Marcia, Brugnetti e la squadra sono d'argento



Rieccolo, è tornato. E per l’ennesima volta. Ivano Brugnetti c’è ancora, come dimostrato oggi pomeriggio a Royal Leamington Spa (Gran Bretagna), sede della settima edizione della Coppa Europa di marcia. L’azzurro ha terminato la gara sui 20 chilometri al secondo posto, alle spalle del francese Yohan Diniz (il campione europeo dei 50, qui capace di un superlativo 1h18:58), ma ha ottenuto anche il suo primato personale, un probante 1h19:36, quattro secondi meglio di quanto era riuscito a fare ai Giochi di Atene, quando uscì dalla contesa con l’oro degli immortali al collo. E come se questo non bastasse, Brugnetti ha saputo anche trascinare all’argento la giovane squadra italiana (oro alla Bielorussia, bronzo alla Spagna), nella quale ha brillato ancora una volta Giorgio Rubino, decimo, anche lui con il nuovo personale (1h21:17; ventesimo Fortunato D’Onofrio, 1h23:37, guarda caso, primato personale; trentanovesimo Jean Jacques Nkouloukidi, 1h26:51). Ma Brugnetti, per realizzarsi, ha dovuto fare l’opposto di quanto normalmente richiesto in atletica: ovvero, frenarsi, non farsi travolgere dall'istinto. L’azzurro ha seguito fin dal primo metro Diniz, e ha dimostrato di poter competere a quelle andature senza difficoltà alcuna (anzi). Poi, però, quando i giochi sono entrati nel vivo (intorno al quindicesimo chilometro), sono arrivate prima una, poi due proposte di squalifica, e allora, Brugnetti, saggiamente, ha scelto di seguire i disperati consigli – eufemismo – di Antonio La Torre, il suo allenatore, e di tutto lo staff azzurro, che lo imploravano di rallentare, di lasciar andare via il francese. Ma la presenza, la reattività dell'azzurro (i continui dialoghi con La Torre sono stati un vero spasso) hanno dato l’immagine di un Brugnetti in condizioni strepitose, a conferma di quanto, sottovoce, si diceva da qualche giorno, test del lattato – impressionanti – alla mano. “Ma sì, dai – ride l'Ivano nel dopo corsa – diciamo che sono contento. E in effetti è un po’ così, anche se io non ci sto mai a perdere. Diciamo che è un risultato incoraggiante, che fa morale, e che questi tre giorni di vacanza (da domani, con la moglie Cristina e la figlia Vittoria al mare della Romagna, ndr) me li sono proprio meritati. Ho lavorato duro, anche se in pochi se ne accorgono, sono cresciuto anche muscolarmente, credo che con La Torre stiamo facendo il lavoro giusto per i Mondiali. Cosa vuol dire questo risultato? Ma no, non vuol dire niente, pensiamo a lavorare e basta, in Giappone sarà un'altra gara”. Note positive in chiave azzurra anche dalle donne. Elisa Rigaudo ha trovato a Leamington quel che cercava: un progresso cronometrico stagionale, 1h29:15, e un piazzamento dalle parti del podio (o nel suo caso, appena sotto). Il quarto posto centrato dall’azzurra è giunto al termine di una gara strana, nel corso della quale la dominatrice annunciata, la bielorussa Rita Turava (la campionessa d’Europa, vincitrice in 1h27:52), ha giocato a nascondersi per almeno metà corsa (passaggio ai 10 km: 45:26), prima di sferrare un paio di strattoni che hanno provocato la classica selezione. La Rigaudo si è sfilata, recuperando però, chilometro dopo chilometro, posizione su posizione, fino a giocarsi la quarta piazza, all’ultima tornata da 1000 metri, con la spagnola Vasco. “Va bene così – le parole della piemontese – il mio obiettivo della vigilia era migliorare il mio stagionale, e avvicinare il podio. Ci sono riuscita, malgrado il passaggio molto lento a metà, e questo mi soddisfa in pieno”. Dietro di lei, quindicesimo posto per Rossella Giordano (1h32:38), ventiseiesimo per Gisella Orsini (1h34:37), trentesimo per Lidia Mongelli (personale a 1h35:25, meno due minuti dal precedente). Quinto posto finale per la squadra, nella classifica guidata dalla Bielorussia (la mezza sorpresa di questa rassegna), davanti a Russia e Spagna. In definitiva, una buona edizione della Coppa Europa per l'Italia. Due medaglie (Brugnetti e gli uomini dei 20km), i progressi di Elisa Rigaudo e Giorgio Rubino, la confermata affidabilità dell'ottimo Marco De Luca, segnali di vitalità dalle giovani (che devono crescere in fretta per fornire adeguato riucambio alle prime linee), la buona impressione destata - fino alla squalifica - da Matteo Giupponi. Sorrisi, alla fine, per Vittorio Visini, Sandro Damilano, Antonio La Torre, Patrizio Parcesepe, ovvero lo staff tecnico presente a Leamington. Se si considera che per questa occasione è stato lasciato in panchina uno come Alex Schwazer, si può pensare al Mondiale di Osaka con un pizzico di ottimismo. Perlomeno, senza rabbuiarsi. Marco Sicari Nella foto in alto, l'arrivo di Brugnetti; in basso, la squadra maschile (Foto MS/FIDAL) File allegati:
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