Maratona New York: è l'anno di Keitany e Desisa

04 Novembre 2018

Quarta vittoria per la keniana in 2h22:48 con una formidabile seconda metà (1h06:58), primo successo dell’etiope in 2h05:59 dopo un finale spettacolare. Entrambi firmano il secondo crono di sempre nella Grande Mela.

Si corre forte alla maratona di New York, con due gare tra le più veloci nella storia della 42,195 chilometri della Grande Mela. Al femminile la keniana Mary Keitany coglie il suo quarto successo in 2h22:48 e torna sul trono dopo le affermazioni nel triennio dal 2014 al 2016. Stavolta la primatista mondiale in prove dedicate soltanto alle donne (2h17:01 nella passata stagione a Londra) impressiona volando la seconda metà in uno strepitoso 1h06:58, incredibilmente vicino al record del mondo sulla mezza distanza (1h06:11 in una gara “women only”). Con un assolo dal 28° chilometro, si invola per lasciare a oltre tre minuti le avversarie: l’altra keniana Vivian Cheruiyot (2h26:02) e la statunitense Shalane Flanagan, che si era aggiudicata l’ultima edizione e chiude terza in rimonta con 2h26:22. Tra gli uomini è invece il primo successo dell’etiope Lelisa Desisa che in 2h05:59 resiste al rientro del connazionale Shura Kitata (2h06:01) nel vibrante finale a Central Park, mentre poco prima era riuscito a staccare il leader dell’anno scorso, il keniano Geoffrey Kamworor, oggi terzo in 2h06:26. Coronato quindi il lungo inseguimento di Desisa, dopo tre piazzamenti sul podio: secondo nel 2014, terzo nel 2015 e 2017. Per ambedue i vincitori è il secondo tempo più rapido nelle 48 edizioni della popolare maratona sulle strade della metropoli americana, disputata in condizioni meteo ideali, che anche in quest’occasione ha visto più di 50.000 podisti alla partenza tra cui oltre 3000 italiani.

QUEEN MARY - La regina di New York è ancora Mary Keitany, per la quarta volta in cinque anni. Meglio di lei soltanto l’inarrivabile norvegese Grete Waitz, una delle pioniere della maratona femminile con nove vittorie, ma la 36enne keniana offre una prova di forza schiacciante in una gara memorabile. Dopo un avvio decisamente lento per una “major” in 1h15:50 alla mezza, quindi con una proiezione finale superiore alle due ore e trenta minuti, “Queen Mary” si scatena e scava un solco sempre più profondo tra sé e le altre, per aggiungere un’altra perla a una carriera che conta anche tre vittorie a Londra dove quest’anno però era stata solo quinta. Davvero sbalorditivi i crono parziali: 15:19 nei cinque chilometri tra il 25° e il 30°, addirittura 30:53 nei dieci chilometri che conducono al 35° in una mattina illuminata dal sole, con il termometro appena sopra i dieci gradi. La gara si accende al 22° km, sul classico percorso ricco di insidie, grazie all’attacco delle etiopi Netsanet Gudeta (campionessa e primatista mondiale della mezza maratona con 1h06:11 quest’anno a Valencia) e Rahma Tusa, a cui si aggancia la Keitany: un terzetto che guadagna rapidamente terreno verso Queensboro Bridge, con una ventina di secondi sulle più immediate inseguitrici al 25° km quando è la keniana a prendere l’iniziativa. Il ritmo diventa insostenibile nel giro di un paio di miglia per le due etiopi: Gudeta alza bandiera bianca, prima di ritirarsi, e poco dopo cede anche Tusa. Alle spalle della leader incontrastata, che aumenta progressivamente il vantaggio, negli ultimi cinque chilometri guadagna il secondo posto Vivian Cheruiyot, che si era imposta a Londra, e sale di nuovo sul podio Shalane Flanagan. Quarta l’altra statunitense Molly Huddle con il record personale di 2h26:44, poi Rahma Tusa (2h27:13) e le americane Desiree Linden (2h27:51) e Allie Kieffer (2h28:12 PB).

FINALMENTE DESISA - Se la gara femminile è un’esibizione in solitaria di Mary Keitany, molto diverso lo sviluppo al maschile con il verdetto incerto fino al traguardo. Il più attivo è sicuramente l’etiope Shura Kitata, sceso quest’anno a 2h04:49 sulle strade di Londra, che nella prima parte di gara si mette al comando con qualche decina di metri sul gruppo. Alla mezza, passata in 1h03:55, si forma un quintetto davanti che comprende anche i connazionali Lelisa Desisa e Tamirat Tola, insieme ai keniani Geoffrey Kamworor e Festus Talam. Rimangono in tre al 35° chilometro: Kamworor, Kitata e Desisa, poi c’è l’affondo del vincitore dell’anno scorso per ipotecare il bis. Ma alle sue spalle Desisa non molla, tant’è che all’inizio dell’ultimo miglio piazza la stoccata decisiva. Non finisce qui, perché dietro Kitata emerge in piena rimonta e supera di slancio Kamworor provando ad agganciare il battistrada, che però trova le energie per rispondere. Un arrivo al cardiopalma con Desisa vincente al quinto tentativo (finora un ritiro nel 2016 e tre podi), in un palmarès che vedeva già due successi a Boston (2013 e 2015), davanti al compagno di allenamenti Kitata e Kamworor. Quarto ancora un etiope, Tamirat Tola (2h08:30), più dietro il keniano Daniel Wanjiru, quinto in 2h10:21, mentre il primo americano è Jared Ward, sesto alle Olimpiadi e anche oggi con 2h12:24. Per il 43enne Bernard Lagat, all’esordio sulla distanza, il 17° posto in 2h17:20.

ITALIA NELLA BIG APPLE - Primo degli italiani l’umbro Cristian Marianelli (Tiferno Runners), 41° in 2h28:35. In gara Daniele Meucci: l’ingegnere pisano dell’Esercito, campione europeo nel 2014 che quest’anno non ha potuto difendere il titolo alla rassegna continentale, ha seguito nelle scorse settimane la preparazione di un gruppo di amatori e poi si è presentato al via senza particolari ambizioni cronometriche, per chiudere al 51° posto con 2h29:38. Una nuova esperienza nella Grande Mela anche per il popolare ultramaratoneta romano Giorgio Calcaterra, 207esimo in 2h42:29. Tra i master Franca Monasterolo (Gp Avis Torino) porta a 4h50:32 la nuova migliore prestazione italiana SF75 vincendo nella propria categoria. Presenti l’olimpionico Stefano Baldini e gli ex vincitori italiani: Franca Fiacconi a 20 anni dal suo successo, al traguardo in 3h10:00 come accompagnatrice di un gruppo di podisti, invece al maschile Orlando Pizzolato e Giacomo Leone, in veste di commentatori tv, e Gianni Poli.

Luca Cassai

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Lelisa Desisa


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