avversarie certamente non mancheranno, a cominciare dall’olandese di nascita keniana Lornah Kiplagat, già terza nel 2003 e reduce dal secondo posto ai Mondiali di mezza maratona di Edmonton a inizio ottobre, per continuare con la keniana Susan Chepkemei, seconda lo scorso anno dietro la straordinaria Radcliffe. In campo femminile l’Europa schiera alcune atlete dal buon blasone, come le russe Petrova (prima nel 2000) e Denisova e la rumena Olaru, ma la sensazione è che le maggiori speranze di mantenere nel Vecchio Continente il titolo vinto dala Radcliffe poggino sulle spalle della Genovese e della lettone Prokopcuka, prima quest’anno nella classica di Osaka e solida protagonista delle prove su strada nella Grande Mela. In campo maschile la situazione è per certi versi ancora più torbida, proprio perché la qualità della gara è decisamente alta. Ci saranno innanzitutto il primatista mondiale della specialità, il keniano Paul Tergat desideroso di dare una solida risposta al suo acerrimo rivale, l’etiope Gebrselassie che ha stupito tutti ad Amsterdam fallendo di poco l’attacco al suo record. Ci sarà il campione uscente, il sudafricano Hendrick Ramaala; ci sarà il vincitore della London Marathon Martin Lel (Ken) che sulle strade di New York ha già vinto nel 2003; ci sarà l’americano Meb Keflezighi, come si ricorderà runner-up di Stefano Baldini ad Atene 2004 e poche settimane dopo secondo anche a New York. Per molti l’americano di nascita eritrea è il vero favorito della competizione. E l’Europa? Le punte vengono indicate nell’irlandese Carroll, reduce però da due anni di stop per infortunio e nello svizzero Rothlin, nulla più che 2h09:56 come personale. E allora meglio affidarsi agli italiani, punte di uno schieramento numerico che sfiora le 3.500 unità: su New York ha riposto grandi speranze di riscatto Alberico Di Cecco, deluso dalla sfortunata esperienza dei Mondiali e che per essere a New York ha rinunciato alla partecipazione alla Maratona di Venezia e alla convocazione nella Nazionale Militare per il concomitante Campionato Mondiale. Le sue condizioni di forma sono tutte da verificare, i dettagli tecnici della sua partecipazione sono un’incognita. Grandi speranze sono poi riposte sull’esordio sui 42,195 km di Giuliano Battocletti, grande specialista della mezza distanza, che a Venezia ha svolto proficuamente l’ultimo lavoro lungo. Le sue gambe dicono che potrebbe trovare sulle strade americane anche un tempo di rilievo, ma si sa che la maratona va scoperta poco a poco, la prima esperienza nasconde mille trappole. Domenica ne sapremo di più, sarà comunque una maratona tutta da vivere in chiave italiana. Gabriele Gentili Nella foto: il sudafricano Hendrick Ramaala dopo la vittoriosa New York Marathon del 2004 (foto organizzatori) File allegati:
- I NUMERI DI PARTENZA DEI MIGLIORI
- IL SITO DELLA MANIFESTAZIONE



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