Nafi Thiam: 7 fatiche e 7000 punti

25 Novembre 2017

La 23enne belga è l'atleta dell'anno 2017 al femminile: titolo mondiale dopo l'oro olimpico e terza donna di sempre nell'eptathlon

di Giorgio Cimbrico

Campionessa olimpica, campionessa mondiale e ora atleta dell’anno, con le due A maiuscole: a una “multipla” non toccava dal 1994. JJK, naturalmente, la sigla che non mimetizza Jackie Joyner-Kersee. Ora tocca a NT, che sta per Nafissatou Thiam che affianca il titolo iridato a quello a cinque cerchi e si issa sempre più in alto. Nella storia dell’eptathlon, dieci punteggi oltre i 7000 punti: i primi sei sono di JJK, la più grande delle proteiformi; il settimo, 7032, è di Carolina Kluft; l’ottavo, 7013, è di Nafi Thiam che nel “tempio” austriaco di Gotzis è arrivata a 19 punti dal record europeo della tuttofare svedese. Il giavellotto come specialità di parata per la belga-senegalese: aveva 53,13, ha spedito a 59,32, battendo il record dell’Hypomeeting (55,90 della grenadina Margaret Simpson) e sfiorando il “mondiale”, 60,90 di Barbora Spotakova che cinque anni fa, in un altro sacrario dei multistars, Talence, si era divertita a stare due giorni sul campo. Serie singolare, balzana: 45,17, 51,61, 59,32.

Nafi, altissima e elegantissima, aveva iniziato con 13.34, è stata primatista mondiale stagionale di alto (1,98) per alcune ore prima che Mariya Kuchina, non più prigioniera del bando russo, scavalcasse 2,03, ha fornito una prova di routine nel peso (14,51) e ha mostrato progressi nei 200, 24.40. Ha messo buone basi aprendo la seconda giornata con 6,56, si è superata con modalità fragorose nel giavellotto e non è stata passiva, come era capitato agli Euroindoor di Belgrado, nella prova finale, quando mancò di scavalcare, nelle liste di sempre del pentathlon, la pin-up ucraina Natalya Dobrynska, corricchiando quattro giri in 2:24. A Gotzis, 2:15.24.

A Londra, sui due giri finali, è tornata ad andare pianissimo, 2:21.42, ma il vantaggio su Carolin Schafer era ampio e anche dopo la passeggiata è rimasto vicino ai 100 punti. Nafi aveva sbrigato prima, riproponendosi, giavellotto a parte (53,93, buscandole da Anouk Vetter), sui livelli di inizio estate e toccando quota 6784. 

Thiam è nata 23 anni fa nella città fortificata di Namur, gareggia per il Reale Club Atletico di Liegi e nell’università della città che ha dato la luce a Georges Simenon studia geografia, è allenata da Roger Lespagnard, eccellente decatleta anni Settanta. A Rio il meglio, a livello di carattere, l’ha dato quando Jessica Ennis-Hill ha tentato di metterla alle corde all’ultimo round: 142 punti da recuperare, uguale a qualcosa meno di 10 secondi, giusto la differenza che corre tra i loro limiti personali sui due giri. Jessica ha il fisico giusto, Nafi quello di un fenicottero o di un’indossatrice. Non si perde d’animo, non va in affanno quando, dopo poche battute, è già a 3” dalla mamma britannica. Alla fine, come in una breve cronometro, rimedia poco più di 7” e il vantaggio piomba a quota 35.  

Piccola lezione di genetica e di antropologia: con la complessità legata alle continue metamorfosi di attitudini alle quali atleti e atlete sono chiamati in due giorni di impegno, chi ha nelle proprie vene un cocktail di sangue ha saputo offrire momenti indimenticabili. È una storia lunga che parte da lontano, con Jim Thorpe (padre in parte irlandese, in parte pellerossa Sac e Fox, madre francese e indiana Pottawatomie), che prosegue con Daley Thompson, mamma scozzese e papà nigeriano, con Dan O’Brien, afroamericano e finlandese, con Brian Clay, afroamericano e giapponese cresciuto alle Hawaii, con Ashton Eaton, afroamericano con mamma inglese, con Jessica Ennis-Hill, mamma inglese e papà giamaicano, con Katarina Johnson-Thompson, nata dal matrimonio tra un bahamense e una britannica. Ora tocca a Nafi.

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Nafi Thiam, atleta dell'anno 2017 (foto IAAF)


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