Mondiali, le storie della giornata



Il gigante ha tuonato nell'arena dei gladiatori. La Germania che non accenna a chiudere il libro delle favole ha trovato la sua quinta medaglia nel mondiale organizzato in casa grazie a Robert Harting, poderoso ragazzo di due metri e pesante centoventicinque chili. Si presentava in pedana col titolo di vice-campione iridato conquistato due anni fa a Osaka. Personaggio sanguigno che non la manda a dire quando sente di dover dire qualcosa, quanto affabile e gentile di persona, ha mandato in orbita lo stadio con il lancio conclusivo di 69.43, togliendo l'oro dal collo che Piotr Malachowski, argento olimpico, sentiva già suo. Al polacco non è bastato migliorare per due volte il record nazionale. L'eredità del grande Lars Riedel è stata finalmente raccolta. Harting non aveva gareggiato molto in questa stagione. Grande avvio a Wiesbaden, secondo a Leiria, poi il titolo nazionale ed il 68.10 di Bochum nell'ultimo test premondiale. In ombra Kanter, il signore del disco, che non ha saputo replicare al grande avvio del primo turno di Malachowski e Harting. Alekna, trentasette anni, abdica forse in senso definitivo. 

Di dieci anni più grande di Harting è la neocampionessa mondiale dei 100 ostacoli, Brigitte Foster-Hylton. La giamaicana è sulla breccia da ben quattordici anni, e nel palmarès vantava l'argento mondiale di Parigi ed il bronzo di Helsinki, oltre alla disputa di due finali olimpiche a distanza di otto anni. Nella presentazione del Mondiale avevamo identificato i 100 ostacoli come una delle gare dall'esito più incerto, e così è stato. L'uno-due della Giamaica (con l'ormai fissa canadesona Lopes-Schliep nel mezzo) ha inferto un'altra pesantissima mazzata agli Stati Uniti. Della Foster, a parte le medaglie, la miglior prestazione della carriera era coincisa fino a stasera con la grande vittoria al Prefontaine Classic di sei anni fa, dove migliorò il primato dell'area centroamericana con 12.45. Poi l'apoteosi di Berlino, una gioia spontanea e pettacolare condivisa con l'altra veterana della compagnia degli ostacoli, Delloreen Ennis-London, sul podio iridato in tre finali consecutive con quella di oggi. 

Yusuf Saad Kamel ha raccolto finalmente l'eredità di papà Billy, due volte campione del mondo sugli 800 metri nelle edizioni mondiali di Roma e di Tokyo, e bronzo a Stoccarda dietro Giuseppe D'Urso. A Gregory, suo figlio, stava stretto l'argine kenyano quanto lo scomodo cognome, ed ha trovato l'identità della seconda parte della carriera sotto la bandiera del Bahrain, cambiando anche i dati anagrafici. Autore di ottimi risultati sugli 800 metri, non ha mai trovato spazi di gloria se non il sesto posto nella finale olimpica di Pechino. Divelto anche l'argine della distanza, troppo stretta anche quella, è andato a cercare l'affermazione nella specialità più lunga dei 1500 metri, dove esordì solo quattro anni fa a Bolzano. In febbraio aveva vinto il Grand Prix di Sydney, ma si è convinto di poter dire la sua a Berlino solo dopo l'exploit cronometrico di Montecarlo (3:31.56). In finale avrebbe potuto contare sull'appoggio di un altra maglia del Bahrain, Mansoor, che lo ha spalleggiato fino ai 200 metri. Poi, l'ultimo argine, e l'eredità di famiglia finalmente raccolta.

Marco Buccellato

Nella foto, il discobolo Robert Harting (Giancarlo Colombo per Omega/Fidal)

File allegati:
- RISULTATI / Results
- Le foto della 5^ giornata (pomeriggio) / Photos



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