Marcia, Italia bronzo nei 20km, Brugnetti sesto



Dire che a volte ritornano, a questo punto, potrebbe essere anche troppo facile. Eppure è proprio così. Può accadere che ragazzi, anzi, uomini come Ivano Brugnetti un giorno possano tornare. A far parlare di sé, ovviamente, dopo essere precipitati dall'altare alla polvere, aver assaporato la gloria ed avere imboccato un lungo tunnel fatto soprattutto da mancanza di risultati, ma accompagnato anche da diffidenza altrui e da un pizzico di perdita di autostima. La luce, alla fine del budello, Ivano Brugnetti l'ha vista oggi pomeriggio a Naumburg, ex Germania est, culla della marcia mondiale, tradizione mista a culto per la specialità più bella e "maledetta" dell'atletica. L'azzurro ha chiuso al sesto posto la gara di Coppa del Mondo sui 20 chilometri, specialità non sua, di ripiego, verrebbe da dire, per uno come lui che è stato giovanissimo campione del Mondo dei 50 chilometri, a Siviglia 1999. Ma il piazzamento vale un successo, un altro oro mondiale per i cinque anni di tormenti vissuti da quel giorno. A Naumburg, oggi, c'erano tutti. Mostri sacri e icone della marcia, campioni olimpici e mondiali come Jefferson Perez e Robert Korzeniowski, uomini le cui medaglie riempiono ideali sacchi stivati nelle soffitte di casa. Ivano il milanese ha però mostrato il piglio che nessuno più gli riconosceva, l'intraprendenza che albergava solo nei ricordi di quelli che avevano assistito a quella infuocata mattinata di cinque anni fa. Fianco a fianco a Korzeniowski, un paio di appoggi davanti a Perez, testa alta, schiena dritta. Uno spettacolo. L'ecuadoriano, dopo 13 chilometri ha prodotto l'azione irresistibile che è diventata il suo marchio di fabbrica, e allora non ce n'è stata più per nessuno. Ma la visione di un azzurro protagonista, di quell'azzurro, ha illuminato la nostra giornata. Alla fine, Brugnetti è stato sesto (1h20:06; passaggio a metà in 39:54), anche a perché, con due proposte di squalifica sulle spalle, ha preferito rinunciare a prendere i due cinesi che aveva davanti. L'oro è andato a Perez, divinità sudamericana, in 1h18:42, l'argento a Korzeniowski, idolo polacco, in 1h19:02. Poi gli altri, decisamente sotto di loro in quanto a classe, carisma; anzi, qualcuno, come l'austaliano Deakes, terzo in 1h19:11, probabilmente da considerarsi un intruso in questo gruppo, considerato quanto fatto vedere sulle strade di Naumburg. Discreti gli altri azzurri, se parliamo del loro piazzamento; bravissimi, se invece prendiamo in esame il riscontro cronometrico. Alessandro Gandellini (allievo di Antonio La Torre, come Brugnetti) ha condotto una gara di rimonta, dal 20esimo posto del primo passaggio ai 5 chilometri (20:12, 40:33 al decimo), fino al tredicesimo finale in un buon 1h21:06. Marco Giungi, altro cinquantista tormentato (che condivide con Brugnetti la società, le Fiamme Gialle), è stato sedicesimo, in 1h21:43, nonstante i problemi muscolari patiti durante la gara. Non ha portato punto Lorenzo Civalleto, bravo comunque a finire 23esimo in 1h22:26, mentre Michele Didoni ha preferito abbandonare la gara poco dopo il passaggio a metà (41:51 il riscontro cronometrico). La bella giornata è stata chiusa dal bronzo a squadre centrato dagli azzurri, terzi con lo stesso punteggio dell'Ecuador, finito un posto avanti in virtù della vittoria di Perez. Oro alla Cina, a sorpresa in questa specialità (probabilmente qualle nella quale vantavano il minor credito), grazie anche alla squalifica del russo Markov, che ha fatto scendere la propria nazionale dal podio. Una bella soddisfazione per l'Italia, che conferma così il piazzamento di Torino 2002. L'Italia chiude la Coppa del Mondo di Naumburg con un bilancio sostanzialmente positivo ma con pressanti interrogativi ancora aperti, soprattutto in chiave olimpica. I Ct Frinolli e D'Agostino avranno adesso il loro da fare per chiudere i conti con le convocazioni per Atene. Ma le loro idee saranno adesso certamente molto più chiare. Tra le attività di questo ipotetico conto economico, certamente il ritorno di Brugnetti, il bronzo a squadre, l'afidabilità dell'eterno Giovanni De Benedictis e la definitiva consacrazione di Elisa Rigaudo. Tra le passività, il precario stato di forma di donne che hanno contribuito a fare la storia della marcia italiana, come Erica Alfridi ed in parte Rossella Giordano (con quest'ultima però rinfrancata dal discreto risultato cronometrico), e la pochezza dimostrata in campo giovanile, dove, a parte lo sfortunato Rubino, si è visto davvero poco su cui puntare. E non è un caso. Le scelte del Ct D'Aprile (una sola ragazza convocata, la catanese Ragonesi), avevano purtroppo annunciato questo stato di cose con un certo anticipo. La 20 chilometri maschile Ivano Brugnetti 20:02 39:54 59:37 1:20:06 Alessandro Gandellini 20:12 40:33 1:00:46 1:21:06 Marco Giungi 20:03 39:56 1:00:26 1h21:43 Lorenzo Civallero 20:12 40:34 1:01:21 1:22:26 Michele Didoni 20:21 41:51 Rit.
Nella foto in alto, la squadra azzurra sul podio; in basso, una fase della gara, con Brugnetti a fianco del polacco Korzeniowski (FIDAL)




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