Mondiali: il decalogo di Pechino 2015

21 Agosto 2015

Dieci grandi temi da seguire nelle nove giornate della quindicesima edizione della rassegna iridata

di Giorgio Cimbrico

Come in un vecchio film di Woody Allen: tutto quello che avreste voluto sapere sui Mondiali di Pechino, ma non avete mai osato chiedere. Il titolo, in realtà, odora terribilmente di vecchio, di muffito: oggi tutto chiedono, piuttosto freneticamente, e usando ogni strumento di comunicazione che corre alla velocità del lampo. Non resta che provare a stendere un catalogo, non infinito come quello delle belle amate da Don Giovanni, ma piuttosto consistente. E’ il catalogo del cuore e batticuore, è la premessa alla sparo liberatorio, alla rincorsa che lascia alle spalle mesi di lavoro e di interrogativi, alla spinta giusta perché un oggetto abbandoni la mano che
l’ha impugnato e voli lontano.

1) Il mondo attende andata (100), ritorno (200) e bella (4x100) del triplo scontro tra Usain Bolt e Justin Gatlin, e sono i primi due atti quelli bollenti, difficili da maneggiare: è l’incrociarsi di destini, dubbi, sospetti, palingenesi, desideri di immortalità. Sembra “Delitto e Castigo”, ma sembra anche “Guerre Stellari”. Dal 2004 si sono presi quasi tutto.

2) Secondo i britannici, la galleria dei momenti pechinesi da non perdere si apre con la multipla sfida tra Jessica Ennis-Hill e Katharina Johnson Thompson: in palio, per la veterana e per la giovane leonessa, due posti sul podio, a destra e a sinistra. Al centro, Brianne Theisen-Eaton che con il marito Ashton ha tutte le possibilità di riproporre un affare di famiglia che manca dal ’52, con i coniugi Zatopek. Hanno diciassette gare per provarci.

3) Per i francesi, il piatto più appetitoso verrà servito con una sola bacchetta, ma molto lunga, impugnata da Renaud Lavillenie, il centauro e fan di rugby che insegue l’unico titolo che manca al suo raccolto e allo storico movimento dell’asta transalpina.

4) Noi aspettiamo Eleonora Giorgi sulla 20km di marcia e una gara di salto in alto che mai è stata così promettente per Azzurra: Marco Fassinotti e Gianmarco Tamberi, nominati in ordine alfabetico e non di prestazione, sono pronti. La dottoressa in Economia e la strana coppia: oltre all’etichetta, null’altro. L’attesa è spinosa, da sala parto.

5) I 104.000 abitanti di Grenada sanno dove guardare: alla finale dei 400, con Kirani James che intende tornare dove è stato a Daegu, da ragazzo, e a Londra, da ventenne, per dimenticare il crollo di Mosca. La più dura minaccia arriva da Wayde van Niekerk, la chance più solida del Sudafrica arcobaleno. Dopo una lunga era di dominio (16 titoli globali su 19 assegnati da Seul in poi) gli americani si presentano asfittici sull’amato quarto di miglio.

6) Anche la diplomazia ha la sua gara: Pedro Pablo Pichardo contro Christian Taylor significa, al momento della premiazione, vedere una accanto all’altra una bandiera cubana e una americana. Percentuale su quella che verrà issata più in alto? Al cinquanta per cento. Percentuale sulla caduta del record dei campionati, 18,29 di Jonathan Edwards, da vent’anni e qualche giorno record mondiale? Più bassa, ma con qualche possibilità.

7) Chi ama la corsa che sa trasformarsi in esercizio di calligrafia può provare incertezza (Rudisha e Farah non sono ), ma è anche capace di scuotere i suoi dubbi e far rotta su Genzebe Dibaba che dopo aver spazzato uno dei record “impossibili” delle terribili cinesi, ha in mente la doppietta 1500-5000 che ai Giochi è riuscita solo a Paavo Nurmi e a Hicham El Guerrouj e ai Mondiali a Bernard Lagat. La corona di Imperatrice Celeste è a disposizione della ragazza che viene da Bekoji.

8) Chi ama i sovvertimenti ha già il cavallo su cui puntare: Evan Jager, professione siepista, può assestare ai saltafossi kenyani una mazzata storica. Se non incespica, è fatta.

9) E chi predilige le collezioni mastodontiche ha già inquadrato la silhouette elegante di Allyson Felix: se vince i 400 e fa bis con la staffetta, la trecciolina californiana porta i successi Olimpiadi+Mondiali a quota 14. Michael Phelps è ancora lontano, ma la pista non è la piscina.

10) Per la Polonia Pechino è la doppia martellata di Paolone (Pawel) Fajdek e di Anitona Wlodarczyk, l’occhialuto che sta mettendo a fuoco l’antico record di Yuri Sedykh e la ragazza dai capelli di stoppa che non deve inquadrare proprio niente: ha già tracciato la storia buttando giù un muro.

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