Mondo: Korir e Daska, ritorno per due

01 Novembre 2016

Mark Korir e Mamitu Daska tornano a vincere conquistando Francoforte. Successi africani anche a Shanghai, in Slovenia e Irlanda.

di Marco Buccellato

Entrambi avevano qualcosa da dimostrare e da recuperare. Questo il tema del successo del kenyano Mark Korir e della etiope Mamitu Daska nella 35ª edizione della maratona di Francoforte. Korir aveva disputato i mondiali di Pechino 2015, forte del successo a Parigi in 2h05:49, il primo da maratoneta, un'impresa che aveva convinto i selezionatori a inserirlo nel team iridato. Male nell'esperienza mondiale (ventiduesimo), ha vinto a Francoforte domenica in 2h06:48, secondo crono della carriera. Appena dieci anni fa un tempo del genere avrebbe fatto sobbalzare (sesto stagionale), nei parametri attuali non è che la 26ª prestazione stagionale. Via dai riflettori a partire dalla delusione di Pechino, Korir aveva gareggiato in marzo in Italia, terzo nella mezza maratona di Verona. Qualche sorpresa nelle posizioni successive: il secondo posto di Martin Kiprugut Kosgey, noto per le partecipazioni alla maratona di Hannover, miglioratosi ieri fino a 2h07:22, e il quarto dello statunitense Bob Curtis (2h11:20). Prima e dopo il nordamericano, l'altro keniano Kotut (2h07:28), legato a Korir avendone ereditato la prima piazza di Parigi lo scorso aprile, e il più accreditato del quintetto, l'etiope Tola, bronzo ai mondiali di Mosca, quinto in 2h11:52. Il titolo tedesco è andato in un modesto 2h20:12 all'outsider Marcus Schönfisch.

DASKA DOPO UN LUSTRO - Mentre la gara maschile è stata decisa a cinque chilometri dal traguardo dall'azione di Korir, la gara femminile è vissuta su alte frequenze dettate dalle etiopi Mamitu Daska e Sutume Asefa, con passaggi di 1h10:40 a metà gara, 1h23:38 al 25° km (con dodici secondi in favore della Daska sulla connazionale, poi costretta al ritiro) e 1h40:28 al 30° km di una Daska ormai protagonista solitaria. L'etiope ha calato visibilmente il ritmo negli ultimi chilometri, complici dolori gastrici, ma è riuscita a preservare il successo in 2h25:27, centrando dopo cinque anni un altro successo sui 42 km. L'ultimo risaliva proprio alla maratona di Francoforte edizione 2011. Le valse il record della corsa in 2h21:59, migliorato l'anno dopo dalla Melkamu.



TOLA PER IL TITOLO - In rimonta nel tratto finale, la neo-tedesca Fate Geleto Tola, etiope fino a pochi mesi fa, ha conquistato la seconda piazza e il primo titolo tedesco di maratona in 2h25:42 (il quarto crono nazionale di sempre). Terza Sarah Jebet in 2h27:07, quarta non senza sorpresa un'altra rappresentante americana, Lindsay Flanagan (2h29:58), che ha tolto 3:20 al personale. I primati della maratona di Francoforte restano l'eccezionale 2h03:42 di Wilson Kipsang (2011) e il 2h21:01 di Meselech Melkamu (2012).

MOKOKA TRIS - A Shanghai terzo successo del sudafricano Stephen Mokoka (2h10:18) dopo quelli del 2013 e del 2014. Nella metropoli cinese, Mokoka vanta anche due secondi posti e un quarto posto. Campione d'Africa sui 10000 metri a Durban in giugno, a Rio è stato diciottesimo sulla stessa distanza. Ai mondiali di mezza maratona a Cardiff, in marzo, si era classificato decimo. Ieri a Shanghai, con l'azione decisiva mossa negli ultimi sette chilometri, ha preceduto Asbel Kipsang (2h11:16), noto per aver vinto le prime tre maratone disputate in carriera (esordio vittorioso a Firenze nel 2014 in 2h09:55), e aver perso una 42 km, prima di ieri, solo a Seul in marzo, col personale portato a 2h07:30. Dominio dell'Africa orientale nella corsa femminile, vinta dall'etiope Roza Dereje Bekele in 2h26:18, di stretto margine sulla keniana Margaret Akai (2h26:20) e sull'altra etiope Wude Ayalew (2h27:08). La vincitrice uscente Rael Kiyara ha chiuso quarta in 2h27:53.

MARATONE D'EUROPA - Kenya, Namibia, Etiopia, la musica è sempre la stessa. A Lubiana bella gara e vittoria di Laban Mutai in 2h09:16 su Philip Sanga (2h09:19) . Rilievo per il settimo posto dell'ugandese 19enne Robert Chemonges (Atletica Futura), che in 2h11:04 ha sensibilmente abbassato la miglior prestazione mondiale junior 2016, limando sensibilmente il 2h11:45 con cui vinse la maratona di Trieste in maggio.

I tempi sono stati appesantiti da un errore degli atleti di testa, che lungo il percorso hanno seguito un veicolo della polizia e una troupe televisiva che ha deviato dal tracciato ufficiale, aggiungendo (secondo stime degli organizzatori) circa 500 metri di corsa. L'esordiente Purity Jebichii Changwony (Kenya, 26 anni) ha vinto la gara femminile in 2h29:32. Esito incerto fino al traguardo nella 42 km di Dublino, vinta dalla namibiana Helalia Johannes in 2h32:31 sull'etiope Gebreyes Bizuayehu Ehite (2h32:32, altra vittoriosa a Firenze nel 2014). Solo Etiopa, invece, tra gli uomini: il migliore è Dereje Tulu (2h12:18). In Europa anche la classica Marsiglia-Cassis (20 chilometri), vinta per la terza volta da Edwin Kipyego (59:28) e da Joyline Jepkosgei in 1h07:00 (record della corsa).

CLASSIFICHE RIVISITATE - La sospensione della maratoneta kenyana Rita Jeptoo è stata estesa di altri due anni fino all'ottobre 2018. A seguito del provvedimento, la vincitrice delle World Marathon Majors 2013-2014 è Edna Kiplagat, la vittoria nella maratona di Chicago 2014 passa nelle mani di Mare Dibaba e quella nella maratona di Boston dello stesso anno porta ora il nome dell'altra etiope Bezunesh Deba. 

SOGNI, PREMI E RICONOSCIMENTI - Nell'anno del dopo-Rio, Renaud Lavillenie marca stretto il primo obiettivo 2017, la conquista del quinto titolo europeo indoor consecutivo di salto con l'asta. Al via la maratona dei premi e dei riconoscimenti di fine stagione. Il premio di atleta dell'anno intitolato a Jackie Joyner-Kersee e Jesse Owens è stato attribuito alla pesista Michelle Carter e al mezzofondista Matt Centrowitz, olimpionici USA a Rio. La Croazia ha premiato come migliori atleti del 2016 l'oro olimpico di lancio del disco Sandra Perkovic e il bronzo mondiale indoor di getto del peso Filip Mihaljevic. La primatista dell'Oceania di salto con l'asta Alana Boyd (4,81, quarta a Rio) ha annunciato il ritiro dalle gare. Tra gli acuti della carriera, i due ori ai Giochi del commonwealth del 2010 e del 2014. Il premio più significativo degli ultimi giorni è stato attribuito alla ex-primatista mondiale di maratona Tegla Loroupe, "persona dell'anno delle Nazioni Unite", come riconoscimento del ruolo di capo delegazione del team degli atleti rifugiati presenti alle Olimpiadi di Rio.

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