Marcia, le origini

05 Aprile 2016

Il 7 e 8 maggio la marcia mondiale sbarca a Roma.

Il prossimo 7 e 8 maggio Roma ospiterà per le vie del centro il Campionato del mondo di marcia a squadre, conosciuto fino a pochi anni fa come Coppa del Mondo. Si tratta di un grande appuntamento internazionale di atletica che porterà sulle strade di Roma atleti provenienti da tutto il mondo per sfidarsi a ritmo di marcia attraversando alcuni dei punti più suggestivi della città, tra l’Arco di Costantino e le Terme di Caracalla.

Nel percorso di avvicinamento al prestigioso evento, che sarà presentato ufficialmente Giovedì 7 Aprile (ore 11.00) a Roma presso il Salone d’Onore del CONI,  il CR Lazio vuole promuovere la conoscenza della specialità con alcuni approfondimenti periodici inerenti il mondo della marcia, partendo proprio dalle origini di una disciplina carica di storia.

Camminare, o meglio, procedere il più veloce possibile mantenendo alternativamente i piedi a terra. E’ questa la differenza essenziale della marcia con la corsa, nessuna fase di volo, ma la rigorosa determinazione ad avanzare senza cadere nella tentazione di correre. Eppure le origini della marcia la vedono proprio strettamente legata alla corsa, quando nelle ancestrali competizioni di corsa inglesi della seconda metà del ’700, nell’epoca del cosiddetto “pedestrianism” specie per le distanze più lunghe era frequente che i concorrenti scegliessero di inserire dei tratti di marcia alternati a quelli di corsa, in funzione del livello di stanchezza accusato. Capitava così che l’attitudine a marciare prendesse il sopravvento nei chilometraggi molto lunghi, quando la fatica non consentiva più il gesto della corsa. Ma le prime imprese prettamente di marcia furono quelle compiute dal britannico Foster Powell, capace di completare 100 miglia di marcia, ovvero oltre 160 km, in 22 ore, fino ad arrivare nel 1792 alla distanza record di 402 miglia (oltre 640 km), coperti in 5 giorni 13 ore e 35 minuti. Qualche anno più tardi ereditò la fama di Powell un altro anglosassone, lo scozzese Barclay Allardice, che superò se stesso nel 1809, quando a 30 anni completò 1000 miglia (1609 chilometri!) in 1000 ore consecutive. Ma la marcia delle origini ebbe ottimi precursori anche negli Stati Uniti, complice quella rivalità atavica con i cugini inglesi. Oltre oceano fu soprattutto Edward Payson Weston a primeggiare in fatto di popolarità, conquistandosi anche l’appellativo di “uomo che inventò la marcia”. Emblematica fu la sua impresa di coprire 550 miglia in appena sei giorni, oppure quella che lo vide all’età di 70 anni, nel 1909, alle prese con un’avventura ai limiti della resistenza umana, ovvero procedere da New York a San Francisco, in quella che fu ribattezzata “From Ocean to Ocean”. La sfida prevedeva di compiere l’intero tragitto in 100 giorni, purtroppo però Weston ne impiegò 105, concludendo amareggiato e piuttosto alterato. Così decise di riprovarci, sei mesi più tardi, stavolta percorrendo il ritorno da San Francisco a New York, ma scegliendo un percorso più rettilineo e beneficiando di controlli meno rigorosi. Una grande gioia illuminò i suoi occhi quando, in poco meno di 77 giorni, tagliò il traguardo nella città di New York.

Per trovare le prime gare di marcia dobbiamo invece passare al 1866 con i primi campionati nazionali della Federazione inglese, dove venne prevista una gara di marcia di 7 miglia, vinta per l’occasione da tal John Chambers in 59:32. Le 7 miglia rimasero nel corso degli anni la distanza principe della marcia nel mondo anglosassone, fino a che attorno alla fine dell‘800 la marcia prese piede in gran parte dei Paesi europei.

 

S.P.

Fonte: R.L. Quercetani: Atletica, Storia dell’Atletica Mondiale dal 1860 ad oggi -  Vallardi.



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