Mondo: Braz e Palsyte, salti d'autore

30 Gennaio 2017

Il campione olimpico di salto con l'asta vince con 5,86 il confronto con Renaud Lavillenie. La lituana a 2,00 nell'alto. Mondiale under 20 di Alina Shukh nel pentathlon. Settimana di fuoco con oltre 25 world-lead.

di Marco Buccellato

E' presto per parlare di "sindrome-Braz". Le roi Renaud Lavillenie ha più di una giustificazione per archiviare la netta sconfitta incassata sabato nel meeting di salto con l'asta di Rouen dal campione olimpico Thiago Braz da Silva, oro olimpico di Rio nella più bella suggestione che si potesse immaginare e l'entusiasmo del pubblico presente (non moltissimo, in verità) per una affermazione soltanto sussurrata, se non sognata e basta. Tant'è che il confronto tra i due ha intrapreso un trend di assoluta parità, dopo che il francese si era assicurato i primi undici faccia a faccia. Ora il conto recita 15 a 4. In soldoni, negli ultimi 8 confronti si è al pareggio: 4 a 4.

Lavillenie è arrivato alla prima uscita stagionale dopo un infortunio che ne ha posticipato l'esordio. Dopo la finale di Rio, si era preso una piccola rivincita vincendo il confronto di Zurigo, ma la ferita è rimasta aperta. Ulteriore amarezza per Lavillenie: a Rouen ha lasciato la pedana col peggior risultato di esordio stagionale da quando è "Air-Lavillenie" (5,50). Dopo lo stop la cautela era d'obbligo, infatti ha iniziato a saltare, evento inedito da anni, dalla misura di 5,25. Dal canto suo, Braz ha preparato la campagna d'Europa indoor negli impianti polacchi, dove la scuola è di prim'ordine e si è acclimatato a dovere prima di indossare lo smoking delle occasioni che contano. Il secondo assalto, vincente, a 5,86, è stato poesia per gli occhi e ha rimandato al giorno di ferragosto 2016, quando elevandosi oltre i 6,03 nel tramonto di Rio ha riscaldato il cuore di un'intera nazione.

COMUNE DENOMINATORE - Un colore, il giallo di bandiere e divise nazionali. Ce n'è tanto nella flag brasiliana e altrettanto in quella lituana. E' un pretesto colorato che ci permette di passare dalla prodezza in elevazione di Braz a quella di Airine Palsyte. La baltica ha centrato l'obiettivo dei 2 metri, rincorso da due anni e mezzo, nell'ovattato salotto dell'impianto di Vilnius, durante la coppa federale per club. Il risultato della 24enne vice-campionessa d'Europa, oltre a raggiungere le vette stagionali, fa di lei la settantesima specialista della storia dell'atletica a superare i due metri. Una di loro, l'americana McPherson, è stata estromessa dal club a causa di una squalifica per doping. L'elenco ufficiale ne conta perciò 69. All'aperto sono cinquantotto le duemetriste, più undici capaci di arrivare ai 2,00 solo in gare indoor e non su pedane baciate dal sole. Distribuzione geografica: Russia paese-guida con quindici, poi undici tedesche, otto statunitensi e sette ucraine.

L'Italia, col trio Simeoni-Di Martino-Trost è preceduta anche dalla Bulgaria (cinque specialiste) e occupa la sesta posizione di questa particolare casistica.

ALINA MEGLIO DI CAROLINA - Tanto giallo anche nella trama dei colori nazionali ucraini e svedesi, che hanno pure il blu in comune. Somiglianze e suggestioni non si fermano qui: l'ucraina è Alina Shukh e la svedese è Carolina Klüft. Una reginetta e una golden queen appena detronizzata di un record. La quasi diciottenne Alina ha migliorato a Zaporizhzhya, in passato conosciuta come Aleksandrovsk, il record mondiale indoor under 20 del pentathlon. Il vecchio limite della Klüft (4.535 punti, vicino ai tre lustri di longevità con parziali 8.49-1,81-12,71-6,24-2:14.95), è caduto per quindici punti (4.550) e alla Shukh è valso anche il top mondiale stagionale. Parziali: 8.85-1,88-14,27-6,04-2:17.69. Entrambe strutturate a mo' di valchiria, la Klüft e la giovane erede finiranno per somigliarsi moltissimo anche nella morfologia: 1,78 di altezza e 64 chili di peso la Klüft dei tempi d'oro, 1,75 e 60 chili la ucraina. Per adesso. Che siano biondissime tutte e due, poi, è un dettaglio.

MONDIALI STAGIONALI ANCORA A RAFFICA - Ricchissima settimana, condita dal mondiale under 20 della Shukh, dai nuovi world best sui 600 maschili di Casimir Loxsom (1:14.91) a una settimana da quello del kenyano Kirui, e da quello della staffetta mista americana a Boston. Vanno in vetta alle liste stagionali maschili anche Christian Coleman e Lalonde Gordon (20.49 sui 200 a distanza di 24 ore), Mike Cherry (45.91 sui 400), Centrowitz e Chelimo a Boston (3:55.78 sul miglio e 7:42.29 sui 3000), Andy Pozzi (7.56 nei 60hs ai campionati gallesi), Thomas nell'alto (2,28), il pesista Stanek (21,32), lo spagnolo Ureña (6.249 punti nell'eptathlon), gli staffettisti di Texas A&M (3:02.52, a quattro decimi dal record mondiale) e il marciatore britannico Wright (19:06.69 sui 5000). In aggiunta, fatto storico, la prima world-lead di un atleta filippino, lo sprinter ex-USA Cray, che in Canada ha corso i 50 metri in 5.76.

Donne in momentanea auge: tutto l'arco dello sprint, con i 50 di Erica Alexander (6.30), i 60 di Hannah Cunliffe (7.13, un centesimo meno della tedesca Haase, che è stata in vetta per poche ore), i 200 di Deajah Stevens (22.65) e il 51.86 di Eilidh Doyle a Vienna sui 400.

Molto mezzofondo, con Esther Guerrero (2:01.72 sugli 800 della spagnola realizzato negli USA), il doppio vertice della Obiri a Boston (8:39.08 sui 3000 e 5:51.25 di passaggio sui 2000), il 6:11.45 della bielorussa Puzakova sui 2000 siepi, il 3:30.66 della South Carolina nella 4x400, e infine lo splendido record sudamericano indoor di salto triplo della venezuelana Yulimar Rojas, argento olimpico e oro iridato a Portland, planata a Madrid fino a 14,79.

SPRINT, AZZURRO RESISTENTE - Dopo un'altra settimana il doppio 6.60 di Giovanni Cellario e Massimiliano Ferraro resiste nella top ten mondiale e occupa il podio virtuale in Europa. Miglior tempo della settimana, 6.57 del già campione del mondo indoor Richard Kilty. Un altro americano è sceso a 6.59 (Hakim Montgomery) e un altro britannico ha pareggiato il tempo degli italiani, Andy Robertson ieri a Londra. Dopo un mese scarso di attività e la ciliegina svizzera di Filippo Tortu, è un bel corrrere.

OSAKA DONNE - Tripletta casalinga per le giapponesi: vittoria a Risa Shigetomo in 2h24:22 con buon margine sulla Horie (2h25:44) e sulla Tanaka (2h26:19). Quarta in 2h26:53 la statunitense Serena Burla, atleta molto conosciuta sia per il talento podistico che per la sua storia personale, passata attraverso una battaglia contro una forma di cancro particolarmente aggressiva. Domenica prossima mezza maratona a Marugame, con Eunice Kirwa e Shalane Flanagan in pole position femminile. Si è corso anche a Marrakech, con affermazioni degli etiopi Workneh Tesfa (2h08:55, un passato di gare in Italia) e Worknesh Edesa (2h30:18), alla seconda maratona internazionale in un mese dopo l'esordio del 2 gennaio a Xiamen, dove aveva chiuso seconda in 2h26:27. Nell'indiana Pune, 2h12:17 del kenyano Hosea Rutto.

DOCCIA SCOZZESE - Da Glasgow arriva la beffa per Callum Hawkins, che in ottobre aveva portato il record nazionale di mezza maratona a 1h00:24. Rimisurato il percorso dagli organizzatori, è risultato quasi 150 metri più corto di quanto previsto dai regolamenti. Con buona pace del record, che ha buone probabilità di essere annullato, Hawkins cercherà di riprendersi anzitempo il maltolto a Marugame. Al via della mezza giapponese ci sarà anche lui, amareggiato ma motivatissimo, in compagnia di Atsedu Tsegay, Abraham Kipyatich e Bernard Kimani.

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