Mondiali: Ojiaku 7,82, ma non basta

04 Agosto 2017

A Londra, nella prima giornata della rassegna iridata, il lunghista azzurro resta fuori dalla finale per 9 centimetri. Magnani out in batteria nei 1500.

di Alessio Giovannini - interviste di Anna Chiara Spigarolo

Prima giornata dei Campionati del Mondo di Londra con due azzurri in gara. Purtroppo l'avventura iridata di Kevin Ojiaku e Margherita Magnani si conclude qui. Il lunghista piemontese atterra a 7,82 (-0.1), ma la qualificazione sfuma per 9 centimetri. La mezzofondista cesenate conclude al dodicesimo posto (4:09.15) la sua impegnativa batteria dei 1500 metri: per il passaggio del turno le sarebbe servito mezzo secondo abbondante di primato personale. Domani un altro azzurro farà il suo debutto a Londra. Alle 10:54 ora locale (11:54 in Italia) di sabato 5 agosto entrerà in gara sui 400 metri Davide Re, nella seconda delle sei batterie in programma. Il 24enne delle Fiamme Gialle correrà in seconda corsia per trovarsi subito opposto al sudafricano Wayde van Niekerk, campione olimpico, iridato in carica e primatista mondiale. Per passare il turno servirà piazzarsi fra i primi tre, o in alternativa realizzare uno dei sei migliori tempi di recupero.

LA RABBIA DI KEVIN - Il salto migliore è quello dell'inizio. Il Mondiale di Kevin Ojiaku comincia con un promettente 7,82 (-0.1), ma poi il 28enne piemontese delle Fiamme Gialle non riesce a spingersi oltre. Per lui ancora due salti controvento: 7,64 (-0.2) e 7,38 (-0.6). La finale per l'azzurro - diventanto quest'anno il quarto lunghista italiano di sempre con 8,20 - resta ad appena 9 centimetri dal 7,91 (+0.6) che concede il disco verde all'australiano Fabrice Lapierre. In otto oggi superano l'8,05 richiesto per la promozione automatica con l'acuto del ceco Radek Juska, il migliore della qualificazione con 8,24 (+0.5). Da appuntare anche il nome del 18enne cubano Maykel Massò planato a 8,15 (+0.4) davanti al duo sudafricano composto da Rushwahl Samaai (8,14/-0.2) e dal leader mondiale stagionale Luvo Manyonga (8,12/+0.5).

La delusione e il rammarico di Ojiaku sono palesi anche nelle dichiarazioni post-gara: “L’ultima volta che ero arrabbiato così era alle indoor, e mi ha permesso di saltare 8,20 all’aperto. Solleverò la testa anche questa volta, questa batosta mi servirà. Il mio primo salto era brutto, mi sono addormentato a metà dell’esecuzione, eppure era superiore a 7,80. Lasciava presagire qualcosa di buono: ma lì doveva iniziare la gara, non finire. Invece quando ho provato a passare dal 90% al 100% i miei meccanismi si sono inceppati. Devo imparare a gestire l’alta intensità, a calibrare la mia foga”. Ojiaku non cerca scuse. “Non sono riuscito a gestire la situazione, ed è solo colpa mia. Lavorerò su questo. Ero integro fisicamente, ero efficiente sia nel riscaldamento, che nei salti di prova, che nel primo salto; poi ho provato a mettere quel qualcosa in più… ed evidentemente l’ho fatto in modo sbagliato. Ancora non ho analizzato a fondo quello che è successo, ma è solo colpa mia. Mi dispiace anche perché su di me è stato fatto un gran lavoro e oggi non ne ho colto i frutti”. Continua il piemontese: “Già prima di arrivare qui a Londra avevo fissato il mio obiettivo per i prossimi mesi: saltare otto metri anche quando sbaglio. L’esperienza di oggi me lo conferma. Me ne vado con tanta rabbia addosso”.

MAGNANI: "BASTA 1500, AL LAVORO SUI 5000" - Margherita Magnani a questi Mondiali ha voluto esserci. Dopo l'operazione al piede di novembre e la successiva riabilitazione ha cercato ostinatamente la migliore condizione gara dopo gara fino al 4:06.30 che il 22 luglio a Heusden le ha permesso di staccare il pass per Londra. Oggi l'attendeva un compito non semplice. Prima italiana in pista alla rassegna iridata in una batteria con avversarie subito al top come la campionessa olimpica Faith Kipyegon. L'azzurra nella prima parte della gara (1:06.27 il passaggio ai 400m della colombiana Coneo) cerca di restare a ridosso delle prime sei posizioni che valgono la promozione diretta in semifinale. Al comando poi decide di avventurarsi la giovane tedesca Konstanze Klosterhalfen (2:12.78/800m e 3:15.96/1200m) che però soffre nel finale e sull'ultimo rettilineo deve stringere i denti per accaparrarsi il sesto posto (4:03.60). La migliore di questo round è proprio la Kipyegon che in 4:03.09 precede la svedese Meraf Bahta (4:03.23) e la polacca Sofia Ennaoui (4:03.35). La Magnani chiude dodicesima in 4:09.15, un crono che purtroppo non le permette nemmeno di sperare nel ripescaggio. L'ultimo tempo utile è infatti il 4:05.48 della britannica Sarah McDonald; la cesenate delle Fiamme Gialle per ambire alla promozione avrebbe dovuto mettere mano al personale di 4:06.05. Nella prima batteria si scontrano subito due teste di serie: Genzebe Dibaba e Caster Semenya. La spunta l'etiope in 4:02.67, ma la sudafricana dimostra una sicurezza dirompente e chiude subito dietro in 4:02.84. Più tattica la seconda batteria dove piomba sul traguardo un manipolo di atlete guidate dall'olandese Sifan Hassan (4:08.89) sulla statunitense Jennifer Simpson (4:08.92).

“Più di così non avrei potuto”. Non è felice la Magnani quando esce dallo stadio Olimpico di Londra. “Sono rammaricata ma non ho niente da rimproverarmi. Oggi per passare il turno avrei dovuto migliorare il mio record personale. Sono arrivata a questi Mondiali con l'obiettivo di andare in finale, ma a posteriori capisco che sarebbe stata davvero un’impresa. Le mie avversarie sono andate molto forte, sia nella mia batteria che nella prima, che però è stata più regolare, senza il brusco cambio di ritmo che ha caratterizzato la mia. Un cambio che, ormai è evidente, io soffro troppo: non riesco a trovare le brusche accelerazioni che sono necessarie per emergere in questi finali di gara. Anche per questo Londra è la mia ultima grande manifestazione nei 1500. Il capitolo è chiuso, nel mio futuro ci sono gare più lunghe, a partire dai 5000”.

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Margherita Magnani (foto Colombo/FIDAL)


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