Montagna: bronzo ai mondiali in Nuova Zelanda per Martin Dematteis tra gli Junior



Wellington (Nuova Zelanda) 9 ottobre.  Il dominio rimane assoluto e incontrastato. L’Italia continua ad essere la Nazione guida della corsa in montagna, mantiene la sua imbattibilità nella classifica a squadre maschile dei Mondiali, caso più unico che raro nell’ambito sportivo per una manifestazione che vanta oltre vent’anni di vita, ma aggiunge a questo alloro tante altre soddisfazioni.

E’ infatti un bilancio trionfale quello ottenuto dalla rappresentativa italiana al World Mountain Running Trophy disputato quest’anno nella lontana Wellington, in Nuova Zelanda. Due titoli mondiali, due argenti e due bronzi, a conferma di un predominio che prescinde dalle caratteristiche tecniche della corsa (sia che si gareggi su salita e discesa, sia su sola salita come in questa occasione).

Iniziamo dalla gara maschile, dove a livello individuale Jonathan Wyatt, la gloria locale, ha tenuto pienamente fede alle attese. Il corridore neozelandese, che alterna la corsa in montagna alla maratona, ha letteralmente dominato la gara, infliggendo agli avversari un distacco abissale, superiore ai due minuti.

Ma alle sue spalle gli azzurri hanno fatto quadrato, con una tattica di gara impeccabile che ha consentito loro non solo di cogliere l’alloro a squadre, principale obiettivo della spedizione, ma anche due medaglie individuali, l’argento con Gabriele Abate e il bronzo con Davide Chicco, e la prestazione azzurra è condita anche dal quarto posto di Marco Gaiardo, vero leader del gruppo in assenza di Marco De Gasperi.

Se la vittoria maschile era preventivata, quella femminile è un’autentica, piacevolissima sorpresa. Anche in questo caso, anzi forse ancora di più che fra gli uomini, il successo della squadra è venuto da una tattica eseguita alla perfezione, che magari ha penalizzato le aspirazioni individuali ma ha premiato il gruppo.

Le ragazze italiane hanno lasciato le più forti a lottare per le medaglie individuali (altro successo per i padroni di casa con Kate McIlroy davanti alla sorpresa scozzese Brindley e alla favorita ceka Pichrtova) ma piazzando tre atlete fra il sesto e il decimo posto (Salvini 6., Roberti 9., Baronchelli 10.) hanno posto le basi per la vittoria a squadre, tanto più importante perché arrivata in assenza della campionessa uscente, Rosita Rota Gelpi ormai dedicatasi alla maratona.

Le soddisfazioni non sono mancate neanche fra gli juniores, dove nella gara vinta dal turco Vedat Gunen (la Turchia è una vera forza emergente del movimento) il nostro Martin Dematteis si è confermato atleta di valore assoluto conquistando un bellissimo bronzo, e pilotando i suoi compagni di squadra (a cominciare dal fratello Bernard quinto al traguardo e da Diego Scaffidi Ingiona ottavo) al secondo posto a squadre dietro i balcanici.

Resta da dire della prova junior femminile, l’unica dove l’Italia è rimasta a bocca asciutta: titoli alla russa Mochalova, con la Valentina Ghiazza nona, e alla Slovenia, con le azzurre seste. L’Italia torna a casa col primo posto nel medagliere e la consapevolezza di essere regina incontrastata del movimento.

(Fonte: Fidal Nazionale) 



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