Mondiali, Arese: "L'atletica vesta il saio"



La voce fa fatica a farsi largo tra i rumori della cerimonia di chiusura. "Vorrei cominciare dalla staffetta. Me l'avessero detto alla vigilia, che sarebbe arrivata quinta ai Mondiali, avrei firmato. Vista la gara, però, mi dispiace: bisogna essere onesti, questa era un'occasione che non so se potrà ricapitarci". La voce che lotta contro i fuochi d'artificio che scuotono lo stadio di Daegu, è quella del presidente federale Franco Arese. Voce che traccia un personale bilancio di questa tredicesima edizione dei Campionati del Mondo: "Certamente non c'è materia per esaltarsi, ma io non voglio nemmeno deprimermi. L'unica medaglia oggettivamente alla nostra portata era quella di Antonietta Di Martino, e, a giochi fatti, è arrivata, cancellando lo zero di Berlino. Poi, certo, abbiamo piazzato pochi atleti in finale, ma sono anche arrivati alcuni noni, o decimi posti, che non sono lontani da quella soglia. Gli atleti hanno sostanzialmente fatto la loro parte". Arese assegna le sue preferenze: "Non mi piace fare classifiche, ma certamente mi sono piaciuti Pertile, entrambe le staffette, e la Rigaudo, che è stata la sorpresa più bella. Meucci, poi, rappresenta anche un segno di speranza per il mezzofondo: ha grandi margini di miglioramento, e credo che qui abbia capito che cosa significa fare l'atletica ad altissimo livello. Vivere la quotidianità con un ragazzo equilibrato come Pertile, credo gli sia servito per capire quale sia la strada da percorrere". Una strada che il presidente disegna con una metafora: "E' ora che l'atletica italiana metta il saio e cominci a girare per il mondo. Dobbiamo tornare a confrontarci, a fare scelte radicali, a cominciare da quelle di allenamento, e a fare quei sacrifici indispensabili per crescere. Confrontarsi con le metodiche degli stranieri, collezionare esperienze internazionali, rimettersi in discussione".

L'Olimpiade di Londra è dietro l'angolo. A meno di un anno. "Dobbiamo fare alcune cose ben precise. Curare gli atleti che abbiamo, e che rappresentano il nostro vertice, nel migliore dei modi; recuperare tutti quelli in grado di fare cose significative e che attualmente, per ragioni diverse, sono fuori causa, da Gibilisco alla Cusma, per citarne due. Poi, crescere più velocemente i giovani, accorciando il loro percorso di maturazione, che è troppo lungo. Li voglio vedere presto in nazionale assoluta. E poi, sì, fare quel che fa la Germania: curare il proprio giardino, ovvero le specialità nelle quali da sempre storicamente eccelle, razionalizzando l'impiego delle risorse". I nomi dei big sono noti. "Per Londra contiamo sulla Di Martino, sulla Rigaudo, ma anche su Schwazer. Mi auguro che abbia visto che tipo di gara è stata la 50km. E spero che Howe abbia visto anche il lungo. Io non so quanto ci vorrà perché torni, ma gli auguro di poterlo fare, le sue misure di qualche stagione fa sono ancora vincenti in questa specialità". Domanda diretta: c'è disagio nel commentare questo Mondiale? "Per me non è il peggiore di sempre, chi lo dice? La mia opinione è che non sia peggiore di Berlino, o di Helsinki. Però, se penso a come è complicato il nostro mondo dell'atletica italiana, allora sì che provo un po' di disagio, che mi demoralizzo. Nessuno se la prenda, ma quando un atleta giovane fa un minimo risultato, tutti pensano che sia destinato a vincere l'Olimpiade: il tecnico, la società, la famiglia, l'ambiente che lo circonda...ognuno con le sue pretese, le sue richieste. Io voglio cambiare molte cose nel prossimo anno, come ho annunciato nella riunione del consiglio federale di luglio. Cambiamenti radicali nell'impostazione della nostra attività, nei nostri regolamenti, nelle modalità di svolgimento dei Campionati Italiani Assoluti. Ma non solo. Voglio affidarmi ad una agenzia di marketing, perché è necessario affidarsi a degli specialisti in questo campo. E poi mi aspetto una sempre maggiore collaborazione con le società militari: sono una risorsa per il nostro sistema, ma dobbiamo collaborare per allenare meglio, e di più, gli atleti". Niente rivoluzioni, però: "Farle a questo punto del quadriennio sarebbe dannoso per il movimento, e certo non porterebbe dei frutti".

Quando i fuochi entrano nella loro parte più assordante, viene il turno di Francesco Uguagliati, il DT azzurro. "Non posso certo dire di essere contento per come sono andate le cose, ma non mi sento nemmeno abbattuto. Chi segue le cose dell'atletica con continuità conosce quel che è accaduto quest'anno. A gennaio eravamo distrutti per l'infortunio di Schwazer, poi rivelatosi meno grave del previsto; dopo, è successo quel che tutti sanno ad Andrew Howe. Abbiamo cercato di portare tutti gli atleti che avete visto qui alla forma migliore, e mi sembra che sostanzialmente ci si sia riusciti. Non siamo stati nemmeno fortunati, e mi riferisco, oggi, al lancio della Salis, superiore ai 70 metri e finito appena fuori settore: l'avrebbe proiettata in finale, invece di lasciarla al nono posto per undici centimetri". Il volo di Antonietta è il vertice azzurro del Mondiale: "Ma mi sono emozionato anche per Ruggero Pertile, stamattina: ha fatto una cosa straordinaria. I giovani dovrebbero capire da uno come lui, dalle sua parole, che tipo di scelte vengono fatte nel mondo per primeggiare in atletica, di come vivono i keniani, che lui ormai conosce benissimo. Ci vogliono dedizione e sacrificio, servono le qualità ma anche la testa". I giovani sono il pallino di Uguagliati, che è stato il loro responsabile per diverse stagioni: "Qui sono venuti Galvan e Tumi, ma se avessimo avuto la 4x400 probabilmente nei avrei portati altri, sì, anche Bencosme. E ci sono atlete come la Vallortigara, la Trost, che possono già entrare nell'atletica dei grandi, per fare esperienze importanti". Un cambio di rotta pare all'orizzonte. Anche nell'individuazione degli obiettivi. "Vorrei che tutti questi atleti, nel 2012, riuscissero a fare i Campionati Europei di Helsinki".

Nella foto, il Presidente federale Franco Arese



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